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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Perché rischiano di naufragare definitivamente i negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza

Dopo mesi di dialoghi rischiano di naufragare – secondo Blinken “definitivamente” – i negoziati tra Israele e Hamas per giungere a un cessate il fuoco duraturo nella Striscia di Gaza. Dove, intanto, si continua a morire. L’ONU: “Bambini bruciati vivi. C’è ancora un po’ di umanità?”. Biden chiama Netanyahu.
A cura di Davide Falcioni
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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avuto ieri sera una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. I due hanno discusso "dell'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e degli sforzi diplomatici per allentare le tensioni regionali". Lo ha rivelati su X la portavoce della Casa Bianca Emilie Simons, aggiungendo che al colloquio ha preso parte anche la vicepresidente Kamala Harris, candidata per i democratici alla Casa Bianca.

Israele non vuole ritirare le sue truppe dai corridoi tra Gaza ed Egitto

L'appello di Washington a Tel Aviv è arrivato in un momento particolarmente critico nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto all'inizio di questa settimana che questa potrebbe essere l'ultima opportunità per raggiungere un'intesa dopo mesi e mesi di estenuanti trattative culminate, ieri, con l'ammissione da parte di Netanyahu che "potrebbe non esserci" nessun accordo. Il leader israeliano avrebbe insistito sul fatto che le truppe delle IDF rimarranno nel corridoio di Philadelphi, sul confine tra Egitto e Gaza, e non si ritireranno come inizialmente concordato con Hamas. Questa decisione costituirebbe uno dei punti di divergenza principali nei negoziati in corso insieme alla richiesta di Hamas di consentire il ritorno nelle loro case a nord di Gaza di tutti i palestinesi. Il gruppo armato palestinese ha insistito affinché l'IDF si ritiri completamente da Gaza, ma Israele sarebbe intenzionata a mantenere un robusto contingente di occupazione, condizione inaccettabile però per la controparte.

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La proposta di Biden a Netanyahu

Proprio nel tentativo di ricomporre la rottura tra le parti e prendere ulteriormente tempo gli Stati Uniti si sono fatti promotori di una "proposta ponte" che non prevede in modo esplicito il ritiro delle forze israeliane da due corridoi strategici di Gaza: il Corridoio Philadelphi, lungo il confine con l'Egitto, e il Corridoio Netzarim, che divide da est a ovest l'enclave. Israele avrebbe offerto di ridimensionare le sue forze nel Corridoio Philadelphi, con "promesse" di ritirarsi dall'area ma nessun impegno vincolante. Un funzionario egiziano ha dichiarato all'Ap che sono poche le possibilità di una svolta dal momento che Israele si rifiuta di impegnarsi per un ritiro completo dalla Striscia di Gaza durante la seconda fase dell'intesa. La stessa fonte ha detto che Il Cairo ha informato Stati Uniti e Israele che non riaprirà il valico di Rafah senza il ritiro completo delle forze israeliane dal versante palestinese del valico e dal Corridoio Philadelphi.

Gaza, bambini uccisi e bruciati vivi

Mentre le parti continuano a discutere delle condizioni che portino a un cessate il fuoco, però, i palestinesi continuano a morire. Nelle ultime 24 ore almeno 50 civili sono stati uccisi, molti dei quali in un nuovo attacco dell'aviazione in una scuola dell'agenzia ONU UNRWA che ospitava centinaia di sfollati. "C'è ancora un po' di umanità? Oggi giungono notizie di un altro orribile attacco in una delle nostre scuole nella città Gaza. Bambini uccisi e feriti. Alcuni sono stati bruciati vivi", ha confermato su X il direttore UNRWA Philippe Lazzarini.

A fargli eco Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il quale ha ribadito che "non esiste un posto sicuro a Gaza". "Le persone sfollate a seguito degli ordini di evacuazione corrono gravi rischi per la loro sicurezza mentre fuggono e arrivano in aree con scarse o nulle forniture e servizi. Ai civili deve essere consentito di cercare protezione. Agli sfollati deve essere garantito anche il diritto al ritorno volontario". Ma le parole dei massimi esponenti dell'ONU rischiano di restare ancora una volta inascoltate.

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