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Pieno appoggio dell’amministrazione Obama ai controlli telefonici

L’amministrazione Obama ha dato il pieno appoggio alla pratica, indispensabile, dei controlli sui telefoni. Quanto viene fatto ha lo scopo, secondo quanto dichiarato, di difendere la nazione americana da possibili attacchi terroristici.
A cura di Laura Murino
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Dopo le rivelazioni fatte dal Guardian riguardo le migliaia di telefonate registrate e tracciate dall'Agenzia per la Sicurezza Nazionale sui telefoni della compagnia telefonica Verizon, lo staff di Obama ha fatto sapere che l'agenzia ha il completo appoggio della Casa Bianca. È "uno strumento fondamentale- ha dichiarato un alto funzionario della Casa Bianca- per proteggere la nazione dalle minacce terroristiche nei confronti degli Stati Uniti". Si tratterebbe, quindi, di un’operazione per la sicurezza nazionale; tuttavia non è stata ancora data nessuna spiegazione specifica dall'amministrazione Obama riguardo al caso Verizon.

Con l’ordinanza segreta del FISA (Tribunale di Sorveglianza dell’Intelligence Straniera), pubblicata integralmente dal Guardian, firmata dal giudice Roger Vinson del FISA, si obbliga la compagnia telefonica Verizon a fornire la lista dei meta-dati di tutte le chiamate effettuate sia negli Stati Uniti sia verso l’estero. Tra le informazioni consegnate ci sono i numeri di telefono in entrata e in uscita, la durata delle chiamate e i codici IMEI, cioè dei numeri identificativi e univoci di terminali mobili, telefoni cellulari o modem, che sfruttano la tecnologia GSM, GPRS, EDGEUMTS HSDPA/HSUPA, LTE. Tra le informazioni richieste non ci sarebbero nomi e indirizzi degli utilizzatori dei cellulari e neppure i contenuti delle conversazioni. Questa operazione è stata possibile grazie al Patriot Act inserito durante l’amministrazione Bush subito dopo l'attacco alle torri gemelle nel 2001.

Nell'ordinanza segreta viene imposta la segretezza dei contenuti e delle informazioni acquisite tramite questo ordine. L’ordine di bavaglio dice esattamente che “nessuno può rivelare ad altre persone che l’FBI e NSA hanno richiesto o ottenuto prove tangibili sotto quest’ordine”. Tra le voci di protesta per questo atto che l'American Civil Liberties Union (ACLU) ha definito "più che orwellina", attraverso un tweet, l'ex vice-presidente Al Gore esprime la sua indignazione scrivendo che "nell'era digitale, la privacy deve essere una priorità. Sono solo io, oppure la sorveglianza generalizzata del segreto è oscenamente oltraggiosa?".

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