Perché un golpe di Prigozhin contro Putin è impossibile, per ora: le parole dell’analista russa
Yevgeny Prigozhin è “un privato senza alcun ruolo nel regime né accesso diretto al presidente”. Che “cerca di compiacere” in nome dei suoi interessi personali. In questo senso, Prigozhin “serve a Putin”. Gli è “utile”. Specialmente in guerra. Non pensa a succedergli perché “sarebbe un suicidio politico”. Né prepara a un golpe, “che al momento sarebbe semplicemente impossibile”. E poi “la élite lo odia”e non lo appoggerebbe”. Ma se lo zar si indebolisse, il fondatore del gruppo di mercenari Wagner “potrebbe sfidare il potere”. Parola di Tatiana Stanovaya, direttrice di R.Politik. Forse l’analista russa con le migliori fonti all’interno del Cremlino. Secondo Stanovaya, Prigozhin ora come ora non è né un vero e proprio alleato né una minaccia, per il governo. Resta un tipo pericoloso. Le sue ambizioni sono cresciute negli anni e potrebbero crescere ancora. L’invasione dell’Ucraina gli ha dato una fama nazionale e internazionale che mai aveva avuto. “È diventato un personaggio pubblico e si sta trasformando in un politico dalle idee rivoluzionarie”, in un senso anti-liberale, antidemocratico e guerrafondaio. Estremista anche per il Paese di Putin.
Fino a non molto tempo fa, Prigozhin era solo un ex carcerato — nove anni per furto, frode e induzione di minori alla criminalità — diventato ricco imprenditore grazie a un incontro con Putin nella Banditsky Peterburg, la San Pietroburgo degli anni ’90 del secolo scorso in mano al crimine più o meno organizzato. In quella città fuori dall’ordinario, il futuro presidente russo faceva il vice-sindaco e Prigozhin, dopo varie avventure commerciali, aveva aperto un ristorante per ricchi. Ma non è mai stato uno di quei pochi amici di vecchia data a cui Putin ha consegnato i settori portanti dell’economia del Paese. Prigozhin non ha mai avuto incarichi in politica o nei colossi industriali russi. Dopo l’annessione della Crimea, però’, con il suo esercito privato e con i suoi siti internet di propaganda ha fatto dei bei favori a Putin. Ora gli sta conquistando Bakhmut, dato che l’esercito regolare non c’è riuscito. E questo fornisce lo spunto per la prima domanda di Fanpage.it a Stanovaya, che su Prigozhin ha appena scritto un saggio per il think tank Carnegie.
Raggiugniamo l’analista al telefono in un aeroporto europeo, dove è in transito tra un volo e l’altro.
Visto il “lavoro” del suo gruppo Wagner in Ucraina e altrove, e quello dei suoi troll nella propaganda, Prigozhin ha un credito con Putin? Lo zar gli deve qualcosa?
Prigozhin serve a Putin, cerca di compiacerlo e di essergli utile. Ciò non significa in alcun modo che il presidente gli debba qualcosa. È una relazione del tutto impari. Nella quale Prigozhin dipende completamente dalle relazioni che riesce ad avere col presidente.
E quali sono le sue relazioni col presidente? Prigozhin è un amico di Putin? Può sussurrare in ogni momento al suo orecchio?
Non è certo vicino a Putin come Igor Sechin (il capo del colosso petrolifero Rosneft, ndr) e gli altri amici del gruppo Ozero (significa “lago” in russo: nel 1996 Putin e i suoi amici pietroburghesi — tutti futuri oligarchi —comprarono insieme delle ville sul lago Komsomolskoye, fuori città, ndr), Prigozhin non è mai stato vicino a Putin nella vita di ogni giorno. Non hanno mai avuto affari in comune. Neanche negli anni ’90 a San Pietroburgo. Non hanno mai lavorato insieme né, per quanto si sappia, hanno mai passato insieme le vacanze o comunque del tempo libero. Non vedo come si possa definirlo un amico di Putin. Penso piuttosto che sia quel che Prigozhin vuol farci credere. Per esempio, so che poco prima della guerra Putin aveva relazioni piuttosto fredde con Prigozhin. Ha dovuto lottare, per farsi spazio tra i potenti del regime.
Eppure lei stessa ha scritto per Carnegie che Prigozhin ha amici nel Gru — il servizio segreto militare — tra i governatori generali e tra gli intimi di Putin, come i fratelli Kovalchuk, del gruppo Ozero, appunto. E che al presidente interessa molto il parere di Prigozhin e dei suoi sostenitori sulla guerra. Quindi lo ascolta?
Per farsi ascoltare dal presidente, anche oggi — come in passato — deve ricorrere a intermediari nelle alte sfere. È così, secondo le mie fonti, che informa Putin delle sue iniziative. E spesso ottiene il via libera con l’ordine alle amministrazioni di facilitarle. Perché, come dicevo molte di queste iniziative a Putin servono. Ma difficilmente il sostegno è ufficiale e completo. Prigozhin ha ricevuto carta bianca, con diverse riserve, solo sulle attività della Wagner e dei media propagandistici dei gruppi Ira e Ria Fan.
Ma ha davvero l’obbiettivo di succedere a Putin, come dicono alcuni politologi occidentali?
Credo che al momento nemmeno lui si ponga la domanda. È soprattutto la audience esterna, in Occidente, che specula su questa possibilità. Ma la cosa non è in agenda. Prigozhin non decide niente, non può proporre niente e non può certo parlare di cose del genere con Putin. Si infurierebbe. La questione della successione rimane un tabù. E poi lui non appartiene alla élite russa. Non vedo come possa sperare o addirittura progettare di essere il successore. Sarebbe un suicidio politico. La successione è una cosa che Putin eventualmente deciderà da solo. Non ne discuterà mai con nessuno. Chiunque avanzasse, anche in modo timido, l’ipotesi di diventare il suo successore o di correre contro di lui alle presidenziali del 2024 verrebbe schiacciato, almeno politicamente. Sappiamo solo di un caso di questo tipo: quando Vyacheslav Volodin (allora il potente vice capo dell’Amministrazione presidenziale, ndr) non nascose le sue ambizioni per la poltrona di Putin e disse pubblicamente di sperare nella sua investitura. Risultato: fu molto rapidamente “promosso” a presidente della Duma (equivalente alla nostra Camera dei deputati, ndr), un incarico certamente meno prestigioso e di potere di quello cha aveva prima.
Può immaginare un futuro golpe in cui Prigozhin possa avere un ruolo?
Una cosa del genere è impensabile, al momento. Se ne potrà parlare solo se Putin divenisse una figura politica estremamente debole e fragile. Esitante e non più in grado di pendere decisioni e di garantire equilibri. Per adesso non è questo il caso. E comunque Prigozhin è odiatissimo dalla élite al potere, soprattutto per le attività della Wagner: è odiato in particolare dai capi del ministero della Difesa e dello Stato maggiore, da quelli dell’Fsb (il servizio di sicurezza interno, ndr), dai responsabili della Giustizia e del ministero degli Esteri. E da molti altri. Nessuno appoggerebbe il suo golpe. Né gli proporrebbe di associarsi a un’iniziativa simile.
Anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov, estremista quanto Prigozhin sulla guerra, non è che un alleato “situazionale”, secondo lei: “In comune i due hanno solo i loro eserciti privati e le relative tensioni con le forze armate federali”, ha scritto per Carnegie. Quindi il “cuoco di Putin” proprio non troverebbe alleati, nel caso decidesse l’assalto al Cremlino?
È letteralmente odiato. Non saprei indicare una sola delle persone vicine al potere che lo stimi e non abbia paura di lui. Quindi Putin, finché resta relativamente forte e in grado di mantenere un equilibrio tra i gruppi di influenza, è l’unica garanzia di sicurezza per lo stesso Prigozhin. Se poi le cose cambiassero, di fronte a un Putin indebolito, Prigozhin — rimasto senza garanzie — potrebbe davvero decidere di sfidare il potere. Ma il suo bersaglio non sarebbe certo il presidente. Almeno in un primo momento.