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Guerra in Ucraina

Perché Lukashenko non aiuterà Putin nella guerra in Ucraina

Secondo gli analisti dell’Institute for the Study of War, nonostante l’incontro di ieri a Minsk tra Putin e Lukashenko, la partecipazione della Bielorussia alla guerra russa contro l’Ucraina rimane improbabile: ecco perché.
A cura di Ida Artiaco
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Si è svolto ieri a Minsk l'atteso incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo amico Alexander Lukashenko. Si è trattato dell'ottavo vertice a due dall'inizio dell'anno.

Putin si è limitato, al termine della riunione durata un paio d'ore, ad annunciare che era stato raggiunto un accordo per rafforzare la cooperazione in "tutti i settori" tra i due Paesi, in particolare nella difesa, "per garantirne la sicurezza", come "consegne reciproche di armi", nonché la fabbricazione congiunta di armamenti. La Russia continuerà inoltre ad addestrare i militari bielorussi a pilotare gli aerei bielorussi di progettazione sovietica che sono stati riequipaggiati per il possibile utilizzo di munizioni con una testata speciale.

"La Russia può fare a meno di noi e noi non possiamo fare a meno di lei. Siamo in grado di proteggere la nostra indipendenza da soli, senza la Russia? No! E se qualcuno pensa di poterci separare oggi, creare un cuneo tra di noi, non ci riuscirà", ha invece affermato l'omologo bielorusso.

Ma, secondo gli esperti dell'Institute for the Study of War, l'aiuto di Lukashenko a Mosca resterà molto limitato, sottolineando addirittura che "la partecipazione della Bielorussia alla guerra di Putin contro l'Ucraina rimane improbabile. Il fatto che Putin sembri aver accettato le argomentazioni di Lukashenko senza convincerlo ad adeguarle alle proprie supporta indirettamente questa valutazione".

Il riferimento è al fatto che Lukashenko, sempre secondo ISW, usi la retorica della difesa dei confini bielorussi contro l'Occidente e la NATO nel tentativo di evitare di partecipare all'invasione russa dell'Ucraina. Entrambi nel corso dell'incontro si sono astenuti dal discutere pubblicamente dell'invasione russa, notando che la Bielorussia deve ancora affrontare "la minaccia occidentale".

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato che Putin non è andato in Bielorussia per convincere Lukashenko a unirsi alla guerra, osservando che tali speculazioni sono infondate e "sciocche". Cosa confermata dallo stesso leader del Cremlino durante la conferenza stampa al termine del vertice: "La Russia non ha interesse ad assorbire nessuno. Semplicemente non ha senso", ha detto.

Ma questa doppia negazione, secondo gli analisti dell'ISW, è più probabilmente un tentativo di coprire la disperazione di Putin di coinvolgere Lukashenko nella guerra e l'apparente fallimento – ancora una volta – nel farlo.

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