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Guerra in Ucraina

Pokrosvsk, la città ucraina con i russi alle porte: “Chi parte non sa se ritroverà la propria casa”

L’intervista di Fanpage.it a Maria Avdeeva, esperta di sicurezza al lavoro per l’evacuazione della ‘porta del Donetsk’: “Tra i civili, nervosismo ma niente disperazione”. Chi parte non sa se al ritorno ritroverà la propria casa. La gente teme che finisca come a Bakhmut o in altri luoghi ridotti in macerie dai russi. “Ma spera che l’esercito ucraino respinga gli invasori”.
A cura di Riccardo Amati
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Il suono della guerra si avvicina sempre di più. Sulla città volano già i droni Fpv russi. Vige un coprifuoco di 20 ore, dalla tre del pomeriggio alle 11 del mattino successivo. Ogni attività si sta pian piano fermando. Ma Pakrovsk è ancora viva. Mentre è in corso l’evacuazione, “restano aperti caffè dove rifocillarsi. Anche i meccanici e qualche barbiere continuano a lavorare”, dice a Fanpage.it Maria Avdeeva, esperta di sicurezza. Maria sta aiutando chi parte. “C’ è nervosismo, ma non disperazione”.

Si parte senza sapere quando si potrà tornare. E se ci saranno ancora le case. Perché potrebbe finire come a Sievierodonetsk, Maryinka, Avdviivka, Vovchansk e Casiv Yar. Per non parlare di Mariupol e Bakhmut. Il trattamento riservato dai sedicenti “liberatori” del Donbass ai centri abitati in prima linea è standard: distruzione totale. Per evitare che sacche di difensori possano approfittare degli edifici per contendere l’avanzata nemica.

Pakrovsk ha 60mila abitanti. O almeno li aveva prima dell’invasione. Sulla tivù di Stato russa, i propagandisti la definiscono “la porta del Donetsk. È uno snodo stradale e ferroviario cruciale per le linee di rifornimento militari ucraine. La Russia la vuole per avanzare la linea del fronte e conquistare la parte del Donetsk che ancora non controlla — anche se si è formalmente annessa tutta la oblast.

Maria Avdeeva è di Kharkiv. Ha seguito sul campo ogni momento del conflitto ucraino, a partire dal primo giorno. Ha appena passato tre giorni a Pokrovsk per dare una mano a mettere a punto l’evacuazione decisa dal governo per tutte le famiglie con bambini.

Maria Avdeeva (Photo Courtesy of Maria Avdeeva).
Maria Avdeeva (Photo Courtesy of Maria Avdeeva).

Maria, com’è Pokrovsk, con i russi alle porte?

"In città c’è nervosismo, ma in nessuno ho notato disperazione. Si sente dappertutto un sordo rumore di fondo, come un costante boato: sono i bombardamenti dell’artiglieria sulla linea del fronte. Non ancora vicinissimi. Ma onnipresenti. Dopo un po’ ci fai l’abitudine. Ma certo l’atmosfera è cupa e tesa".

Ci sono droni kamikaze in azione?

"Si sono visti anche sopra il centro cittadino. Lo ha confermato la polizia. Ma finora non ci sono stati attacchi. Al contrario di quanto sta avendo nei villaggi intorno a Pokrovsk".

La gente ha paura?

"Prevale la speranza che la città sarà difesa dalle nostre forze armate, che si potrà presto tornare a casa. Ma certo che quel che hanno fatto i russi ad altri centri abitati sul fronte preoccupa parecchio".

Evacuazione di Pokvrosk (Photo Courtesy of Maria Avdeeva)
Evacuazione di Pokvrosk (Photo Courtesy of Maria Avdeeva)

Ma davvero tutti vogliono andarsene? La regione di Donetsk è prevalentemente di lingua e cultura russa. Non c’è un clima da “arrivano i nostri”?

"Ma proprio per niente. E guardate che ho parlato con parecchie persone. Qualcuno dice che sarebbe meglio restare e aspettare a partire perché non ritengono la situazione ancora troppo pericolosa. Ma non attenderebbero certo i russi. Vorrebbero solo rimandare la partenza fino all’ultimo. Non lasciare le loro case finché possibile".

Quante persone sono rimaste, al momento?

"Circa la metà della popolazione, secondo una mia stima approssimativa. Ma la città si sta progressivamente svuotando. Alcuni esercizi restano aperti. Caffè e barbieri compresi, come vi dicevo. E le officine meccaniche per le auto. Perché c’è chi parte in auto. I meccanici sono una priorità, in questi casi. Ma le banche, per esempio, sono chiuse. Tra poche ore Pokrovsk resterà deserta o quasi".

Come si sta svolgendo l’evacuazione?

"In modo molto ordinato. La misura è stata annunciata dieci giorni fa e c’è stato il tempo per organizzare le cose. Il personale delle ferrovie indossa giubbotti antiproiettile. Le operazioni sono dirette dalla polizia e da volontari. Si distribuiscono acqua, viveri e giocattoli per i bambini. Sono presenti psicologi, per aiutare chi potrebbe esser sopraffatto dalla tensione o dalla depressione. Alla stazione ferroviaria ci sono soprattutto donne, bambini e anziani. Vengono divisi in gruppi a seconda di dove vogliano dirigersi. Ci sono carrozze per Dnipro, e altre che da Dnipro procederanno in diverse direzioni. Verso ovest, in prevalenza: Leopoli, e altre destinazioni. Ma certo, per tutti, è una specie di viaggio verso l’ignoto".

Diceva che c’è anche chi parte in auto…

"Sì, portandosi via tutto quello che possono. Ci sono lunghe file di macchine stracariche, sull’autostrada".

Qual’è il morale degli sfollati?

"La maggior parte pensa che potrà presto tornare a casa, come vi dicevo. Vede l’evacuazione come temporanea. Necessaria solo per la sicurezza dei bambini. Che così potranno almeno iniziare l’anno scolastico, seppure altrove (in Ucraina, come in Russia, la scuola inizia il primo di settembre, ndr). In generale, sul timore che la città venga distrutta prevale la fiducia su quello che potranno fare le nostre forze armate per respingere il nemico. Impedendogli di fare i danni di cui si è reso responsabile in altri luoghi".

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