video suggerito
video suggerito
Conflitto Israelo-Palestinese

Perché non ci sarà un’escalation di Israele con Iran e Libano dopo l’uccisione del numero due di Hamas

Lorenzo Trombetta, analista Limes, dopo l’uccisione di Saleh al-Arouri: “Non credo ci saranno ripercussioni su larga scala né che assisteremo a un’escalation militare o a una risposta simmetrica né da parte di Hamas, né da parte di Hezbollah e Iran. Oggi per questi gruppi bombardare Tel Aviv o Haifa sarebbe tecnicamente possibile, ma avrebbe effetti probabilmente devastanti per i loro stessi interessi”.
Intervista a Lorenzo Trombetta
Analista di Limes, corrispondente Ansa e ricercatore con sede a Beirut.
A cura di Davide Falcioni
103 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Un attacco di droni nella periferia meridionale di Dahiyeh, roccaforte di Hezbollah a Beirut, ha ucciso ieri un altissimo funzionario di Hamas, Saleh al-Arouri: si tratta della figura di maggior spicco del gruppo islamista assassinata dopo gli attacchi del 7 ottobre a Israele, di un uomo che nel corso degli anni aveva avuto un ruolo di primissimo piano soprattutto nella costruzione di alleanze con l'Iran, la Turchia ed Hezbollah in Libano.

Il governo di Tel Aviv non ha rivendicato la paternità del raid. Mark Regev – consigliere del premier Netanyahu – ha dichiarato all'organo di stampa statunitense MSNBC che Israele non si assume nessuna responsabilità, aggiungendo tuttavia che "chiunque sia stato, deve essere chiaro: questo non è stato un attacco allo Stato libanese". Al contrario, quello a Saleh al-Arour è stato "un attacco chirurgico contro la leadership di Hamas". Anche Danny Danon, ex inviato israeliano all'ONU, ha accolto con favore il raid e si è congratulato con l'esercito israeliano, lo Shin Bet, i servizi di sicurezza e il Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, per aver ucciso al-Arouri. "Chiunque sia stato coinvolto nel massacro del 7 ottobre deve sapere che li raggiungeremo e chiuderemo il conto con loro", ha detto su X il diplomatico.

Insomma, pur in assenza di una rivendicazione ufficiale non ci sono dubbi che l'uccisione di Saleh al-Arour è stata opera di Israele. Pur avendo ucciso oltre 20mila civili a Gaza, Tel Aviv ha dimostrato che – volendo – può colpire con la massima precisione i suoi obiettivi senza causare vittime innocenti. Ma quali saranno le conseguenze di questo attacco al cuore di Hamas? Quale sarà la reazione del gruppo islamista e dei suoi alleati? Fanpage.it ha interpellato Lorenzo Trombetta, analista di Limes, corrispondente Ansa e ricercatore con sede a Beirut.

Lorenzo Trombetta
Lorenzo Trombetta

Il numero due di Hamas – Saleh al-Arouri – è stato ucciso ieri a Beirut. Qual è il valore di questa azione?

Indubbiamente il valore è molto alto. Israele ha ucciso un personaggio ai vertici della struttura regionale di Hamas nonché un serio candidato alla successione di Yahya Sinwar, attuale leader del gruppo islamista all'interno della Striscia di Gaza. L'eliminazione di al-Arouri costituisce per Israele un elemento chiave per colpire la struttura operativa di Hamas, quella che ha funzioni concrete e non si limita a discutere e negoziare da Doha o dal Cairo, come nel caso ad esempio di Ismail Haniya. Saleh al-Arouri era infatti un anello di congiunzione fondamentale tra Hamas ed Hezbollah in Libano, ma negli ultimi sei/sette anni aveva sviluppato eccellenti contatti anche con Turchia e Iran. Insomma, l'uccisione del numero due di Hamas ha effetti sia sul piano militare che su quello politico. A questi, poi, va aggiunto un messaggio chiaro lanciato da Tel Aviv: quello di essere i grado di colpire con precisione i propri nemici ovunque essi si trovino, anche nel cuore della roccaforte di Hezbollah nel sud di Beirut, in una zona finora considerata assolutamente sicura dai leader del movimento palestinese.

Quali saranno, invece, le immediate conseguenze della morte del numero due di Hamas?

Non credo ci saranno ripercussioni su larga scala né che assisteremo a un'escalation militare o a una risposta simmetrica né da parte di Hamas, né da parte di Hezbollah e Iran. Oggi per questi gruppi bombardare Tel Aviv o Haifa sarebbe tecnicamente possibile, ma avrebbe effetti probabilmente devastanti per i loro stessi interessi. Aggiungo che nel caso del Libano l'opinione pubblica è molto preoccupata e sta montando l'opposizione interna: non mi riferisco ovviamente a quella delle comunità vicine a Hezbollah per lo più sciite, ma a tutte quelle persone che non sono mai state solidali con Hezbollah e lo considerano solo un "burattino" manovrato dall'Iran. E di questo i leader di Hezbollah devono necessariamente tenere conto: vedremo oggi cosa dirà Hassan Nasrallah nel suo discorso alla nazione.

Perché Israele non ha apertamente rivendicato la paternità dell'uccisione a Saleh al-Arouri?

È la prassi: Israele non è solita rivendicare gli attacchi che effettua a differenza degli Stati Uniti, che comunicarono al mondo le uccisioni di Osama Bin Laden o Qasem Soleimani. Nel caso di Tel Aviv è diverso: l'operazione è stata preparata con estrema cura con un importante lavoro di intelligence. Quando è stato scoperto il nascondiglio di Saleh al-Arouri è stato effettuato un attacco "chirurgico" in un palazzo che affaccia su una strada molto trafficata. Nonostante ciò, non ci sono state vittime civili ma sono morti solo membri di Hamas.

Immagine

Cosa cambia all’interno di Hamas dopo la morte di uno dei suoi elementi più autorevoli?

I singoli individui sono molto importanti in tutte le organizzazioni politiche e sicuramente Saleh al-Arouri non sarà facilmente sostituibile: Hamas ha perso una figura eccellente, un personaggio capace di gettare ponti e tessere relazioni di lungo termine. La sua morte non avrà effetti immediati sulla capacità del gruppo palestinese di reagire o resistere nella Striscia di Gaza, ma potrebbe compromettere nei prossimi mesi la capacità del movimento islamico di tessere relazioni con Iran, Hezbollah, Turchia, Siria ed Egitto. Saleh al-Arouri infatti era un uomo di mediazione, un personaggio che nelle riunioni sapeva mettere da parte posizioni massimaliste a favore di altre più moderate. Insomma, sebbene in Occidente venga descritto come un brutale terrorista il numero due di Hamas ucciso ieri era in verità un personaggio molto incline alle trattative e abituato ad "alzare il telefono" e negoziare anche coi suoi nemici.

La morte di Saleh al-Arouri, quindi, compromette almeno temporaneamente i già complicati negoziati tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco?

Assolutamente sì. Già nelle ore immediatamente successive sono arrivate prese di posizione dure da parte dell'Egitto, che ha sospeso i faticosi colloqui per arrivare una tregua e criticato l'azione di Israele. Non sappiamo a che punto fossero i negoziati per un cessate il fuoco ma la situazione è stata "congelata", almeno nel breve termine. Ritengo comunque che le parti torneranno a parlarsi nelle prossime settimane o mesi, perché comunque l'assassinio di Saleh al-Arouri non ha cambiato la situazione sul campo: ci sono ostaggi da liberare, c'è la Striscia di Gaza messa a ferro e fuoco e trattare è interesse sia di Hamas che di una parte del governo israeliano.

Dopo quasi tre mesi dall’inizio della guerra a che punto è Israele rispetto all’obiettivo dichiarato di distruggere Hamas?

Credo che Tel Aviv debba necessariamente aggiornare i suoi obiettivi perché quello della distruzione totale di Hamas è oggettivamente irrealizzabile: è evidente che una struttura non solo politica e militare ma anche sociale come quella del gruppo islamico non può essere annientata con le bombe, a meno che non si ricorra a uno sterminio. Detto ciò, i leader israeliani hanno dichiarato nei giorni scorsi che la guerra proseguirà per tutto il 2024: gli obiettivi realmente alla portata di Tel Aviv sono la liberazione gli ostaggi e la messa in sicurezza delle città intorno alla Striscia di Gaza raggiungibili dai razzi di Hamas. Insomma, ben presto Israele sarà costretta a rivedere i suoi obiettivi al ribasso.

103 CONDIVISIONI
935 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views