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Incendio a Los Angeles

Perché Trump e Musk non possono dire che gli incendi di Los Angeles sono colpa del cambiamento climatico

Di fronte a un evento che è chiaramente figlio del cambiamento climatico, Trump e Musk danno voce a tutte le teorie del complotto a loro disposizione pur di non dirlo. Il problema è che la gente gli crede.
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Nell’America di Trump e Musk gli incendi di Los Angeles sono colpa dell’ideologia gender, non del cambiamento climatico. E niente, farebbe molto ridere se fosse satira politica, o l’incipit di un romanzo distopico.

E invece no: di fronte a un’area grande come Manhattan in fiamme, a decine di morti, a 160mila sfollati e a danni stimati per 150 miliardi di dollari, ci tocca assistere anche a un presidente eletto e al suo munifico primo consigliere che in spregio a ogni decenza, decidono che il cambiamento climatico non c’entra nulla, che la colpa di tutto questo è dovuta al fatto che a capo dei vigili del fuoco della metropoli californiana c’è una donna, per di più lesbica. 

Giusto per fugare ogni dubbio, l’incendio scoppiato a Palisades è la quintessenza dell’evento climatico estremo del tardo antropocene: siccità estrema più venti estremi uguale incendio devastante a gennaio, in pieno inverno. Che sia stato o meno innescato da un piromane o meno, che ci fosse acqua negli idranti o meno, la situazione non cambia: la California, col clima che cambia, è una zona estremamente pericolosa per chi ci abita, a causa del cambiamento climatico.

Così come è chiara l’origine degli incendi di Los Angeles, è altrettanto chiaro perché Trump e Musk girano la testa dall’altra parte e provano a distrarre l’opinione pubblica con le loro strampalate teorie del complotto.

Uno: perché Trump ha vinto le elezioni promettendo nuove trivellazioni e lotta senza quartiere alle politiche di mitigazione delle emissioni di CO2 in atmosfera, e non può rimangiarsi tutto a pochi giorni dall'inaugurazione della sua presidenza.

Due: perché il cambiamento climatico è funzionale alle mire geopolitiche americane (e non solo) sull’Artico. Per dire: Trump vuole la Groenlandia perché sotto i ghiacci dell’isola ci sono enormi giacimenti di uranio e terre rare, con cui potrebbe emanciparsi dalle materie prime che oggi è costretto a importare dalla Cina. Se quei ghiacci si sciolgono, in altre parole, per l’America è un’ottima notizia. Così come del resto se diventano navigabili le rotte artiche per le navi commerciali.

Tre: perché attaccare le politiche di genere, diversità e inclusione – quelle che in America si chiamano DEI – vuol dire usare la tragedia di Los Angeles per cambiare i vertici di ogni organizzazione statale, dallo Stato Maggiore del Pentagono ai pompieri di Los Angeles, mettendoci uomini affini all’ideologia trumpiana, additando le donne e gli omosessuali a capro espiatorio di ogni male. Se vi ricorda qualcosa, è perché ricorda qualcosa. 

Il problema, tuttavia, non è che Trump e Musk dicano tutto questo. O che il figlio di Trump dica che il problema sono i soldi sottratti ai pompieri di Los Angeles per donarli all’Ucraina (falso). O che il Los Angeles Times dica che l’amministrazione democratica ha tagliato i fondi di prevenzione per gli incendi (falso pure questo). O che un senatore repubblicano come Andy Biggs dica che i soldi per combattere gli incendi siano stati destinati ai migranti. O che Alex James, agit prop conservatore e deus ex machina dell’account di disinformazione Infowars abbia teorizzato che gli incendi siano stati appiccati di proposito dall’amministrazione Biden come regalo di benvenuto al neo presidente Trump.

Il problema è che la gente gli crede.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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