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Guerra in Ucraina

Perché le prossime due settimane saranno decisive per la controffensiva ucraina: parla l’analista russo

Intervista sulla controffensiva ucraina a Ian Matveev, esperto di guerre. “Per ora solo attacchi di piccole unità”, per “testare le difese e far consumare munizioni”. Poi, a fine giugno, “operazione massiccia”. L’Ucraina, a suo dire, deve far presto, non può aspettare gli F16.
A cura di Riccardo Amati
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“Non è una passeggiata”, dice a Fanpage.it Ian Matveev, esperto di guerre. Le perdite ucraine di uomini e mezzi in questa prima fase “appaiono superiori alla norma”. Ma sono il prezzo da pagare per porre le basi di un’operazione su vasta scala. Che dovrà avvenire, “entro le prossime due settimane”. Altrimenti, “la controffensiva sarà da considerarsi fallita”.

Secondo l’analista, la Russia potrebbe aver problemi di munizionamento, soprattutto missilistico, perché “è in grado di produrre solo un terzo di quel che viene utilizzato nella guerra”. Ma più passa il tempo più la sua produzione si adeguerà. Intanto, i militari di Mosca hanno migliorato affiatamento e comunicazioni. Come dimostrano i combattimenti nel settore di Vrenivka.

Parliamo con Matveev in videoconferenza da una località che preferisce non rivelare.

Ian Matveev, analista militare
Ian Matveev, analista militare

Sei o sette villaggi liberati, un’area complessiva di oltre 90 chilometri quadrati sottratta al nemico, la cui prima linea è stata sfondata, un altro generale russo ucciso: questi i risultati rivendicati da Kyiv. Non sembra però tutto facile come nella controffensiva di fine estate dello scorso anno, culminata con la riconquista di Kherson. Quanto sta costando quest’operazione agli ucraini?

Сerto che non è una passeggiata. L’esercito russo non è crollato al primo assalto. Ma per capire quale sia realmente il prezzo pagato dalle forze armate ucraine per questa controffensiva dovremo aspettare. Non siamo ancora alla fase più intensa dei combattimenti. Solo allora sarà possibile valutare le perdite.

Sì però qualche valutazione parziale la si può fare. Fonti militari hanno detto al settimanale The Economist che le perdite di uomini e mezzi sono ingenti. Almeno 16 blindati americani Bradley sono stati messi fuori uso. È circa il 15% di quelli utilizzati. Normale?

No. Il 15% è tanto. Sono perdite maggiori di quanto prevedibile in un’operazione del genere. Ma, ripeto, è presto per far valutazioni in merito. In questa fase si cerca lo sfondamento delle linee difensive russe. Le perdite sono più alte. Nelle prossime fasi, in teoria, dovrebbero essere minori. E la situazione potrebbe così bilanciarsi.

Gli americani hanno già assicurato il rapido rimpiazzo dei Bradley colpiti, secondo diversi media tra cui The Voice of America. Se il ritmo con cui i blindati vengono neutralizzati non cambia, i rimpiazzi potrebbero rivelarsi insufficienti?

Impossibile dirlo ora. Ma si deve sottolineare una cosa: le perdite di blindati sono state documentate in un solo settore del fronte. Si riferiscono a un attacco fallito nella zona di Robotino e Mala Tokmachka, nel sud. I filmati che mostrano i Bradley e i carri armati Leopard immobilizzati arrivano tutti da lì. In altre aree le perdite probabilmente sono minime. Sennò verrebbero propagandate in modo analogo da parte russa.

Rispetto alla controffensiva di nove mesi fa i russi hanno una maggior volontà di combattere? Una catena di comando meno caotica?

Al livello del comando supremo non è cambiato niente. Ma è migliorata di parecchio la comunicazione e l’affiatamento tra i reparti al fronte. Ed è questo, più di ogni altra cosa, che conta in battaglia. Si tratta di un miglioramento fisiologico più che indotto da cambiamenti nella linea di comando: i soldati sono insieme ormai da lungo tempo. E questo li rende più fiduciosi e quindi più efficaci.

Quindi la capacità di resistenza dei russi e la loro efficacia sotto il fuoco è aumentata. Gli ucraini stavolta saranno respinti?

Vedremo. Ma le forze armate di Kyiv devono cercare di sparigliare, di non far capire dove attaccheranno davvero, di mettere l’esercito russo in situazioni nuove, di generare confusione. In modo che le interazioni createsi in tutti questi mesi di posizionamento difensivo possano saltare.

Dove gli ucraini non hanno “sparigliato” è nel settore di Vrenivka, dove almeno fino a poche ore fa era in corso una sanguinosa battaglia. Secondo fonti russe e indipendenti reperibili su Telegram l’esercito di Mosca avrebbe riconquistato il villaggio di Makarivka, preso nei giorni scorsi dagli ucraini. Perché si combatte con tanto accanimento proprio lì?

Una somma di fattori. L’esercito ucraino va avanti dove riesce. Quell’area è lontana dai principali punti di rifornimento di Mariupol e Melitopol e dal forte concentramento di truppe a  Vuhledar. Forse i comandanti di Kyiv l’hanno considerato facilmente espugnabile.

Proprio Mariupol potrebbe essere uno dei principali obiettivi di questa controffensiva, dicono molti osservatori. Concorda?

Sarebbe un colpo terribile, per la Russia, perdere Mariupol. Non come perdere la Crimea, certo. Ma terribile. Le forze armate russe hanno priorità politiche. Per la propaganda sarebbe proprio un disastro. Difenderanno quella città a denti stretti.

Mariupol è importante per le linee di rifornimento russe. Ma su quanti rifornimenti può davvero contare l’esercito di Mosca? Nonostante il raddoppio degli effettivi in nove mesi ha solo preso Bakhmut. Non significa che è a corto di munizioni? E di missili e quant’altro?

Secondo il Cremlino i depositi sono strapieni. Secondo il consenso degli analisti, però, la produzione russa è in grado di rimpiazzare solo un terzo dei mezzi e delle munizioni consumate. Basta comparare le immagini che arrivano dal fronte: gli armamenti ucraini sono nuovi di zecca, quelli russi tutt’altro. Certo, nella sostanziale pausa degli ultimi mesi è stato possibile accumulare diversi tipi di munizionamento. Per un po’ non ci sarà alcuna penuria. Soprattutto sul fronte di Zaporizhzhia, più rifornito. Né ci saranno mai problemi per le munizioni delle armi leggere. Ma se parliamo dei missili da crociera, per esempio, la cosa cambia. La Russia non è in grado di produrre al ritmo della guerra, in questo settore. Infatti usa sempre più i droni iraniani e sempre meno i Kalibr. Altro settore critico, quello aereo. Le bombe ci sono. Mancano i piloti addestrati. I cacciabombardieri volano col misurino. E se si avvicinano troppo ai bersagli rischiano grosso.

Al momento, quante delle forze a disposizione sta impiegando l’Ucraina in questa operazione?

Si sta operando a una terzo della capacità. Rimangono riserve significative. Per ora si attacca a piccoli gruppi. A livello di battaglione. È molto chiaro anche nei video che abbiamo potuto osservare.

E perché si attacca a piccoli gruppi?

Si vogliono testare le posizioni russe, siamo ancora in una fase di ricognizione, anche se la battaglia è iniziata. E si cerca di far consumare ai russi il maggior numero di munizioni possibile. La grande offensiva arriverà quando una parte significativa delle scorte russe sarà stata esaurita.

Quando ci sarà, questo cambio di marcia?

Tra un paio di settimane. È il tempo che serve per sviluppare appieno l’attacco. Se non basterà, se si arriverà a una situazione di stallo, allora potremo dire che la controffensiva è fallita.

Alcuni osservatori sostengono che la vera grande controffensiva Kyiv la lancerà soltanto quando avrà finalmente gli F16. Che garantirebbero una copertura aerea al momento quasi assente. E quindi il successo.

Ma gli F16 arriveranno a novembre: pessime condizioni del terreno, per una controffensiva. E poi l’Ucraina deve fare in fretta. Il fattore tempo gioca a favore del colosso russo, che può aumentare la sua produzione bellica fino a rendere la sua supremazia teorica una realtà insostenibile per l’Ucraina. Certo, la copertura aerea farebbe comodo. Ma la guerra non funziona così. Non sempre ti permette di scegliere i tempi ideali, per le tue operazioni.

Un’ultima domanda: il ministero della Difesa russo ha chiesto all’esercito privato Wagner di fare un contratto con il governo. Il patron della Wagner Yevgeny Prigozhin ha immediatamente e per l’ennesima volta mandato al diavolo — è un eufemismo — il ministro Sergei Shoigu. Che giochi si stanno facendo, a Mosca?

Giochi a favore dei media, in questo caso. Prigozhin vuole autopromuoversi. Forse pensa alla politica, forse solo agli affari. Ma non è un vero conflitto, quello in corso: il ministero della Difesa e Prigozhin sono già legati da una miriade di contratti. I soldi di Prigozhin e quindi il finanziamento della Wagner dipendono in buona parte dal ministero stesso. E anche gli armamenti del gruppo militare arrivano soprattutto dal governo. Prigozhin — pur continuando a mandare al diavolo Shoigu su Telegram — si metterà d’accordo, magari per qualche contratto che esaudisca la volontà del governo di centralizzare pur lasciando di fatto indipendenza alla Wagner. Che potrà di nuove essere utilizzata contro l’Ucraina. Forse sul fronte di Zaporizhzia. Ma che al momento, dopo la conquista di Bakhmut è ferma. Cosa che al momento fa di Prigozhin un’anatra zoppa

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