Piovono cadaveri, la nuova crudeltà choc dei narcos: “Li lanciano da aerei sulle case”
La scena potrebbe essere quella della popolare serie Narcos però, ancora una volta, la realtà supera la finzione. Mercoledì, alle sette di mattina, sul tetto di un ospedale pubblico a Eldorado, un piccolo municipio dello Stato messicano di Sinaloa, è stato rinvenuto il corpo senza vita di un uomo. Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo sarebbe stato lanciato da un aereo da turismo. L’omicidio rientrerebbe nella guerra tra i cartelli della droga messicani dopo la cattura del Chapo, il potente narcotrafficante arrestato nel gennaio del 2016 ed estradato all'inizio di quest’anno negli Stati Uniti.
Le testimonianze dei pazienti che a quell'ora attendevano di entrare in ospedale parlano di tre corpi gettati da un piccolo velivolo che volava a bassa quota. Le autorità messicane al momento confermano il ritrovamento solo dell’uomo sul tetto della clinica e mantengono il riserbo sugli altri due. I magistrati che stanno investigando sono cauti anche sull'ipotesi che siano stati lanciati da un aereo; quanto avvenuto, però, confermerebbe l’ipotesi che i narcos del potente cartello di Sinaloa stiano utilizzando questo metodo per eliminare i concorrenti scomodi e, allo stesso tempo, lanciare un messaggio di terrore ai rivali. “Non c’è nessun dubbio che il corpo sia stato lanciato da un aereo”, ha detto Javier Valdez, giornalista di un quotidiano locale e uno dei reporter che da più tempo si occupa di narcos. “Quello che non sappiamo ancora è se è stato gettato vivo o già cadavere”, ha aggiunto.
E’ stato impossibile risalire all'identità dell’uomo perché – riportano i media locali – prima di essere lanciato nel vuoto sarebbe stato torturato. I corpi delle altre due persone gettate dall'aereo – secondo i testimoni locali – sono stati portati via da uomini armati. Questo nuovo modo di uccidere aggiunge un nuovo capitolo alla crudeltà dei narcos. Il messaggio che i criminali vogliono lanciare va ben al di là dell’eliminazione dell’avversario: vogliono che tutti vedano il destino che spetta a coloro che si ribellano alla loro autorità. L’arresto e l’estradizione negli Stati Uniti del Chapo ha scatenato la guerra all'interno della narcomafia messicana per la sua successione. La zona dove sono stati gettati i corpi, infatti, è controllata da Dámaso López, uno dei leader del cartello di Sinaloa e vecchio socio di uno dei figli del Chapo.
L’escalation di violenza nello Stato della costa messicana del Pacifico ha già raggiunto i livelli del 2008, quando a disputarsi il potere erano i cartelli di Beltrán Leyva e quello della famiglia del Chapo. Dall'inizio di quest’anno sono già quasi quattrocento le vittime di questa nuova guerra di mafia, 138 solo a marzo. Una scia di morti che ricorda quella lasciata dallo scontro tra le organizzazioni criminali colombiane di Cali e Medellín negli anni ottanta e novanta. Secondo Martín Barrón, un criminologo messicano, con l’estradizione del Chapo alcuni gruppi all'interno dello stesso cartello vogliono colmare il vuoto di potere. “Ogni volta che c’è un’estradizione di un capo – ha dichiarato al El País – avviene una lotta per la successione e un incremento della violenza”. Nelle dispute tra i narcos per il controllo del territorio a farne le spese sono anche i tanti innocenti che finiscono in mezzo al fuoco incrociato. Come Zenén Santiago Ojeda, un contadino quarantenne di Villa Juárez, piccolo paese di Sinaloa dove risiedono la maggior parte degli agricoltori della regione. Nel febbraio scorso, mentre si recava in un negozio di ricambi, due gruppi di uomini armati hanno cominciato a spararsi davanti ad un distributore di benzina. Oltre a Zenén sono rimasti uccisi anche un suo compagno di lavoro e un’altra donna.
Le aggressioni dei narcos alla popolazione locale rientrerebbero in una nuova strategia di terrore per condizionare le autorità locali. Il criminologo Barrón sostiene che l’incremento di violenza si deve, oltre alla lotta per il potere tra i cartelli, anche alla scelta del nuovo governatore di Sinaloa di sostituire con dei militari tutti i vertici delle organizzazioni municipali e statali in odore di complicità con i criminali. Il controllo del ricchissimo business della droga però non è stato intaccato dall'arresto del Chapo. Martín Barrón ricorda che il cartello di Sinaloa controlla ancora oltre il 60% dell’eroina e almeno la metà di tutte le droghe sintetiche che arrivano negli Stati Uniti.