Pizza Hut sull’orlo del fallimento, il colosso Usa travolto da debiti dopo la crisi coronavirus
La crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus colpisce anche il gigante Pizza Hut che chiude la saracinesca di molti punti vendita. Il maggior licenziatario della catena di fast food negli Stati Uniti, infatti, nelle scorse ore ha presentato richiesta di accesso alla legge statunitense per i fallimenti dopo aver constato l’impossibilità di rientrare dall’enorme mole di debito accumulato negli anni e che si è aggravato durante i mesi dell’emergenza sanitaria. Il Gruppo, che con 1.200 punti vendita di Pizza Hut e quasi 400 ristoranti della catena Wendy's dà lavoro a più di 40mila persone, infatti ha accumulato quasi un miliardo di dollari di debito.
La richiesta di fallimento e un parziale accordo con i creditori già sottoscritto per ora scongiura la chiusura immediata dei fast food con il celebre marchio ma sarà necessario il subentro di altri gestori. Al momento comunque non sembrano esserci soluzioni immediate e comunque tutto dovrà avvenire attraverso una pesantissima ristrutturazione con la chiusura di centinaia di punti vendita. Per far sopravvivere il gruppo e i negozi sarà necessario l’intervento di un nuovo gestore che andrà a sostituire l’attuale proprietario: Yum!, del gruppo Npc International.
Il marchio Pizza Hut, nato nel 1958 a Wichita, nel Kansas, quando i due fratelli Carney, Dan e Frank, si fecero prestare dalla madre 600 dollari per aprire una piccola rivendita e far gustare agli studenti il prodotto italiano più famoso al mondo, però non sarà toccato. Non è neppure in discussione il destino delle altre migliaia di ristoranti a marchio Pizza Hut ma operati da altri soggetti in franchising.