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Perché l’Unione Europea è l’unica speranza che abbiamo contro un mondo di guerre e nazionalismi

In un mondo che si arma e di nazionalismi di ritorno, l’Unione Europea rappresenta l’unico argine di pace e cooperazione. Ed è in questa direzione che deve evolvere, se non vuole essere travolta.
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C’è una foto che parla più di mille articoli. In quella foto ci sono una mamma e una figlia ucraine che sorridono felici mentre mentre oltrepassano il confine tra Ucraina e Polonia. Dentro quel sorriso c’è sollievo. Il sollievo di aver lasciato una terra devastata dalla guerra, per terre in cui la guerra non c’è. Quella terra in cui non c’è la guerra si chiama Unione Europea e in questi giorni in cui tutto sembra ripiombare dentro gli angoli più bui del Novecento – il nazionalismo, l’imperialismo, la guerra fredda, l’incubo atomico – forse dovremmo stringerci forte attorno alle eredità più preziosa del secolo breve: la costruzione di uno spazio di pace nel cuore di un continente che fino ad allora era stato il teatro delle più efferate guerre dell’umanità.

Quando parliamo di spazio di pace, beninteso, non ci riferiamo solo al fatto che far parte dell’Unione Europea è una specie di assicurazione contro la guerra, sia perché l’Unione nasce affinché i Paesi membri non combattano tra loro, sia per il mutuo soccorso che ciascuno dei Paesi membri accorderebbe a qualunque tra loro fosse minacciato dall’esterno, sia perché a nessun Paese europeo verrebbe in mente di invaderne altri, in virtù di una cultura della pace che appare consustanziale all’idea stessa della bandiera con le dodici stelle.

Intendiamoci: non tutto è oro quel che luccica e l‘indifferenza complice nei Balcani, le scorribande francesi in Africa, così come la seconda guerra del Golfo e le “bombe umanitarie” su Belgrado stanno lì a dire che non siamo un continente senza macchie e senza colpe da espiare Ma dentro un mondo di potenze che si riarmano l’una contro l’altra, l’Unione Europea rimane l’unica grande potenza geopolitica che è tale senza avere una sua forza militare. L’unica costantemente protesa al dialogo e alla mediazione diplomatica, e lo dimostrano i contatti continui tra Macron e Putin, così come il tentativo di Macron e Scholz di coinvolgere il presidente cinese Xi Jinping nella soluzione della crisi ucraina. L’unica che prova a rispondere alle crisi del mondo con l’arma della cooperazione e dell’aiuto reciproco – e la pandemia ne è un indizio -, l’unico reale antidoto ai nazionalismi di ritorno che sembrano oggi riemergere con più forza che mai in questo terzo decennio del ventunesimo secolo e a cui l’Unione Europea oppone un modello diametralmente opposto.

Sappiamo bene di non essere sempre all’altezza delle nostre ambizioni. Anzi, sono più le volte che non lo siamo. Non lo siamo quando mettiamo il filo spinato tra Polonia e Bielorussia, facendo morire al freddo centinaia di persone. Non lo siamo quando facciamo accordi con dittatori come Erdogan per abbandonare là milioni di profughi siriani. Non lo siamo quando facciamo accordi con la Libia. Non lo siamo quando facciamo della nostra diversità una fortezza.

Sono gli occhi degli altri, di quella mamma e di quella bambina, di quelle persone che sventolano la bandiera a dodici stelle come un vessillo di libertà, di autodeterminazione e di pace, dei tiranni che temono l’europeismo quanto i missili atomici – e infatti finanziano generosamente i partiti, i movimenti e leghe affinché lo combattano – a dirci quanto questo esperimento politico possa rappresentare la speranza di un mondo diverso, in cui si affrontano emergenze come le pandemie, i cambiamenti climatici, i conflitti territoriali tutti assieme, non gli uni contro gli altri.

Se anche non vi rende orgogliosi l’Unione Europea così com’è oggi – e non riusciamo a biasimarvi -, dobbiamo tuttavia essere consapevoli che questa strana alchimia geopolitica – un accrocchio di ex potenze imperialiste e di nemici storici, senza un esercito e senza un vero leader – è oggi l’unico, vero argine contro il ritorno di un mondo dominato dai conflitti e dalle mire egemoniche delle grandi superpotenze militari. È per questo che è nata l’Unione Europea, in fondo. Ed è per questo che oggi è fondamentale evolva in questa direzione.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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