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Guerra in Ucraina

Perché sul ricatto del grano ucraino non si può trattare con Putin: lo storico russo Etkind a Fanpage

L’esperto di storia del colonialismo e delle materie prime definisce “illegale” il blocco: “Solo una posizione drastica può indurre Mosca a rispettare il diritto internazionale”. E dopo la guerra, “defederazione e ridimensionamento della Russia”, dice a Fanpage.it.
A cura di Riccardo Amati
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Altro che trattativa, sul blocco navale che impedisce l’export ucraino di cereali e rischia di affamare il mondo, “l’Occidente dovrebbe porre alla Russia un ultimatum, come si faceva all’inizio del ‘900 quando un Paese violava il diritto di libero commercio sul mare”. Lo storico russo Alexander Etkind, tra i massimi esperti dell’utilizzo politico delle materie prime e del colonialismo da parte di Mosca, è drastico. E rincara subito la dose: “La Russia vende il grano di Kyiv su cui ha messo le mani, comportandosi da Paese coloniale, così come fece ai tempi di Stalin con l’Holodomor”. Il riferimento è alla carestia che tra il 1932 e il 1933 colpì l’Ucraina (Holodomor in ucraino significa “uccidere per fame”, ndr) causando – secondo le ricerche più recenti – più di tre milioni e mezzo di vittime. La repubblica ex-sovietica e altri 15 Paesi nel 2006 hanno riconosciuto l’Holodomor come un atto di genocidio da imputare al regime di Stalin.

Etkind prevede che la guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina finirà per provocare una ribellione delle regioni della Russia più ricche di risorse, da sempre penalizzate da Mosca. E che l’esito sarà una “defederazione” del Paese, che cesserà di esistere nelle sue dimensioni attuali. Etkind è autore – tra l’altro – di “Internal Colonization” (Polity, 2011), in cui tratta dell’esperienza imperiale della Russia, e di “Nature’s Evil” (Polity, 2021), una storia culturale delle materie prime. Ritiene che i regimi che si sono succeduti a Mosca si siano sempre comportati, anche verso la stessa Russia, come un “colonizzatore”, arricchendosi con la vendita delle materie prime depredate e infischiandosene dello sviluppo del Paese che le produce. Dopo aver insegnato a Cambridge e, negli ultimi otto anni, all’Istituto universitario europeo di Firenze (Eui), Alexander Etkind da settembre sarà professore alla Central European University (Ceu) di Vienna. Al momento sta tenendo un corso in Germania, all’Università di Costanza, dove Fanpage.it lo ha raggiunto al telefono.

Sui cereali ucraini è il caso che l’Occidente tratti con Mosca? O il ricatto di Putin è da ritenersi inaccettabile?

È senz’altro inaccettabile. Si tratta di circa il 20% del totale dei cereali prodotti globalmente. Una quantità enorme. E Putin chiede la revoca delle sanzioni contro la Russia, per lasciarli passare. Ma quel grano non è suo. È dell’Ucraina. Ed è bloccato dalla marina russa del Mar Nero. Una situazione che non dovrebbe certo essere oggetto di negoziato. Perché esiste il diritto internazionale, e un principio di diritto internazionale universalmente riconosciuto è quello del libero commercio marittimo. Per gli americani è anche un classico valore politico. Ne hanno fatto una dottrina, nel ventesimo secolo. In nome della quale hanno dichiarato guerre. La libertà di commercio sul mare dovrebbe essere intoccabile. Nessuno può bloccare il mare. Putin lo sta facendo. Quindi credo che ci dovrebbe essere un ultimatum, stile primi del Novecento: si chieda al signor Putin di ritirare la flotta del Mar Nero entro una settimana. Pena, la sua distruzione. Questa dovrebbe essere la risposta a Mosca. Perché quello di  Putin è peggio di un ricatto: è un embargo, un blocco navale. Completamente illegale. Non ha alcune ragione riconducibile al diritto. Ed è perpetrato in acque internazionali. Quindi deve esser rimosso. Punto.

Oltre a bloccare il grano ucraino nei porti, la Russia si è appropriata di diverse tonnellate  – centinaia di migliaia, secondo Kyiv – di cereali nei territori che ha occupato. È un’azione da Paese coloniale? 

Certamente sì. Ci si impadronisce con la forza di una materia prima e la si commercia per fare profitto. La Russia sta già vendendo il grano rubato all’Ucraina a clienti internazionali, nel Mediterraneo (secondo la Cnn in parte viene fatto passare dalla Siria per aggirare le sanzioni, ndr) e altrove. Questa è un’attività coloniale, e la Russia agisce quindi come un classico colonizzatore.

Parlando di Russia e di grano ucraino non può non venire in mente l”Holodomor”, la terribile carestia che nei primi anni Trenta del secolo scorso uccise milioni di persone per fame, in Ucraina. A dare il via alla carneficina furono gli ordini di Stalin.

Quello fu un altro esempio di colonialismo. Conseguenza diretta della collettivizzazione delle terre sovietiche decisa da Stalin. Una decisione che aveva motivazioni solo per il Cremlino e non si curava delle conseguenze nei territori ad esso sottoposti. Come è tipico dei colonialismi. Si prese la terra ai contadini, in tutta l’Unione Sovietica. E, guarda caso, i contadini iniziarono a morir di fame. Non solo in Ucraina.

Non era quindi un’azione diretta in modo specifico contro gli ucraini?

Le ultime ricerche del Centre for Economic Policy Research, estremamente sofisticate, mostrano che nei villaggi di lingua ucraina il tasso di mortalità fu più alto che altrove: i distretti dove viveva un’alta percentuale di ucraini soffrirono più degli altri, per l’Holodomor. Quindi si può ritenere che ci fu un accanimento “etnico” anti-ucraino, secondo questi studi. Ma, più in generale, le conseguenze della collettivizzazione forzata colpirono in molti luoghi. E quantitativamente il maggior numero di morti si ebbe in Kazakistan.

Lei sostiene – nei suoi scritti – che la Russia finirà per pagare la sua vocazione coloniale e imperiale con un forte ridimensionamento dei suoi territori. Le regioni che producono materie prime preziose, come gas e petrolio, un giorno rivendicheranno la loro indipendenza da Mosca per concentrarsi su uno sviluppo finora negato. Questa guerra, al di là di quali possano essere i suoi esiti immediati, potrebbe accelerare il processo? 

La conseguenza principale di questa guerra, dal punto di vista politico, sarà proprio il collasso della Federazione Russa. Una “defederazione” che libererà molti territori dalla sovranità di Mosca. Non so quando succederà. Forse entro un mese. Forse tra dieci anni. Dipende da molte variabili. Ma succederà. A causa della guerra di Putin all’Ucraina.

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