Perché l’Oms è contraria ai passaporti vaccinali
Tra i temi caldi all'ordine del giorno in tutto il mondo c'è quello dei cosiddetti passaporti vaccinali, certificati, in formato cartaceo o digitale, che potranno permettere a coloro che hanno ricevuto il vaccino anti Covid di riprendere a viaggiare al di fuori dei confini nazionali. Non solo il Regno Unito e gli Stati Uniti ci stanno pensando, ma anche l'Unione europea sta lavorando alla realizzazione di un "passaporto vaccinale europeo" o "green pass europeo" per agevolare la libera circolazione sicura dei cittadini durante la pandemia di Covid-19. Ma l'Organizzazione mondiale della Sanità non sembra essere d'accordo con questa soluzione.
"Noi dell'Oms stiamo dicendo che non vorremmo vedere il passaporto per le vaccinazioni come un requisito per l'ingresso o l'uscita da determinati Paese perché non siamo certi in questa fase che il vaccino prevenga la trasmissione del Coronavirus oltre alla malattia", ha sottolineato la portavoce dell'Organizzazione, Margaret Harris, il che potrebbe far risalire la curva dei contagi. Senza contare, ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa a Ginevra, "la questione relativa alla discriminazione nei confronti delle persone che non sono in grado di avere il vaccino per un motivo o per l'altro".
Nonostante ciò, però, le autorità di alcuni paesi, come il Regno Unito, stanno valutando l'introduzione di uno schema di certificazione per mostrare lo stato delle persone, se vaccinate, guarite o negative al test Covid, da utilizzare per i viaggi internazionali soprattutto in vista della prossima estate. Boris Johnson, primo ministro britannico, ha affermato martedì che i cosiddetti passaporti per le vaccinazioni per i viaggi all'estero sarebbero probabilmente "un dato di fatto. Molti altri paesi stanno guardando a questo".