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Perché Trump ha ordinato un Iron Dome americano contro un possibile attacco missilistico agli USA

L’iniziativa – che a parte il nome nulla ha a che fare con l’omonimo sistema di difesa aerea israeliano – intende dotare gli Stati Uniti di un complesso sistema di difesa missilistico contro la minaccia di un attacco nucleare da parte di potenze straniere.
Intervista a Emmanuele Panero
Analista responsabile Desk Difesa e Sicurezza del CeSI (Centro Studi Internazionali).
A cura di Davide Falcioni
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"Quella di un attacco con missili balistici, ipersonici e da crociera rimane la minaccia più catastrofica che dobbiamo affrontare". Recita così l'ordine esecutivo emanato lunedì dalla Casa Bianca nel quale viene enunciata l'intenzione degli Stati Uniti di dotarsi di un programma di difesa aerea denominato Iron Dome (Cupola di Ferro) volto a difendere il territorio americano da un eventuale attacco missilistico portato da potenze straniere.

L'iniziativa – che a parte il nome nulla ha a che fare con l'omonimo sistema di difesa aerea israeliano – si ispira esplicitamente a quella – chiamata all'epoca Star Wars – avviata dal presidente Reagan nel 1983 che aveva lo scopo di dotare gli USA di un'efficace protezione dagli attacchi nucleari. Quel programma tuttavia venne cancellato prima di vedere la luce soprattutto a causa dei suoi costi esorbitanti. Ebbene, secondo Donald Trump è arrivato il momento di riaprire quel capitolo contro le nuove minacce – in primis Cina, Russia e Corea del Nord. Fanpage.it ne ha discusso con Emmanuele Panero, analista e responsabile del desk Difesa e Sicurezza del CeSI (Centro Studi Internazionali).

Due giorni fa Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo volto a dotare gli USA di un sistema di difesa denominato Iron Dome. Tale sistema sarebbe ispirato a quello israeliano?

Quella menzionata da Donald Trump è un'iniziativa non collegata al sistema di difesa aereo Iron Dome israeliano, della quale riprende solo il nome. In realtà, infatti, non sussiste un collegamento tra il sistema sviluppato dallo stato ebraico e il programma americano. Come si può leggere nell'ordine esecutivo emanato dalla Casa Bianca, gli USA intendono sviluppare un'architettura di difesa aerea finalizzata a una copertura completa del territorio e in grado di contrastare missili balistici, missili ipersonici, missili da crociare avanzati e quelle che vengono più genericamente definite "future minacce aeree", spingendo fortemente sullo sviluppo di un segmento spaziale, sia in termini di individuazione della minaccia, sia paventando la possibilità di un'eventuale capacità di intercetto. Se dobbiamo fare una comparazione storica, l'iniziativa di Trump somiglia alla Strategic Defense Initiative – anche chiamata Star Wars – proposta dal Presidente Reagan nel 1983.

Non ci sono, dunque, molte analogie con il sistema Iron Dome israeliano.

No. Anche perché quello di Tel Aviv è un sistema sviluppato per fronteggiare minacce a quote molto più basse, quindi razzi, missili da crociera, aerei, elicotteri…

Il sistema Iron Dome israeliano
Il sistema Iron Dome israeliano

Qual è la ratio dell'iniziativa di Donal Trump? E nello specifico, cosa svilupperanno gli esperti statunitensi?

Il Dipartimento della Difesa statunitense ha 60 giorni dall'emissione dell'ordine esecutivo per dettagliare come intende perseguire questa iniziativa. Non ne conosciamo, quindi, i dettagli. La ratio è quella di rispondere a competitors che stanno sviluppando capacità missilistiche sempre più avanzate. Questo, nell'ottica dell'Amministrazione Trump, mette in crisi la sicurezza statunitense e sbilancia il lato difensivo della deterrenza strategica.

Cosa vuol dire?

Che se si crea la possibilità che un avversario possa riuscire effettivamente a danneggiare gli Stati Uniti, questo potrebbe spingerlo eventualmente a provarci.

Lei ritiene che quella di un attacco missilistico sia attualmente una minaccia reale e concreta per gli USA?

Occorre fare una premessa. Ogni mattina negli Stati Uniti migliaia di professionisti, dipendenti dal Dipartimento della Difesa o dalla Missile Defense Agency, si svegliano e pensano al worst case scenario, quindi all'ipotesi che un attore provi davvero a lanciare un attacco. Il compito di questi esperti è assicurarsi che se ciò accadesse non ci sarebbero conseguenze né per il governo americano né per i cittadini. Il loro compito però è anche rendere chiaro ad eventuali avversari che gli USA dispongono della capacità di fermare un attacco, così che quell'attacco non inizi mai e non si avvii mai quella catena di eventi che potrebbe poi portare a conseguenze catastrofiche.

Detto ciò, oggi non c'è percezione di un rischio immanente e concreto che questo si verifichi. Tuttavia come è noto gli scienziati che monitorano il cosiddetto "orologio dell'apocalisse" proprio ieri l'hanno avvicinato di un ulteriore secondo alla mezzanotte, dimostrando che siamo in un contesto strategico caratterizzato da una competizione pervasiva che può teoricamente arrivare all'estremo più assoluto.

Chi potrebbe mai decidere di lanciare un attacco missilistico sul territorio degli Stati Uniti?

Le note potenze, ad esempio la Federazione Russa, ovvero una potenza nucleare con capacità di attacco intercontinentale, che dispone di missili balistici con i quali può teoreticamente raggiungere gli Stati Uniti lanciando testate nucleari, anche multiple, attraverso un singolo vettore.

La Russia dispone poi di sottomarini nucleari per il trasporto di missili balistici che possono essere lanciati anche in immersione. Anche la Cina ha queste capacità e non a caso da diversi anni la Defense Intelligence Agency statunitense e più in generale il Dipartimento della Difesa sottolineano come la Repubblica popolare abbia sviluppato nuovi silos per missili balistici intercontinentali. C'è poi la Corea del Nord, che ha capacità missilistiche a lungo raggio importanti e un programma missilistico nucleare minaccioso.

Secondo alcuni esperti, menzionati in un articolo del New York Times, l'iniziativa Iron Dome di Donald Trump rischia di rivelarsi estremamente costosa dirottando fondi dal contrasto di minacce più concrete, come quelle derivanti non da un attacco convenzionale bensì dal terrorismo…

Effettivamente c'è un elemento che l'ordine esecutivo della Casa Bianca non tratta ed è quello dei droni: questi strumenti sono una minaccia proliferata negli ultimi anni, una minaccia rilevante sia per i contingenti all'estero che in patria. Il mese scorso negli Stati Uniti – ma anche in Europa – c'è stata una forte attenzione per una serie di eventi attualmente non ancora chiari, che hanno coinvolto droni in volo su basi militari, ma anche in prossimità di unità navali militari. Le critiche a cui lei fa riferimento potrebbero quindi non essere immotivate; l'iniziativa Iron Dome di Trump sarà particolarmente esosa sotto il profilo economico, assorbendo risorse per altri programmi, inclusi quelli destinati a fronteggiare minacce come quelle derivanti da una cellula terroristica, ad esempio un nucleo di sabotatori di una potenza avversaria che potrebbe far volare un drone dotato di esplosivi in prossimità o all'interno di una base militare causando danni significativi.

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