Povertà, Save the Children: “Ogni minuto, cinque bambini muoiono per malnutrizione”
Un minore su quattro è malnutrito in modo cronico e rischia di subire ritardi nella crescita, sia dal punto di vista fisico che cognitivo. Oltre 50 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di ripercussioni per malnutrizione acuta. Tutti i giorni, cinque bambini al minuto muoiono prima di superare i quattro anni, 7.000 bambini al giorno. Questi drammatici numeri sono riportati da Save the Children, che ha lanciato la campagna "Fino all’ultimo bambino", con lo scopo di salvare i minori che soffrono di malnutrizione e fare luce su ciò che porta alla morte circa la metà dei 5,4 milioni di bambini ogni anno.
Ad accompagnare la campagna sarà la cantautrice Elisa e il suo nuovo inedito “Promettimi”, testo dedicato al secondo figlio e in uscita con il nuovo album. La canzone è stata concessa in anteprima esclusiva all’Organizzazione per realizzare un video, sotto la direzione del regista Riccardo Milani, in cui Elisa interagisce con i bambini che partecipano ai progetti attraverso giochi, letture, disegni e lavori in teatro. Di fatto, la cantante è la nuova Ambasciatrice di Save the Children, per proteggere i bambini in tutto il mondo dalle tante minacce che ne mettono a rischio il futuro. Anche l’attore Cesare Bocci, Ambasciatore di Save the Children, per il quarto anno consecutivo ha voluto recarsi sul campo a visitare e documentare gli interventi dell’Organizzazione, andando qualche settimana fa in Uganda, nel distretto di Kasese, per raccogliere testimonianze nei villaggi in cui opera l’organizzazione.
A confermare la gravità della situazione è il dossier, presentato insieme alla campagna, “Lontani dagli occhi, lontani dai cuore. Fuori dalle luce dei riflettori milioni di bambini continuano a morire di malnutrizione. A casa loro”, che spiega come la malnutrizione acuta porti, in tempi molto rapidi, a perdita di peso dovuta non solo alla carenza di cibo, ma anche di acqua potabile e cure mediche. Condizioni drammatiche dovute a carestie, siccità, cambiamenti climatici ma anche guerre, conflitti e povertà estrema sono alcuni dei motivi che hanno spinto Save the Children a lanciare la campagna. E sono gli stessi motivi che stanno facendo aumentare i numeri delle persone che soffrono di malnutrizione: se nel 2016 si registravano 804 milioni di persone, nel 2017 il numero si è alzato fino a 821 milioni, il che significa una persona su nove al mondo. “Solo nel 2017, grazie ai nostri programmi di salute e nutrizione, siamo riusciti a raggiungere 33 milioni di bambini in tutto il mondo, fornendo loro semplici soluzioni salva-vita e trattamenti contro la malnutrizione, seguendo le loro mamme prima, durante e dopo la gravidanza e lavorando insieme alle comunità locali per creare le condizioni affinché ogni bambino possa crescere in salute. Continueremo ogni giorno a fare di tutto per salvare i bambini più a rischio, quelli costretti a crescere in luoghi segnati dai conflitti, dove dilaga la povertà o dove gli effetti dei cambiamenti climatici provocano siccità e carestie dannosissime, perché nessuno di loro venga più lasciato indietro e possano tornare a vivere finalmente l’infanzia che meritano”, ha affermato Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children.
La fame come arma di guerra
Nelle zone di conflitto, tra cui Yemen, Siria e Repubblica Democratica del Congo, più di mezzo milione di bambini sotto i cinque anni, potrebbero morire entro la fine dell’anno per malnutrizione, se non riceveranno assistenza umanitaria. Gli effetti di una prolungata siccità hanno colpito più di 17 milioni di persone e hanno lasciato 700 mila bambini gravemente malnutriti nel Corno d’Africa. Malnutrizione cronica e acuta si riscontrano in particolare modo in Paesi come Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Afghanistan, Yemen, Somalia, Sud Sudam Siria, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Iraq. In queste terre, si parla di 350 milioni di minori che devono fare i conti con ostacoli nel reperimento del cibo, dell’acqua potabile, delle cure mediche, ma anche per l’accesso all’educazione. Sono 500 milioni le persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo e che producono fino all’80% del cibo totale in Asia e Africa subsahariana, e che sono esposte agli effetti dei cambiamenti climatici. Più di 590.000 bambini, in media 1.600 al giorno o uno al minuto, rischiano di morire entro la fine dell’anno. La forma di malnutrizione più grave è quella acuta, che si presenta con costole esposte e rilassamento cutaneo, forte perdita di massa corporea, rigonfiamento dell’addome, delle caviglie e dei piedi, cedimento die vasi sottocutanei e grave depressione del sistema immunitario. Rispetto al 2016, si calcola un aumento del 20% dei minori che soffrono di malnutrizione acuta grave. Secondo le stime, dopo due anni di intervento continuo, i casi di malnutrizione acuta grave non trattati si sono ridotti a 12.000, anche se 2.000 di questi sono a rischio per la vita se non riceveranno le cure necessarie. Ma questo rappresenta un risultato positivo rispetto ai più di 300.000 casi stimati di mancato trattamento e 60.000 bambini morti nel 2016 nei tre Stati.
Il problema, è che in questi Paesi è difficile portare aiuti umanitari, perché l’operazione viene ostacolata dalle parti in conflitto. “Continua ad accadere in Yemen, Siria, o Sud Sudan. Dobbiamo fermare questa china pericolosa. Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi del diritto internazionale nel consentire l’accesso degli aiuti umanitari e dare la possibilità ai bambini e alle altre persone più vulnerabili di ricevere il cibo di cui hanno urgente bisogno. Allo stesso tempo è fondamentale che la comunità internazionale rafforzi il proprio impegno per far fronte a tali emergenze e salvare quanti più bambini possibile – ha affermato Valerio Neri – Pensare che ogni minuto cinque bambini perdono la vita perché non riescono ad avere accesso a cibo sano, acqua potabile e cure sanitarie, è qualcosa che semplicemente non possiamo e non vogliamo accettare. Gli importanti passi avanti fatti nel corso degli anni, che dal 2000 a oggi hanno portato a ridurre da 198 a 151 milioni i bambini malnutriti cronici nel mondo, dimostrano che la malnutrizione può e deve essere sconfitta. Ma c’è ancora moltissimo da fare e occorre rimboccarsi le maniche per raggiungere l’obiettivo che il mondo si è dato di eliminare tutte le forme di malnutrizione entro il 2030″.
Nei Paesi più poveri circa 385 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà estrema, ma va sottolineato che il 90% dei bambini colpiti da malnutrizione acuta vive in paesi a medio o basso reddito. In India, dove la povertà è il principale fattore scatenante della malnutrizione infantile, vive quasi un terzo dei bambini sotto i cinque anni che soffre di malnutrizione cronica in tutto il mondo (48 milioni) e il tasso di mortalità infantile, che equivale a 39 bambini morti ogni 1.000 nati, è quasi dieci volte più alto rispetto ai paesi dell’Europa occidentale. In Africa subsahariana, il 40% della popolazione (in alcune zone anche il 60%) non ha accesso ad acqua potabile, e sette persone su dieci non possono usufruire di servizi sanitari essenziali, con altissimi rischi per i più piccoli di morire per malattie facilmente curabili. In diversi Paesi, poi, condizioni di povertà estrema contribuiscono ad esacerbare forme di discriminazione nei confronti di bambine e ragazze, costrette a sposarsi quando ancora troppo giovani per la loro età e a fare i conti con i rischi gravissimi delle gravidanze precoci che a loro volta possono comportare pericolosi deficit nutrizionali.