Polonia, polizia usa spray al peperoncino sulla folla che protesta per la stretta sull’aborto
A Varsavia la polizia ha usato dello spray al peperoncino contro centinaia di persone che protestavano contro la sentenza della Corte Costituzionale emessa lo scorso 22 ottobre, che vieta quasi completamente gli aborti. I manifestanti si sono scontrati con la polizia antisommossa fuori dall'abitazione del vice premier Jaroslaw Kaczynski, leader del partito di governo ultraconservatore Diritto e Giustizia, che nel 2019 aveva proposto la riforma di legge sull’aborto. Le proteste si sono svolte anche in altre città della Polonia, tra cui Cracovia, Lodz e Stettino. Quindici manifestanti sono state arrestate.
La protesta in corso nelle ultime ore contesta la sentenza della Corte che ha reso incostituzionale l’aborto anche in caso di grave malformazione del feto. Questa decisione rende ancora più stringente la legge polacca emanata nel 1993, già una delle più severe d’Europa in materia. Ora sarà possibile praticare l’interruzione di gravidanza solo in caso di stupro, incesto o rischio per la salute della donna.
I manifestanti a Varsavia hanno marciato dalla sede del Tribunale alla residenza di Kaczynski reggendo tra le mani candele e cartelli con la scritta “tortura”. La polizia ha dichiarato di avere utilizzato lo spray al peperoncino e le maniere forti sui manifestanti solo quando questi hanno cominciato a lanciare pietre contro la casa del vicepremier e cercato di scavalcare i cordoni posti intorno al perimetro. Inoltre, dicono di aver agito in quel modo anche perché i manifestanti stavano violando le restrizioni contro il Covid-19, che prevedono riunioni di non più di 10 persone. La protesta si è dispersa dopo qualche ora ma gli organizzatori hanno indetto ulteriori manifestazioni nel corso dei prossimi giorni.
Sebbene la Polonia sia uno dei paesi più cattolici d'Europa, i sondaggi effettuati sull’opinione pubblica suggeriscono che c'è una netta maggioranza contraria a rendere più stringente la legge sull’aborto.
Ogni anno circa 200mila donne polacche sono costrette a recarsi all’estero per abortire, ricorrere a un interruzione di gravidanza clandestina o assumere una pillola abortiva ordinata online senza supervisione medica.