Perché non ci sarà nessun cessate il fuoco in Ucraina, nonostante Trump: l’analisi del consigliere di Putin
Chi si aspetta che la presidenza Trump possa portare a una rapida soluzione del conflitto in Ucraina ha fatto male i suoi calcoli. Il Cremlino "dirà di no a ogni eventuale proposta della nuova amministrazione Usa per un cessate il fuoco col congelamento dell’attuale linea del fronte". Il nostro obiettivo "resta quello della smilitarizzazione dell’Ucraina e della sua esclusione da ogni tipo di alleanza militare con l’Occidente, in ambito Nato o meno". Parola di Dmitry Suslov, uno dei più ascoltati consiglieri di Vladimir Putin.
Il politologo moscovita sostiene comunque che Trump, col tempo, inizierà a diminuire il sostegno americano a Kyiv. "Il fardello resterà tutto sulle spalle dell’Europa, e ciò esacerberà le difficoltà interne di Paesi come Germania e Francia, accelererà la spaccature nell’Unione e il fallimento delle attuali élite", spiega a Fanpage.it.
"Si rafforzeranno quindi le forze nazionaliste, e questo è interamente nell’interesse della Russia". Con tanti saluti a quanti pensano che a Mosca comandino gli eredi della Terza internazionale e che il regime di Putin non faccia lo stesso gioco dell’estrema destra europea.
Quando la Russia vincerà in Ucraina, "si creeranno forze centrifughe sempre maggiori nell’alleanza atlantica e nell’Unione Europea", prevede Suslov. "Molti Paesi inizieranno a comportarsi in modo indipendente dall’alleanza atlantica e dall’Ue".
A partire, indovinate un po', dall’Italia: "Attualmente, anche partiti tradizionalmente populisti e di destra come quello di Giorgia Meloni, a causa della linea di contrapposizione geopolitica indicata da Washington e Bruxelles si schierano contro la Russia". Con Trump a Washington e l’Ucraina sottomessa, Meloni in un attimo si cambierebbe dalla parte “giusta”, secondo il politologo di Putin. Per affinità ideologica, oltre che per convenienza.
Tra i maggiori vantaggi che il ritorno del tycoon alla Casa Bianca offrirà alla Russia, dice il consigliere del Cremlino, c’è la certezza di poter contare nel prossimo futuro su un’Europa "sempre più divisa". Anzi su una vera e propria "crisi dell’Unione Europea". Una specie di implosione che consentirebbe a Mosca "di poter trattare solo con i singoli Stati e non con il blocco continentale", secondo quella che da anni è la sua strategia di politica estera: si chiama "opportunismo costruttivo". Anche se spesso più che costruire distrugge.
Dmitry Suslov insegna alla Hse, la Bocconi russa. Qualche mese fa sostenne la necessità di un’esplosione nucleare dimostrativa per far passar la voglia all’Occidente di dare all’Ucraina il via libera all’utilizzo dei suoi missili a lungo raggio per colpire obiettivi militari in Russia.
Quelli che ha rilasciato a Fanpage.it sono stati i primi commenti ufficiali di Mosca sulle possibili conseguenze della vittoria elettorale repubblicana in America sulle relazioni con la Russia e sulla guerra in Ucraina. Parlando con noi al telefono, Suslov non ha fatto alcun distinguo: le sue posizioni sono quelle del regime. Né il suo ruolo, gli consentirebbe altrimenti.
"È evidente che prima di dare interviste a media occidentali, e su temi di questo tipo, una persona vicina al regime debba avere un brief dai vertici", sostiene l’ex diplomatico russo Boris Bondarev, interrogato in merito da Fanpage.it. Questi meccanismi lui li conosce bene.
Putin finora non ha telefonato al presidente americano eletto. Gli ha fatto le congratulazioni solo indirettamente, di fronte ai partecipanti della conferenza che riuniva a Sochi proprio molti dei suoi consiglieri. Ha detto che parlerà con Trump e ha definito "degna di attenzione" la sua iniziativa per l’Ucraina, di cui si sa solo quel che ha scritto il Wall Street Journal: congelamento della guerra, Kiev fuori dalla Nato, integrità territoriale del Paese con regioni autonome, zona demilitarizzata, Ue incaricata dei meccanismi di attuazione dell’accordo e dei fondi per la ricostruzione. Il presidente russo non ha elaborato in alcun modo sul presunto piano Trump per la pace.
I giornali russi hanno fatto titoli neutri sul trionfo di The Donald. Forse anche loro attendevano il brief. Solo il popolare Moskovsky Komsomolet, all’indomani dell’elezione, ha osato scrivere in prima pagina che "a Kyiv Zelensky deve essere molto arrabbiato". Qualche funzionario ha parlato come fonte anonima con la stampa indipendente russa — ovvero con le testate russe con base all’estero, perché nel Paese di media indipendenti non ne sono rimasti.
Le fonti hanno riferito al Moscow Times di ritenere che se il presidente americano proporrà una trattativa su un cessate il fuoco "a Mosca non troverà nessuno a rispondergli". Altre fonti anonime vicine al governo, sentite da Meduza, hanno espresso dubbi altrettanto forti sulla "pace americana" per l’Ucraina: "Non è più la situazione di qualche anno fa, oggi Putin sta costruendo una coalizione anti-occidentale e si è alleato con la Cina, a cui Trump si oppone con tenacia. Non è tempo di concessioni. Non accetterà mai un negoziato". Il pessimismo prevale. Nessuno sembra aspettarsi novità immediate sull’Ucraina né un miglioramento delle relazioni con gli Usa.
"È chiaro che dopo aver sbandierato al mondo che porterà la pace in 24 ore, Trump sull’Ucraina qualcosa dovrà fare, e presto", sottolinea l’ex feluca di Putin Bondarev, che si dimise subito dopo l’invasione criticando ferocemente la politica estera del suo governo. "Ma non c’è da aspettarsi che insista più di tanto: le sue priorità sono gli affari interni, deve affrontare la spaccatura nella società Usa".
Certo la Russia "potrebbe approfittare dell’isolazionismo della nuova amministrazione Usa, per vincere la sua guerra". L’ex diplomatico però non crede che ci saranno variazioni drastiche nelle posizioni statunitensi: "La macchina della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato è in grado di mediare e moderare le pulsioni di qualsiasi presidente, Trump compreso". Di una cosa anche Bondarev è certo: Putin non accetterà mai un accordo che possa anche lontanamente far pensare a una sconfitta, in Ucraina.
"Il fatto è che Trump non vuole una vera soluzione, vuole solo congelare la guerra", sottolinea Dmitry Suslov. "E questo è al 100 per cento contrario agli interessi della Russia. Perché l’Ucraina, continuerebbe ad avere aiuti militari dagli Usa, contatti con i servizi di intelligence occidentali e un sostanziale sostegno esterno". Un mero stop alla guerra “permetterebbe agli Stati Uniti di rafforzare il dispositivo militare di Kyiv". Inoltre "ci sono ragioni per ritenere che Trump minaccerebbe di eliminare i limiti all’utilizzo dei missili da parte di Kyiv". E la cosa "renderebbe quanto mai probabile uno scontro diretto tra la Russia e la Nato", dice Suslov.
Non è una minaccia, ma ci somiglia parecchio. Inutile prendersi in giro: la situazione anche con la presidenza Trump resta cupa. La Russia vuole un’Ucraina demilitarizzata e senza alcun contatto con l’Occidente nella sfera della sicurezza. Cosa che equivale — ci pare — a volere la disfatta del Paese invaso. "Non è una questione territoriale", le quattro regioni che ci siamo annessi non sono mai state un obiettivo di guerra, argomenta il professore. Che non vede più possibile nemmeno una soluzione — peraltro l’avrebbe preferita, chiarisce — con la quale l’Ucraina abbia una residua indipendenza politica, almeno riguardo alla scelta di far parte dell’Unione Europea.
"Diremo di no a un’offerta di pace che preveda solo uno stop della guerra senza la smilitarizzazione e la rinuncia di Kyiv a ogni forma presente e futura di cooperazione militare con l’Occidente", conclude il politologo di Putin. "Chiunque tra gli esperti e i consiglieri del governo, in Russia, definirebbe una soluzione del genere una disfatta".
A Mosca in questi giorni gira un anekdot, una barzelletta: un russo si sveglia dopo sette anni di coma: "Cosa succede nel mondo", chiede. "Il nostro presidente è Putin e quello americano è Trump", gli rispondono. "Meno male, non mi sono perso nulla". A pensarci bene, è proprio questo il guaio. Il mondo sembra in lotta col futuro. E al vertice dei Paesi più armati — e con che armi — della terra "ci sono ancora questi due vecchi piuttosto cattivi e disgustosi, che nemmeno si piacciono tra loro", chiosa Boris Bondarev.