Qualcuno, tipo Gasparri, aveva individuato nell'attentato a Chiarlie Hebdo nel 2015 le ragioni di Oriana Fallaci. Cioè le ragioni della guerra in virtù di uno scontro di civiltà.
Oriana Fallaci chi? Quella che ha passato un pezzo della sua vita raccontando, bene, il mondo e le sue trasformazioni. Ma anche quella che negli ultimi anni aveva sbroccato come uno George Bush qualsiasi al bancone del bar. E complice una malattia (e chissà cos'altro) era finita per sostenere "se costruiscono una moschea a Colle Val d'Elsa vado a prendere l'esplosivo e la faccio saltare io personalmente". Cioè una che allo stesso tavolo avrebbe fatto fare la figura del tenero a George Bush.
Una fine di merda, insomma, a cui però gli stolti (che i suoi libri più belli non li hanno letti e si sono fermati ai suoi editoriali sul Foglio di Ferrara), si appigliano per provare l'improvabile. E cioè che l'attentato a Chiarlie Hebdo sarebbe la prova che non è possibile una convivenza pacifica con l'Islam e che per salvarci doppiamo continuare a usare la guerra come mezzo per esportare la democrazia.
Eppure la lettura dell'attentato a Charlie Hebdo è esattamente opposta, e cioè certifica la sconfitta della guerra in tutte le sue forme. Perché, ricordiamolo, la linea di Oriana Fallaci non era solo di Oriana Fallaci, ma fu quella che poi venne ferocemente applicata da quasi tutti gli Stati del mondo occidentale.
Infatti nonostante la seconda potenza mondiale (come la definì il New York Times) fosse il movimento per la pace, noi quella lotta la perdemmo. E vinsero le destre, Bush e D'Alema.
Ricordiamo qualche cifra: la guerra in Afghanistan cominciò il 7 ottobre del 2001 (ed è ancora in corso) e la guerra in Iraq il 20 marzo 2003. Il 90% dei morti sono stati civili, fra questi bambini e donne la maggioranza. La guerra in Afghanistan costa ancora oggi 250 milioni di euro al giorno, cioè la stessa cifra che servirebbe per costruire finanziare e far funzionare dieci centri ospedalieri di prima eccellenza per tre anni (Gino Strada, conti alla mano). Senza considerare le cifre della guerra in Iraq, il mantenimento di Guantanamo e la violazione sistematica dei diritti civili.
Praticamente se la coalizione internazionale avesse riposato una settimana, o invece del 7 ottobre fosse partita, ad esempio, il 15 ottobre (cioè otto giorni dopo), avremmo avuto i soldi per costruire 80 ospedali di prima eccellenza e farli funzionare per tre anni. E, rimandando la partenza di un'altra settimana ancora, avremmo potuto costruire 800 asili. Immaginatevi cosa avremmo potuto fare evitando del tutto le guerre e seguendo la linea del movimento per la pace. Invece quel giorno del 2001 vinsero le linee politica di Oriana Fallaci, di George Bush e (in Italia) di Massimo D'Alema e Berlusconi.
Ricordiamocele, queste cose, perché presto tenteranno altri imbrogli, svilendo il principio e mistificando la realtà. E noi dobbiamo avere cuore grande e mente ferma.
Un abbraccio a chi cammina per la pace, alle dodici famiglie e ai loro dodici cari. Viva Charlie Hebdo! In alto le matite!