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Elezioni USA 2024

Perché Trump può ancora battere Kamala Harris: l’analisi dopo il dibattito delle presidenziali USA

Sebbene il dibattito televisivo abbia visto Kamala Harris prevalere su Trump il repubblicano può ancora batterla a causa del complesso sistema elettorale statunitense. Ecco perché.
A cura di Daniele Angrisani
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Nonostante una solida performance nell'ultimo dibattito presidenziale, la vicepresidente e candidata democratica Kamala Harris affronta una campagna elettorale ancora carica di incertezze e complessità.

Nel confronto televisivo di questa settimana, Harris ha messo l'ex presidente Donald Trump sulla difensiva per l’intero dibattito, adottando un approccio incisivo e sfruttando le sue vulnerabilità politiche e personali. I sondaggi post-dibattito l'hanno premiata come vincitrice, evidenziando la sua capacità di tenere testa a Trump su temi cruciali come economia, sanità e politica estera.

Tuttavia, negli stessi sondaggi permangono dubbi sulla sua capacità di conquistare gli elettori indecisi. Il panorama politico americano rimane fortemente polarizzato, con un elettorato profondamente diviso lungo linee ideologiche e demografiche. La riduzione del numero di elettori indecisi rende così difficile per Harris ampliare sostanzialmente la sua base di sostegno.

Le critiche sui suoi cambi di posizione – ad esempio in materia di fracking e assistenza sanitaria – mettono in dubbio la sua coerenza e autenticità. Inoltre, la poca chiarezza del suo programma elettorale rischia di confondere gli elettori che cercano una visione chiara per il futuro del Paese, come emerso nell'ultimo sondaggio Siena College/New York Times pubblicato poco prima del dibattito.

La vicinanza a un presidente uscente impopolare come Joe Biden aggiunge ulteriori difficoltà. L'Amministrazione Biden ha infatti affrontato critiche per la gestione di temi come inflazione, immigrazione e politica estera.

Per vincere, Harris deve quindi bilanciare l'associazione con le politiche attuali e presentarsi come un'alternativa fresca e innovativa, aspirando a essere leader di una "nuova generazione", come lei stessa ama definirsi. Ma non le sarà per nulla semplice.

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Il Sistema Elettorale statunitense: come si elegge il presidente?

Per comprendere le sfide che attendono Harris, è fondamentale analizzare il sistema elettorale degli Stati Uniti. Il presidente non viene eletto direttamente dal voto popolare nazionale, ma attraverso il Collegio Elettorale.

Ogni Stato ha un numero di "grandi elettori" proporzionale alla sua popolazione. Votando, gli elettori scelgono in realtà i grandi elettori che rappresenteranno il candidato al Collegio Elettorale, che poi formalmente eleggerà il nuovo presidente.

Questo arcaico sistema implica che la vittoria si giochi in pochi Stati in bilico, noti come "Swing States", dove l'elettorato è più diviso e i risultati sono meno prevedibili. Conquistare il sostegno degli elettori indecisi in questi Stati è dunque essenziale per raggiungere i 270 voti necessari nel Collegio Elettorale.

Negli ultimi trent'anni, ci sono stati due casi in cui il candidato che ha ottenuto la maggioranza del voto popolare non è diventato presidente, entrambi a vantaggio dei Repubblicani.

  • 2000 – George W. Bush vs. Al Gore: Al Gore vinse il voto popolare con circa 51 milioni di voti contro i 50,5 milioni di Bush. Tuttavia, Bush fu eletto presidente ottenendo 271 voti elettorali grazie alla vittoria in Florida, decisa per poche centinaia di voti dopo una controversa decisione della Corte Suprema.
  • 2016 – Donald Trump vs. Hillary Clinton: Hillary Clinton superò Trump nel voto popolare di quasi 3 milioni di voti, ma Trump conquistò la presidenza con 304 voti elettorali, vincendo di poche migliaia di voti in Stati in bilico come Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.

Questi esempi sottolineano come il successo a livello nazionale non garantisca necessariamente la vittoria elettorale.

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Il panorama elettorale del 2024: sondaggi e Stati in bilico

Con questa struttura elettorale in mente, esaminiamo ora come si presenta il panorama elettorale del 2024. Secondo le medie più aggiornate dei sondaggi al momento che vi scriviamo, Harris detiene un leggero vantaggio a livello nazionale:

  • RealClearPolitics (RCP): Harris +1,8 punti percentuali
  • FiveThirtyEight (538): Harris +2,6 punti percentuali

Tuttavia, l'attenzione è rivolta soprattutto ai sette Stati in bilico di questo ciclo elettorale, nei quali i margini tra i due candidati sono estremamente ridotti:

  • Arizona (11 grandi elettori): Trump avanti di +1,3 (RCP) e +0,7 (538)
  • Nevada (6 grandi elettori): Harris avanti di +0,9 (RCP) e parità (538)
  • Wisconsin (10 grandi elettori): Harris avanti di +1,2 (RCP) e +2,6 (538)
  • Michigan (15 grandi elettori): Harris avanti di +0,7 (RCP) e +1,5 (538)
  • North Carolina (16 grandi elettori): Trump avanti di +0,1 (RCP) e +0,5 (538)
  • Georgia (16 grandi elettori): Trump avanti di +0,3 (RCP) e +0,8 (538)
  • Pennsylvania (19 grandi elettori): Harris avanti di +0,1 (RCP) e +0,5 (538)

Questi valori, tutti all'interno del margine di errore statistico medio, rendono la competizione altamente incerta in ciascuno di essi.

Il restringimento del divario tra voto popolare e Collegio Elettorale

Tuttavia, da questi stessi dati emerge un elemento interessante che potrebbe alla fine influenzare l'esito delle elezioni a favore dei Democratici: l’apparente restringimento del divario tra voto popolare e Collegio Elettorale rispetto ai cicli elettorali più recenti.

Mentre Trump migliora nel voto popolare grazie a un maggiore sostegno tra ispanici e altre minoranze – soprattutto in Stati solidamente democratici come California e New York – questo non si traduce necessariamente in vantaggi negli Stati in bilico.

I Democratici stanno invece consolidando la loro posizione in Stati cruciali, con un miglioramento medio di oltre 2 punti percentuali rispetto al 2020 in termini di gap tra risultato statale e voto nazionale. Ciò è attribuibile, in particolare, a:

  • Progressi di Harris tra gli elettori bianchi: Miglioramenti rispetto a Biden nel 2020 soprattutto tra le donne nelle aree suburbane e urbane.
  • Crescita demografica nelle aree metropolitane: Stati come Georgia e North Carolina vedono una costante crescita delle popolazioni urbane e suburbane, che tendono a favorire i Democratici.

Questo scenario suggerisce che Harris potrebbe vincere la presidenza con un margine nel voto popolare inferiore a quello di Biden nel 2020, purché mantenga il vantaggio negli Stati in bilico.

In termini numerici, questo significa che se Biden nel 2020 aveva bisogno di ottenere un margine di vantaggio al voto popolare di almeno +4 punti percentuali per assicurarsi la vittoria, ad Harris potrebbe bastare un margine di +2,5 punti percentuali a livello nazionale per vincere comunque il Collegio Elettorale – e quindi la presidenza – con uno scarto minimo negli Stati in bilico.

La Pennsylvania: lo Stato decisivo

In questo contesto, la Pennsylvania emerge sempre di più come lo Stato cruciale per le sorti di Harris. Con 19 grandi elettori, rappresenta indubbiamente un bottino significativo per entrambi i candidati.

Inoltre, storicamente parlando, ben 10 su 12 presidenti eletti dal 1976 in poi hanno vinto in questo Stato, un dato che sottolinea la sua importanza strategica alle elezioni presidenziali.

Le criticità principali per Harris in Pennsylvania includono:

  • Percezione dell'affidabilità economica: Parte dell'elettorato vede Trump come più capace nella gestione economica, tema sentito nelle aree industriali dello Stato.
  • Composizione demografica: Si tratta di uno Stato con un'alta percentuale di elettori bianchi nelle aree rurali e nelle piccole città, più inclini sostenere i Repubblicani.
  • Questione energetica: La Pennsylvania è un importante Stato produttore di energia, e le politiche ambientali dei Democratici, così come le mutevoli posizioni di Harris sul fracking, potrebbero essere viste con sospetto da parte dei lavoratori nel settore.
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Ciò nonostante, nel 2024 questo Stato è più vitale che mai per i Democratici: senza una vittoria qui, infatti, le possibilità di Harris si riducono drasticamente.

La candidata democratica perderebbe metà delle possibili combinazioni per la vittoria e sarebbe quindi costretta a dover vincere in Georgia o North Carolina, due Stati tradizionalmente – e, come abbiamo visto prima, anche nella media dei sondaggi – più ostici per i Democratici.

Quali sono i fattori che potrebbero ancora influenzare le elezioni?

Anche mantenendo il lieve vantaggio attuale negli Stati in bilico, Harris deve affrontare ancora diverse incognite:

  • Effetto temporaneo del dibattito: Il "debate bump" potrebbe svanire nelle settimane successive, come avvenuto in precedenti elezioni. Gli elettori tendono a tornare alle loro opinioni pre-dibattito una volta che l'attenzione mediatica si sposta.
  • Possibili "October Surprises": Eventi imprevisti nell'ultimo mese prima delle elezioni potrebbero alterare significativamente la percezione dei candidati. Nel 2016, ad esempio, la riapertura dell'indagine sull'email di Hillary Clinton ha avuto un impatto negativo sulla sua campagna, così come nel 2020 la scoperta del laptop di Hunter Biden.
  • Condizioni economiche: Le decisioni della Federal Reserve sulla politica monetaria potrebbero influenzare l'economia nel breve termine. Un deciso taglio dei tassi di interesse potrebbe migliorare la percezione dell'economia, favorendo Harris. Al contrario, segnali di rallentamento economico potrebbero avvantaggiare Trump.
  • Rapporti sull'occupazione e sull'inflazione: Dati negativi potrebbero essere utilizzati da Trump per criticare l'amministrazione uscente, mentre dati positivi potrebbero rafforzare la posizione di Harris.

A prescindere da questo, comunque, la campagna elettorale del 2024 si preannuncia già da ora come una delle più incerte e combattute nella storia recente degli Stati Uniti.

Kamala Harris deve superare ancora diversi ostacoli significativi per conquistare gli elettori indecisi, mentre la polarizzazione politica e le peculiarità del sistema elettorale rendono l'esito sempre più imprevedibile.

Gli Stati in bilico, con la Pennsylvania al centro, saranno il terreno decisivo su cui si giocherà la presidenza. Ogni sviluppo inatteso potrebbe ora inclinare la bilancia in una direzione o nell'altra.

In un contesto globale segnato da sfide economiche, sociali e geopolitiche sempre più gravi, l'elezione del prossimo presidente avrà però implicazioni profonde non solo per gli Stati Uniti, ma per il mondo intero.

Le prossime settimane saranno, dunque, davvero decisive per il futuro dell'America e dell’intero pianeta.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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