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Guerra in Ucraina

Perché non è vero che la Russia sta perdendo la guerra in Ucraina

Non facciamoci ingannare dal ritiro russo da Kiev o dall’affondamento dell’incrociatore Moskva: gli obiettivi militari di Putin sono prossimi a essere raggiunti, e l’esercito ucraino ha subito perdite molto pesanti: un’analisi delle forze in campo, dopo 50 giorni di conflitto.
A cura di Luigi Chiapperini
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Ma la Russia sta veramente perdendo questa guerra?
Il ritiro di alcune Armate combinate russe dalla capitale Kiev e l’affondamento dell'incrociatore lanciamissili Moskva, nave ammiraglia della Marina militare russa del Mar Nero, sono colpi non solo all'immagine delle Forze armate ma anche alla futura reale capacità della Russia di colpire il sud ovest dell'Ucraina nell'area di Odessa o in altre aree come lungo la direttrice verso Dnipro. Anche le pesanti perdite e il mancato sfondamento nelle aree di Kharkiv e Kherson sono considerati da molti commentatori degli insuccessi inaspettati.

Peraltro c’è da evidenziare come lo sforzo iniziale su Kiev non va ritenuto militarmente completamente inutile, tenuto conto che ha drenato reparti ucraini dalle altre direttrici meridionali; ci riferiamo al nord della Crimea e al Donbass. Inoltre non sono pochi i territori sinora occupati dalle unità russe; si tratta di migliaia di chilometri quadrati pari, solo per fare un paragone, all’estensione di alcune regioni italiane.
Quindi attenzione, tutto ciò che è accaduto sinora non significa che la Russia sia debole. Stiamo parlando di un confronto armato dove si deve tener conto anche dell'efficacia di chi si contrappone con la forza, in questo caso l'esercito ucraino che sta facendo, anche con l'aiuto fondamentale da parte dell’Occidente, la sua parte. Peraltro l'aviazione e la componente corazzata dell'Ucraina sono state quasi completamente neutralizzate ed ecco la richiesta urgente di aerei e carri armati.

Inoltre c'è da evidenziare che la Russia ha effettivamente quasi completamente raggiunto quelli che sembravano essere gli obiettivi militari minimi: mettere in sicurezza la Crimea per farla poi riconoscere parte integrante della Russia, acquisire il controllo del sud est dell'Ucraina che, con la conquista di Mariupol, assicurerà un continuum territoriale tra Donbass e Crimea chiudendo di fatto il Mare di Azov, ed eliminare il discusso Battaglione “Azov” che simbolicamente rappresenta l'elemento definito da Putin nazista.

Ora per la Russia rimane da conquistare l’intero Donbass e ciò sarà più agevole rispetto a quanto fatto sinora grazie alle unità recuperate dal fronte nord e riorganizzate, alimentate e ridislocate a sud.
In questi giorni si parla molto anche della possibile adesione alla NATO di Finlandia e Svezia con conseguente ulteriore allargamento dell’Alleanza ad est e accerchiamento della Russia. In merito sarebbe risultato d’uopo non far naufragare, o quasi, come è avvenuto negli ultimi anni, il NATO-Russia Council, il meccanismo di consultazione e cooperazione creato nel 2002 proprio in Italia a Pratica di Mare. Dopo la guerra fredda si pensava in prospettiva anche ad una alleanza vera e propria che invece è naufragata. A partire dal 2014, pur essendoci state alcune riunioni l'ultima delle quali lo scorso gennaio, la reciproca diffidenza ha portato ad un raffreddamento delle relazioni che ha raggiunto livelli che non si vedevano dalla caduta del muro di Berlino. Lo schierarsi di alcune nazioni da una parte o dall'altra è da considerarsi una pratica che non si può evitare se non ricostruendo reciproca fiducia. Peraltro, chi chiede di entrare nella NATO, come è successo negli ultimi 20 anni con tanti paesi dell'ex Patto di Varsavia e che potrebbe accadere nei prossimi mesi con Paesi sinora non schierati come la Finlandia e la Svezia, o chi continua ad ospitare esercitazioni delle Forze armate russe e far sbarcare armamenti trasportati da aerei cinesi sul proprio territorio come sta facendo la Serbia ormai da anni, lo fa liberamente scegliendo da che parte stare. Naturalmente tutto ciò innegabilmente non aiuta a far scalare la tensione.

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Generale di Corpo d'Armata in quiescenza dei lagunari Luigi Chiapperini, membro del Centro Studi dell’Esercito, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO in Afghanistan nel 2012, coautore del libro “Geopolitica e Strategia” (Edizioni Artestampa, 2024).
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