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Pogrom anti-immigrati, pestaggi, violenze: ecco la campagna elettorale di Alba Dorata

Lo storia si ripete inesorabile: pogrom, violenze, assalti, mani tese, marce, minacce, intimidazioni. Ecco la campagna elettorale di Alba Dorata “a difesa” della Grecia. Minacce anche a chi aiuta i clandestini: “saranno puniti”.
A cura di Anna Coluccino
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Improvvisamente, buona parte della stampa internazionale decide di prendersi qualche giorno di ferie dalla forzata alimentazione del coro monocorde che racconta la Grecia a suon di spread, default, euro sì euro no, pubblici sprechi e scopre – seppure con parecchi mesi di ritardo – che la penisola ellenica è scossa da drammi umani e sociali. Scopre che la crisi non determina unicamente un'emorragia di denaro dalle casse dello stato e dalle tasche dei cittadini ma, se non affrontata con cura, onestà, solidarietà e desiderio di stringersi intorno a una popolazione scioccata e nervosa, alimenta l'insorgere di fenomeni aberranti; fenomeni che conosciamo fin troppo bene; fenomeni che – retoricamente – ci piace ricordare impreziosendo vuoti dibattiti con cori di "mai più" e "per non dimenticare", salvo poi continuare a girarsi dall'altra parte quando – in Palestina come in Grecia, in Francia come in Italia – la xenofobia diventa razzismo di stato, siede in parlamento e trova legittimazione nelle leggi e nella pratica quotidiana. Improvvisamente, i giornali di tutto il mondo hanno scoperto che – in Grecia –  gruppi armati di neonazisti scendono in strada al calar delle tenebre per andare a caccia di migranti da rastrellare, picchiare e, occasionalmente, ammazzare. E non si tratta di casi isolati, di momenti di particolare tensione: è pratica giornaliera e consolidata da diversi mesi ormai. Tanto che persino la polizia – che per lungo tempo ha avallato e in molti casi offerto man forte alla barbarie – oggi ha dovuto rendersi conto che la situazione comincia a sfuggire di mano.

Nella zona portuale di Patrasso, il 22 maggio, ci sono stati duri scontri tra i poliziotti e i militanti di Alba Dorata. Lo scorso sabato, infatti, in quello stesso quartiere era stato ucciso un cittadino greco di 29 anni, Athanasios Lazanas: dell'omicidio pare siano accusati alcuni profughi afghani, la reazione dei gruppi xenofobi non si è fatta attendere e pare abbia previsto anche l'impiego di un bulldozer. Alba Dorata si sente sempre più sicura di sé, alza la testa spavalda, entra marciando in parlamento, intima ai giornalisti di alzarsi in piedi e mostrare rispetto di fronte al suo leader, saluta romanamente, rivendica il proprio diritto a "difendere la Grecia" con ogni mezzo e minaccia non solo i migranti ma anche "tutti quelli che li aiutano ad ottenere i documenti, tutti coloro che li assumono o danno loro una casa": queste persone – ha dichiara il portavoce del partito Elias Panagiotaros – "saranno severamente punite". Non siamo molto lontani dalle irruzioni nelle case a scopo di rastrellamento, quindi, così come non siamo lontani dai campi di concentramento: i campi sono in via di costruzione, e ad averli promossi non è stata Alba Dorata, è stata la Nuova Democrazia con il supporto del Laos e di buona parte del governo tecnico di Papademos.

Attraverso questo genere di pratiche che, di fatto, non sono altro che la chiara e coerente applicazione di un programma politico,  Alba Dorata (Chrisi Avghi in greco) ha conquistato un ampio consenso tra i greci, arrivando a ottenere ben il 7% dei voti alle ultime elezioni (poi andate in fumo per l'impossibilità di formare un governo di coalizione) e rischiando di potenziare il risultato alla prossima tornata elettorale del 17 giugno. In vista della nuova chiamata alle urne, infatti, Alba Dorata ha moltiplicato gli attacchi. D'altronde siamo in piana campagna elettorale e tutti i partiti hanno diritto a mostrare il proprio desidero di fare le cose per bene, rispettando attese e programmi. La latitanza del potere statale, la totale assenza di politiche di integrazione e l'incapacità dei partiti che hanno governato la Grecia negli ultimi quarant'anni di imporre all'Unione Europea lo studio di una soluzione comunitaria alla questione – una soluzione che non pesasse esclusivamente sulle spalle della Grecia – hanno creato le condizioni perché il fenomeno neonazista trovasse un clima ideale in cui crescere e fortificarsi. Dopo mesi in cui, in tutta Europa, l'immigrato è stato assunto a spauracchio e capro espiatorio di una crisi di cui nessuno sa o vuole assumersi la responsabilità, qualcuno comincia a sussurrare, seppur timidamente, che (forse forse) alimentare l'odio razziale pur di salvare la poltrona e la faccia non fa che nutrire fenomeni inquietanti che finiscono per travolgere chiunque, persino chi – stupidamente – ha creduto di poterli sfruttare e/o cavalcare. L'odio è per definizione una bestia cieca, lo si può indirizzare, ma una volta esploso è un sentimento difficilmente controllabile.

E l'odio dei militanti di Alba Dorata si indirizza principalmente verso gli immigrati di pelle nera o bruna. Evidentemente, nella bianca pelle di un migrante dell'est Europa i neonazi riconoscono qualcosa di più simile alla razza pura che tentano di preservare dalle "malattie" e dalla "sporcizia" dei migranti pakistani, afghani, senegalesi, nigeriani… Eppure, almeno nella teoria ortodossa del leader di Chrisi Avghi, Nikos Michaloliakos, non dovrebbero esistere eccezioni, giacché – come lui stesso ha affermato – "non esiste un'immigrazione legale", non esiste qualche migrante più tollerabile di altri: "sono tutti clandestini" e come tali vanno trattati. Questo significa che occorre stanarli, picchiarli e rimandarli a casa. Occorre far sì che ricordino molto bene la lezione, è di fondamentale importanza che capiscano che non sono i benvenuti e che se si azzardano a tentare una vita migliore di quella cui sono costretti nei paesi d'origine devono mettere in conto la possibilità di saltare su una mina al confine (minare i confini è parte integrante del programma di Alba Dorata) o essere pestati a morte. Ma forse è il caso di avvertire Michaloliakos che la maggior parte dei migranti più solo scegliere di che morte morire e, di fronte alla seppur remota possibilità di ricominciare a vivere dignitosamente altrove, potrebbe continuare a voler correre il rischio. A quel punto, di fronte all'ostinazione dell'istinto di sopravvivenza che anima gli essere umani, quale soluzione potrà mai proporre Alba Dorata? La storia ne suggerisce una soltanto. E non c'è bisogno di nominarla.

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