Perché Putin è nervoso dopo le parole di Macron sulla Nato in Ucraina: l’analisi del discorso dello zar
Entro il 2030 la Russia sarà al riparo di uno scudo nucleare insuperabile grazie ai Poseidon, ai Burevestnik, ai Sarmat e a chissà quali altri super-missili; i russi nel frattempo riceveranno incentivi per far figli e, sotto lo scudo, cammineranno sereni con tanti bei bambini nei parchi di un Paese ricco. Questa è l’essenza del discorso di Vladimir Putin alle Camere riunite del Parlamento dal punto di vista dei russi. Almeno, è quello che si evince dai commenti — prevalentemente ironici — sui loro social. Ah, viene anche sottolineato come Putin abbia promesso che nel 2030 l’aspettativa di vita arriverà ai 78 anni, dai 73 attuali. Non stupisce: il presidente a vita “nel 2030 avrà proprio 78 anni”, nota l’accademico Mark Galeotti su Twitter.
L’aspetto apocalittico del sermone putiniano non ha avuto in Russia lo stesso effetto che ha avuto dalle nostre parti. Loro ci sono abituati, agli scenari apocalittici. Glieli dipinge ogni sera il telegiornale spiegando come noi occidentali vogliamo distruggerli. E spiegando anche che è meglio prevenire che curare: per esempio potrebbe essere utile “annegare la Gran Bretagna in uno tsunami radioattivo” a suon di torpedini Poseidon, per usare testualmente le parole Dmitry Kiselyov, direttore del maggior gruppo editoriale statale nonché conduttore di punta dell’equivalente locale di Tg1 e annessi talk-show.
“Il discorso di Putin è stato quasi completamente incentrato sulla politica interna”, dice da Mosca a Fanpage.it Timofei Bordachev, direttore dei programmi del Club Valdai, la “Davos di Putin”, nonché advisor del governo russo. “Lo Stato ha un sacco di soldi e il presidente ha detto come li spenderà”. Abbiamo spiegato anche recentemente che i “regali dello zar” sono uno dei motivi per cui la Russia non va in bancarotta e la sua economia cresce.
“Il solito blah blah. Ha promesso di tutto a tutti: un intervento francamente noioso”, è il commento tranchant di Boris Bondarev, uno che la vede in modo opposto rispetto a Bordachev ma concorda con lui su questo punto. Bondarev è il diplomatico che si dimise, con molto clamore, dal ministero degli Esteri di Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina, da lui fermamente condannata. Vive adesso sotto protezione della polizia in uno stato europeo. Gli chiediamo se i russi credono alle promesse del capo: “Credono alla forza”, risponde. E la Russia di Putin è forte? “L’importante non è essere forti ma sembrarlo. Se si crede che la Russia sia forte, allora lo è”.
Cerchiamo di riportare il dialogo sul piano militare e diplomatico. Le parole di Putin sembrano rilanciare in modo cupo la narrativa nucleare. Da noi spaventano. Lo facciamo presente a Bondarev. “Voi in Occidente leggete poco Sun-tzu. In particolare, la maggior pare dei vostri leader sembra proprio non sapere niente, di Sun-tzu. A parte, forse, Macron (Sun-tzu è il leggendario generale, stratega e filosofo cinese del 500 avanti Cristo a cui è attribuito il manuale “L’arte della guerra, ndr”).
In effetti al Cremlino sembrano più attenti alle lezioni della strategia orientale. Una delle massime di Sun-tzu è che la miglior vittoria la si ottiene se non c’è bisogno da dar battaglia per ottenerla. Che significa utilizzare tutto quel che si può, dalla propaganda a ogni tipo di arma psicologica e logistica, per vincere senza dover usare le armi tradizionali. Quando sentite dire che la “guerra ibrida” l’hanno inventata i russi o sentite parlare della inesistente “dottrina Gerasimov”, rifletteteci su.
Quindi, i riferimenti fatti da Putin alla capacità della Russia di colpire con armi atomiche qualsiasi Paese occidentale non sono altro che guerra psicologica, alla Sun-tzu, sostiene Bondarev. Ma perché proprio ora e con questi toni? Non è che qui oltre che alla psicologia c’entri la psichiatria? “Nemmeno un po’”, risponde l’ex feluca dello zar a Fanpage.it. “Se non ripeti abbastanza spesso le tue minacce, qualcuno può finire per scordarsene”. Bondarev ritiene che al Cremlino siano parecchio nervosi. Forse perché Macron legge Sun-tzu. Comunque, anche se non lo legge, la minaccia — perché anch’essa lo è — fatta da Macron di portare stivali occidentali sul terreno ucraino deve aver creato un bel po’ di scompenso a Mosca, spiega il diplomatico in esilio.
Il presidente Putin ha risposto direttamente al presidente Macron? Lo chiediamo al consulente del Cremlino Timofei Bordachev: “In un certo senso sì. Ma la sua risposta non era a Macron; era piuttosto agli Stati Uniti, ai cui dettami Macron e gli altri leader europei devono adeguarsi perché gli Usa sono leader, egemoni e responsabili per ogni decisione degli altri”. Però il presidente francese ha dimostrato di non prendere ordini da nessuno ed è stato “professionale”, nota Boris Bondarev.
Invece, i colleghi europei di Macron sono “molto poco professionali”, aggiunge. Perché “sono corsi subito a respingere l’idea francese. Avrebbero dovuto lasciare Putin nel dubbio. A domandarsi se davvero la prospettiva è uno scontro diretto con la Nato. Invece, gli hanno chiaramente dimostrato che loro stessi tremano alla prospettiva”. Esattamente quel che Putin aveva necessità di sapere.
Il problema, dice Boris Bondarev, “è tutto nelle due narrative divergenti che l’Occidente, e in particolare l’Europa, hanno sposato: da una parte, si dice che la difesa dell’Ucraina è fondamentale e che bisogna aiutare Kyiv a oltranza, perché ne va della libertà di tutti e la Russia non deve vincere. E poi c’è la narrativa secondo cui comunque la Nato deve evitare in tutti i modi uno scontro diretto con la Russia”. È evidente, conclude Boris Bondarev, come sia “poco professionale”, dal punto di vista politico, fare di questi due ragionamenti di senso opposto un’unica linea da seguire: “È ovvio che sempre più persone si stiano domandando se davvero l’Ucraina sia così importante e se valga poi la pena sostenerla fino in fondo”. E questo è un ottimo calmante per il “nervosismo” di Putin.