Processo a L’Aia per Ratko Mladic: oggi la prima udienza
Proprio in questi minuti, i giudici del Tribunale dell'Aia stanno uscendo dall'aula in cui hanno interrogato per la prima volta Ratko Mladic, accusato di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio per la guerra di Bosnia. Molti sono stati gli interrogativi posti, come quelli relativi al suo stato di salute e alla sua presunta innocenza: il boia si è dichiarato "molto malato" e ha chiesto tempo per leggere le 37 pagine in cui sono racchiuse le accuse, per "capire tutte le cose" di cui parlavano i giudici. Ciò li ha "costretti" a fissare una nuova udienza il 4 luglio, in cui sarà ripetuto lo stesso rituale.
Mladic è stato trasferito in Olanda per presentarsi davanti al tribunale dell'Aja, dopo che i giudici serbi avevano respinto il suo appello contro l'estradizione. Attualmente è ricoverato nell'ospedale del carcere dove è rinchiuso, perché non buone sono, secondo il suo avvocato difensore, le sue condizioni di salute: ha perso l'uso di una mano per un infarto ma è mentalmente capace di intendere e di volere. Alcune fonti hanno affermato che il boia soffrirebbe anche di un cancro al sistema linfatico.
Prima dell'arresto, avvenuto nella mattinata del 26 maggio, Mladic viveva in una semplice abitazione a Lazarevo, un villaggio a 80 chilometri da Belgrado, con il nome di Milorad Komadic. Una copertura che non ha ingannato gli agenti serbi che, insospettiti dalla somiglianza fisica, hanno proseguito con l'arresto e avviato i test sul Dna. Fino al 2001 "il boia di Srebrenica" viveva indisturbato a Belgrado, anche se il tribunale dell'Aia aveva emesso un mandato di cattura internazionale già nel 1996.
Sono giunte all'Aia da Sarajevo anche sei donne, che chiedono giustizia per i figli, i mariti e i familiari uccisi durante il massacro di Srebrenica, che costò la vita a più di 8.000 uomini e ragazzi musulmani, separati dal resto della popolazione per "interrogatori per sospetti crimini di guerra" . Ma il settantenne Mladic è accusato anche dell'assedio di Sarajevo, in cui morirono più di 12.000 civili.