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Elezioni USA 2024

Perché Trump ha vinto il dibattito con Biden: la performance del Presidente spinge i Dem nel baratro

“Difficile fare di peggio”: è il commento che sta circolando sulla disastrosa performance di Joe Biden nel dibattito con Donald Trump. Ora si fa strada la possibilità di cambiare candidato in corsa, ma per i democratici si tratta di un’ipotesi complessa e improbabile.
A cura di Daniele Angrisani
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Era difficile fare di peggio. Questo è il commento che oggi circola tra tutti i commentatori democratici e gli analisti politici parlando della disastrosa performance di Joe Biden nel dibattito con Donald Trump che si è tenuto alle 3 di questa notte (ora italiana), ad Atlanta, in Georgia.

Prima del dibattito, le aspettative per entrambi i candidati erano piuttosto basse: da un lato, che Trump cercasse di dimostrarsi più presidenziale del solito evitando esagerazioni e (troppe) menzogne; dall'altro, che Biden fosse sveglio e sul pezzo per tutto il dibattito, evitando momenti di confusione e risposte vaghe.

Sin dai primi secondi, si è capito però che la nottata per Biden sarebbe stata molto difficile: tanto per iniziare il suo tono di voce molto rauco e a tratti basso (la Casa Bianca ha poi fatto sapere che era raffreddato). Ma è stato in particolare in tre momenti che il presidente ha compiuto quello che universalmente è stato riconosciuto dai commentatori americani come un disastro.

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La gaffe sull'assistenza sanitaria pubblica per i più anziani

Il primo quando, a inizio dibattito, parlando di assistenza sanitaria e, in particolare, del programma di assistenza sanitaria pubblica per i più anziani, Medicare, uno degli argomenti di forza di Biden, il presidente si è confuso ed è rimasto in un imbarazzato silenzio per qualche secondo, prima di affermare quanto segue: "Scusatemi, con la gestione di tutto ciò che dobbiamo fare con – guardate, se (sic) abbiamo finalmente battuto Medicare".

Trump ha subito approfittato della gaffe per rispondere: "Beh, ha ragione. Ha sconfitto il Medicare. L'ha battuto fino alla morte. E lo sta distruggendo con tutte queste persone che stanno arrivando illegalmente e le sta mettendo tutte sotto Medicare".

Biden inefficace anche sul tema sull'aborto

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Il secondo momento è stato quando si è parlato di aborto, altro argomento di forza dei democratici, poco dopo che Trump si era apertamente preso la responsabilità dell'abolizione della sentenza Roe vs Wade che proteggeva l'interruzione di gravidanza a livello federale e aveva detto, falsamente, che questa decisione era stata apprezzata dall'opinione pubblica.

Invece di martellarlo su questo argomento, senza nessun apparente motivo, Biden ha cambiato discorso parlando in maniera confusionaria di donne che venivano uccise dai migranti, paragonandole a quelle che invece "vengono violentate dai loro suoceri, dai loro coniugi, dai loro fratelli e sorelle, da… è semplicemente… è semplicemente ridicolo. E non si può fare nulla al riguardo".

Trump ha subito preso la palla al balzo rispondendo: "È vero, ci sono state molte giovani donne uccise dalle stesse persone a cui lui permette di attraversare il confine", riuscendo così a segnare un punto persino in un argomento molto difficile per lui.

La bugia sull'immigrazione

Il terzo e ultimo momento quando, parlando di immigrazione, argomento chiave per la campagna di Trump, Biden ha prima affermato falsamente di aver ottenuto l'endorsement del Border Patrol sulla sua proposta per l'immigrazione (che su X ha subito smentito, affermando che mai al mondo avrebbero dato l'endorsement a Biden).

E poi ha aggiunto in maniera confusionaria: "Quello che ho fatto – da quando ho cambiato la legge, cosa è successo? L'ho cambiata in modo che ora ci sia il 40% in meno di persone che attraversano illegalmente il confine. È meglio di quando lui ha lasciato l'incarico. E continuerò a muovermi in questo senso finché non otterremo il divieto totale – l'iniziativa relativa a ciò che faremo con più pattuglie di frontiera e più agenti per le procedure di asilo".

Trump ha ribattuto efficacemente anche questa volta, affermando: "Non so davvero cosa abbia detto alla fine della sua frase. Non credo che nemmeno lui sappia cosa ha detto".

Le espressioni facciali di Biden

Ma non sono solo le sue risposte. Anche le espressioni facciali di Biden durante alcune delle argomentazioni di Trump sono state molto particolari: si è passato dalle risate quando il tycoon pronunciava alcune delle sue menzogne più esplicite a momenti in cui il presidente sembrava guardare nel vuoto, in modo inespressivo. Insomma, l’età avanzata di Biden, più di ogni altra cosa, è stata evidente sul palco questa notte ed era proprio ciò che i democratici avevano terrore che accadesse.

La reazione dei media e l'ipotesi di un nuovo candidato per i dem

Di fronte a questa performance a tratti surreale, è facile capire, dunque, perché sin dai primi minuti del dibattito le redazioni dei media americani fossero state prese d'assalto da messaggi di testo e chiamate di strateghi e donatori democratici che hanno fatto filtrare quello che poi il famoso analista politico americano John King ha esplicitamente definito "un panico aggressivo" da parte democratica, parlando in diretta subito dopo la fine del dibattito.

Da quel momento in poi in diretta sulla CNN e successivamente sulle pagine degli altri media americani, è stato un susseguirsi di discussioni aperte sulla possibilità per i democratici di cambiare candidato alla presidenza per evitare la catastrofe a novembre, con molti candidati democratici al Congresso o governatori statali che privatamente hanno affermato di avere paura di perdere anche le proprie elezioni se associati a Biden.

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Il risultato è che questa mattina, praticamente l'intera sezione degli editoriali e dei commenti del New York Times sembra ripetere lo stesso argomento: che Biden non può andare avanti così, che è stato un ottimo presidente, ma che per il bene degli Stati Uniti d'America deve farsi da parte, perché è in gioco la democrazia stessa in queste elezioni e non si può consentire a Trump di vincere.

In un contesto del genere, si arriva anche a questo: come affermano oggi 12 opinionisti del New York Times, per molti democratici non resta altro che dire "Dio, aiutaci" e sperare in un miracolo per evitare quella che sembra una assurda ma sempre più inevitabile sconfitta a novembre contro un ex presidente due volte messo sotto impeachment e condannato per 34 capi di imputazione.

Anche i presentatori del Late Night non hanno potuto fare a meno di esprimere la propria frustrazione di fronte a questo spettacolo penoso, come ha fatto Jon Stewart affermando, alla fine del suo monologo andato in onda dopo la fine del dibattito: "Siamo l'America, per Dio, meritiamo di meglio".

L'ipotesi ritiro di Biden complessa e improbabile

Ma la verità è che, a questo punto avanzato della campagna elettorale, i democratici si sono già fatti abbastanza male da soli e la possibilità di cambiare candidato in corsa per i democratici è sempre più complessa e improbabile. Ci sono infatti solo 40 giorni di tempo prima dell'ufficializzazione della nomina del candidato alla Convention Democratica di agosto, e per le regole democratiche, l'unica persona che può cambiare le carte in tavola a questo punto è proprio Joe Biden.

Poiché il presidente in carica ha ottenuto alle primarie democratiche un numero abbastanza elevato di delegati a lui vincolati per il voto per la sua nomina alla presidenza alla Convention, l'unica possibilità di svincolarli è che lui annunci di volersi fare da parte prima di allora, lasciando così potenzialmente aperta la possibilità di una Convention contestata ad altri candidati che non si sono presentati alle primarie. Ma anche ipotizzando che lui voglia farlo, o che venga convinto a farlo, ad esempio da Barack Obama ed altri alti esponenti del Partito Democratico, non è neppure ben chiaro in questo ipotetico caso chi possa prendere il suo posto.

I nomi dei possibili candidati se Biden lascia

Il principale candidato a sostituirlo sarebbe per definizione la sua vicepresidente Kamala Harris, che però è altrettanto, se non di più, impopolare. Ed è proprio su questo che la campagna di Trump sta già martellando, affermando che un voto per Biden a novembre in queste condizioni è di fatto un voto per Harris.

Kamala Harris
Kamala Harris

Altre alternative, lasciando perdere la assolutamente improbabile candidatura di Michelle Obama che va tanto in moda sui media – lei stessa ha più volte detto di non avere alcuna intenzione di candidarsi e di fare politica attivamente –, sono quelle del governatore della California Gavin Newsom o della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, entrambi papabili candidati alla presidenza anche per il 2028.

Il punto è che nessuno dei due governatori, sebbene molto popolari nei rispettivi Stati, è ancora conosciuto bene dagli elettori a livello federale a differenza di Trump – le primarie esistono anche per questo – e non si capisce bene il motivo per cui dovrebbero bruciare la propria candidatura ora, in condizioni così estreme, quando invece potrebbero usare i prossimi anni per creare le fondamenta di una candidatura ben più solida e concreta per il 2028.

La reazione dei mercati delle scommesse online

Nel frattempo, anche i mercati delle scommesse online vedono crollare al minimo le probabilità di vittoria di Biden: su PredictIt ora Trump ha il 58% di chance di vittoria (+3 punti percentuali rispetto a prima del dibattito), mentre le chance di Biden sono crollate al 33% (-12 punti) e quelle di Newsom sono salite al 17% (+12 punti), segno del fatto che, nonostante tutte le difficoltà espresse prima, la possibilità di un cambio in corsa di candidato per i democratici viene percepita come concreta.

In questo contesto a dir poco sconcertante per i democratici, anche i diplomatici e funzionari di Paesi stranieri hanno espresso il proprio shock per la pessima performance di Biden. Stando a quanto riporta POLITICO, molti di loro affermano che nessuno dei due candidati è stato particolarmente convincente sulla politica estera, ma che almeno nel caso di Trump, si capiva cosa stesse dicendo. Il che è tutto dire.

Vista dall'esterno, una cosa è già certa: a prescindere da cosa succederà nelle prossime settimane, lo spettacolo di questa notte è stato dannoso per l'immagine internazionale degli Stati Uniti, con due candidati alla presidenza che si sono sfidati sul palco, uno dei quali ha profuso inesattezze e menzogne e l'altro che non sembrava a tratti capire neppure bene dove fosse.

Qualunque sia l'esito delle urne a novembre, gli Usa si troveranno di fronte all'arduo compito di ristabilire la propria autorevolezza globale, mentre i suoi antagonisti internazionali, da Putin a Xi, possono gongolare sempre di più di fronte alla debolezza americana, di cui il dibattito di questa notte, e in generale questa campagna elettorale, sono purtroppo una chiara dimostrazione.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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