Perché l’incontro tra Kim Jong-un e Putin sulle armi è importante e cosa c’entrano Cina e Usa
"Non è la prima volta che Kim Jong-un va in Russia. Ci era stato già nel 2019 ma all'epoca la situazione nel quadrante coreano era molto diversa. Non sorprende neanche che Mosca e Pyongyang stiano provando a raggiungere accordo sulla fornitura di armi. Sono entrambe isolate dalla comunità internazionale e questa allenza potrebbe diventare in qualche modo una carta di scambio per i nord coreani che potrebbero chiedere un aiuto dal punto di vista del proprio programma missilistico".
A parlare a Fanpage.it è Guido Alberto Casanova, ricercatore dell'ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) esperto di Asia Orientale, che ha spiegato cosa rappresenterebbe l'incontro tra il dittatore nord coreano Kim Jong-un e il presidente russo Vladimir Putin, di cui ha parlato il New York Times, affermando che i due avrebbero parlato della vendita all'esercito russo di munizioni da utilizzare nella guerra in Ucraina. Indiscrezione, però, che non è stata confermata dal Cremlino.
Dott. Casanova, cosa sappiamo di questo possibile incontro tra Kim Jong-un e Putin?
“Non è ancora ben chiaro dove dovrebbe verificarsi. Alcuni dicono che potrebbe tenersi a Vladivostok, che è una grossa città dell'Oriente russo a poche decine di chilometri dal confine con la Corea del Nord e dove nei prossimi giorni dovrebbe esserci l'Eastern Economic Forum. Secondo indiscrezioni riportate sempre dal New York Times, Kim dovrebbe prendervi parte. Poi si specula che possa anche visitare Mosca e un sito di lanci spaziali”.
Cosa rappresenterebbe la visita di Kim Jong-un in Russia, considerando anche che di rado il dittatore è stati visto fuori dal suo Paese?
"Non sarebbe la prima volta che Kim Jong-un va in Russia. Ci era stato l'ultima volta nel 2019 quando le relazioni internazionali in quella parte di mondo si erano molto distese dopo l'incontro tra lo stesso dittatore e Trump a Singapore.
La diplomazia in quel momento stava portando a una distensione nella penisola coreana e Kim si era recato anche in Russia che, oltre alla Cina, è uno dei partner fondamentali di Pyongyang. Il contesto in cui avviene la visita di oggi è estremamente diverso: è la prima visita che ci risulta di Kim Jong-un negli ultimi anni fuori dal Paese che dopo lo scoppio del Covid è rimasto isolato e solo nelle ultime settimane ha iniziato a riaprirsi al mondo esterno”.
Quanto è cambiata la situazione?
“Molto. La Corea del Nord si sta riaprendo dopo la fase del Covid ma anche la situazione politica della penisola coreana è estremamente cambiata. La buona fede che si era creata nel biennio 2018-2019 è evaporata. In questo momento Corea del Nord e del Sud sono molto distanti.
A Seul è cambiato anche il governo, sono arrivati i conservatori al potere e le tensioni tra i due paesi sono estremamente forti. Si è tornati alla stagione del congelamento dei rapporti e invece che parlare la diplomazia in questo momento si stanno esprimendo gli eserciti perché, mentre il Sud fa le esercitazioni con gli Stati Uniti, che erano state interrotte durante la precedente amministrazione progressista, il Nord è impegnato da due anni nell'esecuzione di una lunghissima serie di lanci missilistici mirati a migliorare il proprio programma nucleare. Quindi, la visita di Kim in Russia in questo momento va inserita in questo contesto di crescenti tensioni nel quadrante coreano e di un leader che cerca appoggio internazionale e che sarà anche alla ricerca di tecnologie spaziali e missilistiche che possano in qualche modo aiutare il programma missilistico nordcoreano”.
Al centro dell'incontro dovrebbe esserci la vendita di armi a Mosca da parte di Pyongyang. Cosa sappiamo a tal proposito?
"Nell'ultimo anno sono venuti fuori diversi allarmi da parte dell'Intelligence statunitense sul fatto che la Corea del Nord sarebbe stata sul punto di fornire materiale bellico, in particolare testate di artiglieria, all'esercito russo. A quanto mi risulta, e che è stato riportato dall'Intelligence Usa, queste forniture alla fine non sono mai avvenute però il dialogo è sicuramente in corso tra le due parti e questo viene avvalorato ulteriormente dal fatto che a fine luglio il ministro della difesa russo Shoigu è andato a Pyongyang in occasione dell'anniversario della fine della guerra di Corea.
Quella è stata la prima volta che un ministro della Difesa russo si è recato in Corea del Nord dal crollo dell'Unione Sovietica, dato significativo che ci fa pensare che effettivamente ci sia un dialogo dal punto di vista delle forniture militari. Sappiamo che la Russia nella guerra in Ucraina sta spendendo moltissime risorse e che queste andrebbero da un punto di vista logistico riempite da qualche parte. Non so dire quali siano le capacità industriali e militari russe ma certamente la Corea del Nord, che dal punto di vista dell'artiglieria è ben fornita, potrebbe dare una mano alle forze della Federazione. Non sorprende che stiano provando a raggiungere un accordo sulla fornitura di armi. Sono entrambe isolate dalla comunità internazionale e ciò potrebbe diventare in qualche modo una carta di scambio per i nord coreani che potrebbero a loro volta chiedere un aiuto dal punto di vista del proprio programma missilistico".
Questa alleanza tra Russia e Corea del Nord quanto ha di anti-Usa?
"L'asse russo-nord coreano è anti-occidentale, su questo non c'è dubbio. Basti pensare che la Corea del Nord è uno dei due stati al mondo oltre alla Siria ad aver riconosciuto la legittimità dei referendum con i quali sono state annesse 4 province dell'Ucraina alla Russia lo scorso anno. L'intesa che Pyongyang cerca con la Russia va messa nella prospettiva di un confronto globale con gli Stati Uniti. Ma è vero che anche dal punto di vista russo la prospettiva non è tanto diversa, basta ricordare che nei giorni scorsi secondo l'Intelligence sud coreana Mosca avrebbe proposto esercitazioni navali congiunte con Cina e Corea del Nord come a rimarcare un fronte dei paesi ostili che dovrebbe consolidarsi nel quadrante dell'Asia nord orientale.
Certamente un asse del genere non è ancora nato, è ancor presto per azzardare l'ipotesi della nascita di una alleanza a 3 anche perché tra questi paesi ci sono anche grosse riserve, seppure esista una visione condivisa dell'Occidente e degli Usa come fattore di destabilizzazione dell'ordine internazionale in particolare in Asia".