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Guerra in Ucraina

Perché l’incontro Biden-Zelensky allontana la pace in Ucraina: l’opinione dell’esperto

L’intervista di Fanpage.it a Aldo Ferrari, professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del programma di ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI): “L’incontro tra Biden e Zelensky è una prova di sicurezza e forza del numero uno di Kiev, ma allontana la pace con la Russia”.
A cura di Ida Artiaco
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"L'incontro tra Biden e Zelensky è una prova di sicurezza e forza del secondo indirizzata tanto all'interno del suo Paese che alla comunità internazionale. La risposta della Russia è già arrivata nei fatti: continuerà ad andare avanti, anche perché con questo rafforzato sostegno di Washington a Kiev allontana inevitabilmente la pace".

Così Aldo Ferrari, professore all'Università Ca' Foscari di Venezia e direttore del programma di ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), ha commentato a Fanpage.it l‘incontro che c'è stato ieri a Washington tra il presidente Usa Joe Biden e l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky, il primo di quest'ultimo all'estero dall'invasione della Russia.

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Prof. Ferrari, cosa rappresenta il viaggio negli Usa di Zelensky?

"In primo luogo c'è una dimensione politica interna e internazionale: Zelensky vuole dimostrare che, nonostante la guerra, adesso si sente più solido e per tanto ritiene sia possibile lasciare per qualche ora il Paese. È una prova di sicurezza e di forza indirizzata sia all'interno del paese sia a livello internazionale. L'altra evidenza è che per il primo viaggio all'estero ha prediletto l'alleato principale e determinante dell'Ucraina, vale a dire gli Usa, senza il cui sostegno politico, militare ed economico la resistenza non avrebbe potuto aver luogo".

Qualcuno ha paragonato il viaggio di Zelensky a quello di Churchill. È d'accordo?

"I parallelismi si possono fare. Questo non vuol dire che Zelensky abbia la statura di Churchill, dovrà ancora dimostrarlo. Sono sempre suggestivi, ma tutte le situazione storico-politiche sono diverse l'una dalle altre quindi forse sarebbe meglio concentrarsi sulla realtà di questo conflitto e scenario internazionale".

Tra i temi discussi da Biden e Zelensky c'è il nuovo pacchetto di aiuti Usa, che comprende i famosi missili Patriot. Quanto saranno importanti per il proseguo della guerra?

"Sono importanti perché rafforzano in maniera forte la difesa aerea dell'Ucraina che in questo momento è sotto attacco pesantissimo e devastante da parte dei missili russi che stanno distruggendo le strutture energetiche del Paese. Da questo punto di vista sono molto importanti, ma al tempo stesso non sono sufficienti e non influiranno su una eventuale ulteriore avanzata ucraina che possa riconquistare gli ultimi territori ancora in possesso della Russia. Quindi si tratta di una fornitura importante, ma non decisiva".

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Il commento della Russia a quanto successo ieri non è ancora arrivato. Come pensa risponderà?

"La risposta è già nei fatti. La Russia riconferma di non volersi fermare e di voler anzi rafforzare il proprio esercito, che finora non ha raggiunto gli obiettivi dichiarati anche perché era poco numeroso, male equipaggiato e non pronto ad una resistenza come quella che poi ha effettivamente incontrato. La Russia andrà avanti per la sua strada ed anzi di fronte a questo rafforzato sostegno di Washington e dell'Occidente all'Ucraina inevitabilmente la pace si allontana. Al momento nessuno sembra interessato a porre fine alle ostilità e questo è un fatto che dobbiamo tenere ben presente soprattutto noi europei".

Biden ha parlato anche di Nato, anche se Macron ha poi affermato che "Kiev nella Nato non è lo scenario più verosimile"…

"L'Ucraina nella Nato è un rischio molto grave. Noi non dobbiamo dimenticare che se questa guerra con la Russia è scoppiata, è essenzialmente a causa del timore di Mosca per l'ingresso di Kiev al suo interno. È un problema gravissimo. Noi occidentali dovremmo decidere, al di là della necessità di sostenere l'Ucraina, se al termine della guerra con la Russia vogliamo provare a costruire un rapporto migliore e più bilanciato di quello che avevamo negli ultimi 20 anni. Abbiamo ignorato per decenni il punto di vista russo concentrandoci sul nostro, ma ciò ha contribuito ulteriormente allo scoppio di questo conflitto. Noi europei dovremmo in qualche maniera elaborare una politica estera nei confronti di Mosca più lungimirante di quanto stiamo facendo. Macron, per quanto poco efficace risultino le sue posizioni, è l'unico leader europeo che pare voglia trovare una linea autonoma rispetto a Washington. Il resto dell'Europa è assolutamente ligio alle indicazioni Usa anche contro i nostri interessi economici".

Putin ieri ha parlato ancora di minaccia nucleare. Quando dobbiamo credergli?

"Io ritengo che si tratti di discorsi di deterrenza. La Russia sa benissimo quali sarebbero le conseguenze dell'uso degli armamenti atomici. Lo eviterà se manterrà un minimo di lucidità, che però è venuta meno a febbraio. È auspicabile che non ci sia un altro evento irrazionale che potrebbe avere delle conseguenze ben più gravi. Io tenderei a escludere, al di là della retorica, che la Russia ne voglia davvero fare sfoggio".

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