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Guerra in Ucraina

Perché le esercitazioni strategiche nucleari russe sono arma retorica secondo il generale Bertolini

Il Generale Marco Bertolini spiega a Fanpage.it il significato delle esercitazioni militari annunciate dai russi, i rischi e i possibili risvolti che potrebbero avere sulla guerra in Ucraina.
Intervista a Gen. Marco Bertolini
Ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore
A cura di Antonio Palma
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La Russia ha annunciato l’avvio di una nuova campagna di esercitazioni militari sul proprio territorio, prevista tra il 26 e il 29 ottobre lungo la penisola di Kola con la partecipazione delle forze strategiche nucleari. Ne ha dato notizia il Dipartimento di Stato Usa dopo essere stato informato dallo stesso Cremlino. Per Washington si tratta di una comunicazione di routine, come avvenuto già in passato, ma con la guerra in corso in Ucraina ovviamente potrebbe assumere connotati completamente diversi. Sui significati di questo annuncio e sui possibili risvolti ne abbiamo parlato con il generale di corpo d'armata Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, nonché Presidente dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia.

Mosca ha notificato agli Stati Uniti la sua intenzione di iniziare le esercitazioni Grom, ovvero esercitazioni strategiche nucleari. Che significa e quali rischi e risvolti potrebbero avere sulla guerra in Ucraina?

“L’operazione speciale russa si sta trasformando in una guerra vera e propria anche per Mosca e la guerra non si improvvisa, per arrivare preparati ci si deve addestrare, quindi il fatto che la Russia abbia deciso di fare questo addestramento può essere un passo verso una possibile escalation, che è assolutamente pericolosa, ma non deve meravigliare. È una cosa normale e doverosa da parte di chi deve preparare il proprio paese in una situazione come quella attuale e anche la Nato di recente ha svolto esercitazioni analoghe. Poi l’esercitazione ha anche un’altra finalità, lo scopo di mostrare la propria preparazione a chi guarda, la propria determinazione, uno scopo dissuasivo. Al momento attuale però non credo sia così rilevante mentre lo è di più l’apertura di Mosca a un possibile dialogo con la partecipazione della Santa Sede.

Gli Usa hanno detto di non avere evidenze sul fatto che la Russia stia facendo preparativi per usare l'arma nucleare ma Biden ha ricordato che un attacco nucleare sarebbe un errore “incredibilmente serio”.

Quella dell’arma nucleare per adesso è solo un’arma retorica, nel senso che viene utilizzata come spauracchio di una escalation incontrollabile a fini politici, quindi per compattare il fronte interno russo ma anche quello del campo occidentale. Il rischio ovviamente permane perché le escalation si sa quando e come partono ma non si sa dove arrivano ma per ora è un pericolo retorico. Si è parlato ad esempio di bombe sporche, bombe ordinarie con esplosivo che proiettano nell’ambiente materiale radioattivo. In caso di uso, oltre i danni diretti, potrebbero provocare il casus belli per convincere poi altri a entrare in guerra e in questo senso potrebbero essere ancora più pericolose. Ovviamente se non si abbassano i toni si può arrivare a qualsiasi conclusione ma lo scopo della Russia non credo sia quello di arrivare a uno scontro nucleare con gli Stati Uniti. Non ha alcun interesse in questo. Il fatto che se ne parli però conta ed è una cosa pericolosa.

Il Generale italiano Marco Bertolini
Il Generale italiano Marco Bertolini

Gli Usa continuano a fornire assistenza a Kiev, a dare ciò di cui ha bisogno sul terreno, ma invitano anche gli altri come l’Italia a dare nuove armi.

Gli Stati Uniti stanno dettando dall’inizio il ritmo di battaglia per tutti in occidente, e per adesso non smettono di abbassare il ritmo di questo crescendo. Ora come ora le condizioni politiche non sono tali da consentire uno stop alle operazioni, quindi credo che andremo avanti così almeno fino alle elezioni di midterm. Se dovessero prevalere i Repubblicani forse potrebbero aprirsi uno spiraglio negoziale che attualmente non sembra esserci.

Sul campo di battaglia in Ucraina cosa dobbiamo attenderci nelle prossime settimane e mesi?

Sul campo di battaglia i russi si stanno trincerando nel Donbass lungo i confini dell’area che avevano dichiarato loro obiettivo, nei due oblast di Luhansk, che controllano quasi tutto, e Lugansk, che controllano solo a metà. Qui ci si sta avviando verso una specie di stallo mentre la situazione a Kherson è diversa. Quest’ultimo è strutturalmente un punto debole per i russi perché l’area sotto loro controllo è a ovest del Dnepr quindi la situazione tattica e logistica di quell’area è problematica. Kiev ha buon gioco a intervenire sui ponti e a impedire i rifornimenti. Qui i russi stanno rischiando di più. In generale Mosca sta facendo quello che non ha fatto all’inizio della campagna e cioè un massiccio attacco alle infrastrutture energetiche e strategiche di Kiev. Ci avviamo però verso un momento di svolta, sia per quanto riguarda il campo di battaglia, per capire se i russi possano continuare con questa strategia, sia a livello politico per capire se ci sono spiragli per un negoziato con Stati Uniti e Nato, con la mediazione del Vaticano.

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