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Guerra in Ucraina

Perché l’Ucraina può davvero vincere la battaglia del Donbass

Mentre l’Ucraina annuncia di aver ripreso Kharkiv, la situazione nel Donbass appare in stallo e i fiumi ostacoli insuperabili. Eppure il tempo sembra giocare a favore delle truppe di Kiev.
A cura di Daniele Angrisani
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In questo momento sono in corso due grandi offensive nell’est dell’Ucraina: la prima è quella russa verso Slovyansk, Kramatorsk, Severodonetsk e Lysichank. La seconda invece è quella dell’esercito ucraino nella regione di Kharkiv.

Entrambe potrebbero avere un ruolo decisivo nella vittoria finale della battaglia del Donbass: dipenderà tutto da chi tra i due contendenti sarà in grado di risolvere i due problemi principali che si trovano di fronte: l’attraversamento del fiume Seversky Donetsk e la micidiale artiglieria nemica in attesa dall’altra parte del fiume.

Ogni qualvolta una delle due armate ha cercato, infatti, di passare all’offensiva nell’area del Seversky Donets, la storia è sempre stata la stessa: le truppe in avanzata hanno cercato senza successo di attraversare il fiume, solo per essere accolti da pesanti bombardamenti di artiglieria nemica, che hanno impedito con diversi gradi di successo tali tentativi di attacco.

Ogni chilometro conquistato dalle due parti ha avuto un prezzo durissimo in termini di persone e mezzi militari persi. Ora la questione è una sola: se l’esercito russo sarà in grado di sfruttare a pieno il proprio vantaggio prima che le Forze Armate ucraine inizieranno ad utilizzare in maniera massiccia le armi offensive e di precisione occidentale che hanno ottenuto.

Ma forse su questo punto è già troppo tardi: secondo le stime del Pentagono, infatti, l’avanzata russa sta procedendo con due settimane di ritardo rispetto al previsto. Nel frattempo, l’esercito ucraino ha iniziato ad usare sul fronte anche i micidiali obici americani M777 (ne sono stati consegnati con successo 89 su 90 promessi).

L’offensiva ucraina nella regione di Kharkiv

Gli ucraini hanno vinto a tutti gli effetti la battaglia di Kharkiv, la seconda città ucraina, dopo aver vinto in precedenza quelle combattute nella regione di Kiyv, Sumy e Chernihiv. È quanto afferma il think tank americano Institute for the Study of War nella sua valutazione del 13 maggio.

Le truppe ucraine stanno infatti avanzando con successo nella zona a nord e nord-ovest di Kharkiv ed hanno ricacciato le truppe russe a decine di km di distanza, verso il confine russo: questo significa tra le altre cose che la città di Kharkiv non è quasi più a tiro di artiglieria da parte russa.

In parte, questa offensiva è stata causata anche alle decisioni del comando russo che nella seconda metà di aprile ha deciso di ritirare buona parte delle truppe più pronte al combattimento da questa area per riposizionarle in altre zone del Donbass.

In loro sostituzione sono arrivate in buona parte truppe composte da soldati di leva mobilitati di fretta in furia sul territorio delle due Repubbliche separatiste autoproclamate del Donbass, e che non sono state in grado di reggere di fronte all’onda d’urto delle forze ucraine, ben più preparate alla guerra.

Il risultato è stata una vera e propria rotta di queste forze separatiste, molte delle quali ora si trovano bloccate al confine tra Ucraina e Federazione Russa, senza avere autorizzazione di ingresso nel territorio russo ed ad alto rischio di cattura o bombardamento da parte delle forze ucraine in avanzamento.

Ed in effetti, almeno nella zona di Ternovaya (30 km da Kharkiv), le truppe ucraine hanno già raggiunto il confine con la regione russa di Belgorod lo scorso 10 maggio. Ciò nonostante, nessuno ora si attende un attacco ucraino oltre il confine, sia per paura della possibile reazione russa, che per la mancanza di senso strategico di un tale attacco su territorio ostile.

Piuttosto bisogna far attenzione all’avanzata ucraina verso est da Stary Saltov e Chuhuiv, verso Kupiansk: infatti, almeno in linea teorica, tale saliente potrebbe puntare direttamente a tagliare le linee di rifornimento del principale centro logistico del gruppo di battaglioni russi nel nord del Donbass.

Anche in questa zona, comunque, c’è il grande ostacolo naturale: il fiume Seversky Donets, con una fitta boscaglia foresta lungo le sue sponde a rendere più difficili i movimenti delle truppe avanzanti. Vicino Stary Saltov, in particolare, l’attraversamento del fiume è praticamente impossibile per via della presenza di un bacino idrico.

Tutti i ponti presenti in zona, inoltre, sono stati fatti saltare in aria e questo rende ulteriormente problematica l’avanzata ucraina – ed allo stesso tempo anche il rifornimento delle truppe russe in zona.

Gli ucraini hanno anche cercato di attraversare il Seversky Donets più a ovest, ovvero verso la dalla città di Izyum, dove si trova il quartier generale russo nella regione. Ma l’offensiva ucraina da quelle parti sembra fallita miseramente stando alle immagini video mostrate dal Ministero della Difesa russo che hanno mostrato immagini di mezzi e ponti di barche distrutti.

Ciò nonostante, la situazione per le forze russe a est di Kharkiv resta minacciosa: il fronte complessivo qui è lungo 160 km e sebbene sia “protetto” dal fiume Seversky Donets, il suo passaggio non può essere certo definito un ostacolo insormontabile a lungo andare, pur con tutte le difficoltà incontrate dall'offensiva nella guerra in corso.

L’offensiva russa nel Donbass

I russi, da parte loro, sono riusciti già una volta ad attraversare il Seversky Donetsk a fine marzo a sud di Izyum, dove ora si trova l'unica testa di ponte russa sulla riva destra, che da allora è stata notevolmente ampliata e rafforzata, visto che il comando russo sperava di usarla come base per un accerchiamento su larga scala delle truppe ucraine nel Donbass.

Tuttavia, nelle ultime settimane il comando ucraino ha spostato ingenti riserve contro questa testa di ponte, e di fatto l’offensiva russa si è bloccata.

Dalla metà di aprile sono in corso combattimenti alla periferia del villaggio di Dolghenkoye, che però continua ad essere tenuto tenacemente dalle forze ucraine. Solo l’11 maggio, a duro prezzo, i russi sono riusciti ad occupare il villaggio di Velyka Komyshevakha, ma sono ancora lontani dal loro obiettivo principale e sotto la costante minaccia dell’artiglieria nemica, che ha dimostrato di essere in grado di colpire fino ad Izyum.

Per questo motivo nella sua valutazione della situazione sul campo al 12 maggio, Institute for the Study of War ha ipotizzato che i russi abbiano di fatto deciso di cambiare tattica in favore di un obiettivo più limitato.

Le ultime mosse del comando russo sembrano infatti indicare l’aver deciso di abbandonare l'idea di accerchiare l'intero raggruppamento delle forze ucraine del Donbass a favore della strategia della cosiddetta frammentazione del fronte.

Per questo motivo, il fronte principale negli ultimi giorni si è spostato da Izyum all’altra parte del fiume vicino a Yampol (conquistata dai russi ad aprile) e Lyman, dove gli ucraini continuano a resistere ma sono ad alto rischio di accerchiamento e tagliati dalle linee di rifornimento a causa del fiume.

Contemporaneamente, le truppe russe hanno raggiunto il Seversky Donets anche a est di Yampol per puntare direttamente verso l’agglomerato urbano di Lysychansk – Severodonetsk, dopo aver conquistato buona parte di Rubizhne.

Questa è indubbiamente la zona dove l’esercito ucraino è più in difficoltà. Ma i russi hanno già dimostrato in precedenza di avere seri problemi nelle battaglie urbane ed è difficile pensare che sia diverso questa volta, una volta che penetreranno in profondità verso Severodonetsk.

Inoltre, è possibile che a completare il tentativo di accerchiamento del gruppo di soldati ucraini in zona, dia man forte anche il raggruppamento di battaglioni russi che è stato in grado di occupare, dopo settimane di duri combattimenti, la città di Popasna il 9 maggio.

Tuttavia, non è ancora chiaro quale sia lo stato delle forze russe (soldati regolari e mercenari del PMC Wagner) dopo i pesanti combattimenti urbani, così come neppure quello delle truppe ucraine che si sono ritirate dalla città, ufficialmente su posizioni fortificate nelle vicinanze e che potrebbero ancora impedirne l’avanzata.

In altre parti del Donbass, invece, l’esercito russo sembra aver avuto meno successo: l’esempio più lampante è quello del fallito attraversamento del Seversky Donets vicino al villaggio di Belohorivka. Qui un battaglione motorizzato (probabilmente della 90ª Divisione carri) è riuscito a passare sulla riva destra.

Ma appena sbarcati, si è abbattuta su di loro una catastrofe: i veicoli accalcati, che non hanno avuto il tempo di schierarsi in formazione da combattimento, sono stati colpiti dal micidiale fuoco dell'artiglieria ucraina. Secondo i calcoli di Blue Saron su Twitter i russi avrebbero perso così in totale 73 veicoli tra carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, veicoli del genio, sezioni di ponti di barche.

La débâcle di Belohorivka, che ha avuto una forte eco nella propaganda ucraina, mostra chiaramente le difficoltà che stanno incontrando i russi anche in questa seconda fase della guerra, che, almeno in linea teorica, avrebbe dovuto essere combattuta su un terreno per loro molto più favorevole.

Chi vincerà la battaglia del Donbass?

Molto probabilmente quindi la battaglia del Donbass è arrivata ad una situazione di stallo. Ma questo non significa che durerà in eterno. A vincere, alla fine, sarà chi tra i due combattenti potrà ottenere un vantaggio decisivo nella quantità e qualità dell'artiglieria nelle prossime settimane.

Fino ad ora l’esercito russo è stato favorito a causa del vantaggio quantitativo nel numero di sistemi di artiglieria a sua disposizione – oltre che per il controllo dello spazio aereo che permette loro di bombardare costantemente dall’alto le postazioni ucraine.

È proprio la combinazione di queste due cose che, nonostante tutte le difficoltà sinora incontrate, ha permesso ai russi di continuare la propria lenta, ma costante, offensiva nel Donbass.

Tuttavia, è anche evidente che i russi non siano in grado di usare efficacemente ovunque la propria artiglieria contro le postazioni nemiche, sia per mancanza di droni di ricognizione che di munizioni a guida di precisione.

È inoltre probabile che le forze ucraine facciano un salto di qualità nel prossimo futuro nell'efficienza dell'artiglieria, grazie alle forniture occidentali di obici e, soprattutto, (per l’appunto) di munizioni guidate ad alta precisione.

Tuttavia, sinora, l’Ucraina sembra aver ricevuto solo una piccola parte della fornitura di queste preziose munizioni.

Inoltre, un altro problema per l’esercito ucraino sarà la composizione troppo eterogenea dei cannoni forniti (obici trainati M777 da Stati Uniti e Canada, semoventi Caesar dalla Francia e PzH 2000 dai Paesi Bassi, ecc).

Oltre a dover addestrare i propri soldati all’uso di svariati sistemi di artiglieria (cosa che ha bisogno inevitabilmente del suo tempo), probabilmente per gli ucraini sarà anche difficile riparare efficacemente sul proprio territorio questa variegata serie di attrezzature di artiglieria.

Ciò nonostante, a lungo andare gli ucraini sono favoriti in un altro aspetto che potrebbe essere fondamentale per superare l’impasse: la gestione dell’artiglieria.

A quanto pare, infatti, l'esercito ucraino sembra aver sviluppato un software che gli consente di sparare colpi di artiglieria contro obiettivi individuati da unità avanzate e droni entro poche decine di secondi.

La cosa interessante è che non è necessario che questi attacchi siano effettuati da batterie di cannoni ammassati in un'unica area, ma possono anche essere effettuati da singole unità di artiglieria sparse su un ampio territorio.

Ciò, ovviamente, aumenta la possibilità per queste batterie di sopravvivere sotto il fuoco sia dell’artiglieria che dell’aviazione russa: un singolo cannone di artiglieria è infatti più difficile da trovare e distruggere da parte del nemico.

Ad aiutare in questo senso è stata sicuramente anche la fornitura dei kit di Internet satellitare Starlink da parte di Elon Musk che ha permesso alle unità e battaglioni di artiglieria ucraina di dotarsi di comunicazioni affidabili e sicure – e non per nulla, proprio per questo motivo, lo stesso Musk è stato di recente oggetto di minacce da parte di alti esponenti russi.

Tuttavia, non è ben chiaro quanto questo sistema computerizzato di controllo del fuoco di artiglieria sia davvero utilizzato dalle truppe ucraine sul fronte. Ciò significa che è difficile valutarne l’effettivo impatto e quanto possa essere fondamentale per il futuro della battaglia.

Ad ogni modo tutto quanto detto in precedenza lascia pensare che per i russi la situazione tenderà a farsi sempre più complicata con il passare del tempo, se non saranno in grado di ottenere vittorie decisive in questi giorni. Il destino del Donbass (ed in generale della guerra in Ucraina) si sta, dunque, decidendo proprio in queste ore.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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