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Covid 19

Pochi morti ed economia sana: la strategia zero Covid della Nuova Zelanda sembra aver funzionato

Grazie alla strategia “zero Covid” il tasso di mortalità neozelandese è tra i più bassi del mondo e le conseguenze economiche della pandemia non sono state disastrose, con una crescita buona e un aumento della disoccupazione piuttosto contenuto.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre l'Europa e gli Stati Uniti da tempo hanno deciso che è necessario "convivere con il virus", accettando implicitamente che migliaia di persone si ammalassero e morissero, ci sono Paesi del mondo che hanno adottato in questi due anni di pandemia strategie molto diverse. La Nuova Zelanda è uno di questi: dopo i primi contagi le autorità sanitarie hanno optato per una strategia Covid-zero che, in attesa dei vaccini, ha contribuito non solo a tenere il tasso di mortalità tra i più bassi del mondo, ma anche a mitigare fortemente le conseguenze economiche permettendo una crescita relativamente buona e un aumento della disoccupazione piuttosto contenuto. Insomma, decidere di proteggere la salute pubblica prima di ogni altra cosa si è rivelata una scelta azzeccata sia sul fronte sanitario che su quello economico.

Fin dall'inizio della pandemia il governo neozelandese ha tenuto saldi alcuni principi: in primis ascoltare gli scienziati, poi essere sempre cauti di fronte alle situazioni incerte e comunque rafforzare il sistema sanitario per fronteggiare ogni evenienza. La comunicazione pubblica ha fin da subito informato sull'importanza dei comportamenti individuali e solo nelle ultime settimane, guarda caso coincise con un aumento delle infezioni, il clima di "unità nazionale" – anche tra le forze politiche – è stato minato da una serie di polemiche volte ad allentare le misure di contenimento. È così che i casi sono improvvisamente cresciuti, portando gli esperti a ricordare la necessità di essere molto cauti almeno fino a Pasqua.

Nuova Zelanda, possibili nuove restrizioni con variante XE

È per questa ragione che Ashley Bloomfield, amministratore delegato del Ministero della Salute neozelandese, ha annunciato che il Paese potrebbe essere costretta a imporre nuove regole più severe se una nuova variante altamente trasmissibile del virus arriverà; il riferimento è in particolare a XE, un nuovo ceppo della variante Covid-19 Omicron che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe il 10% più trasmissibile rispetto a BA.2 Omicron, l'attuale ceppo circolante in Nuova Zelanda. La nuova variante è una mutazione dei ceppi BA.1 e BA.2 Omicron ed è considerata "ricombinante", essendo formata da almeno altre due fonti virali. Bloomfield ha affermato che se XE arrivasse in Nuova Zelanda, le autorità sanitarie dovrebbero esaminare le sue caratteristiche e probabilmente imporre regole più severe, ad esempio limitare gli assembramenti al chiuso per mantenere i numeri dei contagi a livelli gestibili.

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