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Primo morto ad Amman, mentre in Siria si spara sui manifestanti

La situazione per i due paesi mediorientali precipita, mentre l’America esorta ad ascoltare le esigenze della popolazione.
A cura di Nadia Vitali
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giordania

Il vento di cambiamento e rivolta che soffia sul mondo arabo non accenna a placarsi ma sta coinvolgendo piano piano tutti i paesi del Medio Oriente. In Giordania le manifestazioni contro il Governo iniziate già da gennaio stanno prendendo una deriva violenta anche a causa dell'atteggiamento duro che il neo primo ministro Marouf Bakhit, nominato da Re Abdallah nel tentativo di placare lo scontento, ha deciso di adottare, rifiutando categoricamente l'ipotesi di una monarchia costituzionale e minacciando gravissime conseguenze se le proteste non cesseranno. Per adesso c'è già un morto su cui piangere; un ragazzo appartenente al gruppo denominato de "i giovani del 24 marzo" che raccoglie manifestanti provenienti da vari orientamenti è deceduto ieri in ospedale in seguito alle ferite riportate negli scontri con i "picchiatori", lealisti inviati dal governo, o con le forse di polizie; una trentina sarebbero gli altri feriti, secondo Al Jazeera.

Il segretario della Difesa statunitense Robert Gates si è detto preoccupato per le manifestazioni che scuotono il paese da gennaio ed incontrerà il Re.

Le richieste della popolazione giordana sono riforme in campo sociale, politico ed economico oltre che lo scioglimento del Parlamento, le dimissioni del Primo Ministro e che vengano processati tutti i dirigenti corrotti.

Intanto, anche le proteste in Siria stanno assumendo risvolti tragici: il bilancio della giornata di ieri, in cui la polizia ha deciso di aprire il fuoco sui civili, per adesso, è di una trentina di morti. I manifestanti si sono mossi ieri verso Daraa, nel sud del paese per unirsi alle proteste e all'altezza di Sammin, ad una quarantina di chilometri dalla città, la polizia ha iniziato a sparare all'impazzata, causando più di venti morti, secondo quanto riferisce Al Jazeera; anche a Daraa sarebbero morte almeno due persone e a Damasco si contano, per adesso, tre uccisioni, oltre a decine di arresti.

Mentre la situazione precipita decisamente, la Casa Bianca ha condannato con forza le azioni violente contro la cittadinanza, esortando il governo di Damasco ad ascoltare la piazza; la Francia ha chiesto che le riforme annunciate dal Presidente Assad vengano attuate subito e con effetto immediato. Nel frattempo in Siria si continuano ad urlare slogan per la libertà.

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