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Petrolio iraniano, Trump impone stop a esenzioni anche per l’Italia: prezzi alle stelle

La Casa Bianca ha annunciato che da maggio non ci sarà più alcuna deroga sulle sanzioni per il petrolio iraniano. Coinvolta anche l’Italia con l’Eni che però da alcuni mesi ha già ridotto le importazioni. “L’Arabia Saudita e altri paesi dell’Opec colmeranno il vuoto” ha assicurato Trump ma intanto il prezzo del greggio è già ai massimi da sei mesi.
A cura di Antonio Palma
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Non ci sarà più alcuna deroga sulle sanzioni da parte degli Stati Uniti per chi importa petrolio dall'Iran, compresa l'Italia. Lo ha annunciato nelle scorse ore la stessa Casa Bianca  spiegando che il presidente Donald Trump ha deciso di non rinnovare le esenzioni che permettevano ad otto Paesi, tra cui l'Italia, di continuare a importare petrolio iraniano. "Il nostro obiettivo è di azzerare l’export di petrolio iraniano, negando al regime la sua principale fonte di entrate" hanno spiegato da Washington ricordando che le deroghe alle sanzioni  era per definizione temporanee e destinate solo a permettere ad alcuni Paesi di adeguarsi. In effetti dall'entrata in vigore delle nuove sanzioni contro Teheran, tre degli otto Paesi esentati hanno già ridotto considerevolmente  la loro importazione di petrolio dall'Iran tra cui proprio l'Italia che lo faceva attraverso l'Eni, oltre a Grecia e Taiwan.

"L’amministrazione Trump e i suoi alleati sono determinati a sostenere ed espandere la campagna di massima pressione economica contro l’Iran per mettere fine all’attività destabilizzante del regime che minaccia gli Stati Uniti, i nostri partner ed alleati, e la sicurezza in Medio Oriente", scrivono gli americani. Dopo il naufragio dei colloqui sul nucleare iraniano, gli Stati Uniti da tempo hanno deciso di usare il pugno di ferro contro il Paese mediorientale strozzandolo dal punto di vista economico dato che il petrolio è la fonte principale di entrare dell'Iran. Gli Usa plaudono "al sostegno dei nostri amici ed alleati in questo sforzo" scrivono ancora dalla Casa Bianca. In realtà la nuova presa di posizione di Trump, che entrerà in vigore dall'inizio di maggio, resta però un grosso problema per gli altri cinque Paesi interessati tra cui alleati storici degli Usa e colossi economici come Cina, India, Turchia, Giappone e Corea del Sud.

Non a caso la prima reazione è arrivata proprio da Pechino dove ferma è l'opposizione contro quelle che sono state definite "sanzioni unilaterali" e "giurisdizione ad ampio raggio". Anche Teheran si è fatta sentire minacciando di chiudere lo Stretto di Hormuz fa dove transita quasi un terzo del petrolio via mare. In realtà il pericolo per tutti è ora un nuovo rialzo incontrollato dei prezzi del greggio. Le quotazioni del petrolio in poco tempo sono volate a massimi da sei mesi. Lo stesso Trump lo sa benissimo e infatti ha subito voluto rassicurare i mercati spiegando che Usa, Arabia Saudita ed Emirati Arabi sono impegnati ad assicurare che i mercati globali del petrolio restino forniti in modo adeguato. "L'Arabia Saudita e altri paesi dell'Opec colmeranno la differenza nel flusso di petrolio quando tutto il greggio iraniano sarà rimosso dal mercato" ha dichiarato Trump.

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