Cosa rappresenta la controffensiva dei russi a Kursk occupata dagli ucraini: l’analisi di Chiapperini
Secondo il New York Times i russi "hanno ammassato 50mila soldati nella regione del Kursk, inclusi militari nordcoreani, che si preparano ad azioni offensive" per riconquistare il territorio perduto. Secondo le fonti del quotidiano americano, un attacco sarebbe imminente, "nei prossimi giorni". Ma è davvero così?
Fanpage.it ne ha parlato con Luigi Chiapperini, generale di Corpo d'Armata in quiescenza dei lagunari Luigi Chiapperini, membro del Centro Studi dell’Esercito, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei reparti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO in Afghanistan nel 2012, autore dei libri “Il conflitto in Ucraina” (Premio speciale della giuria Casentino 2023) e “Geopolitica e Strategia” (Edizioni Artestampa, 2024).
Generale Chiapperini, secondo fonti del New York Times la Russia starebbe ammassando 50mila soldati per attaccare la regione di Kursk, occupata dall’Ucraina. Quanto è vera questa informazione?
"In realtà potrebbe già averli ammassati nelle settimane scorse e ora li starebbe lanciando contro gli ucraini nel tentativo di spezzare il saliente da questi realizzato nella regione. Si tratterebbe di un contingente che comprende anche le truppe rese disponibili dalla Corea del Nord. I russi punteranno dapprima verso Malaya Loknya e poi più a sud verso Sudzha per respingere gli ucraini verso il confine internazionale. Tra l’altro le operazioni militari sono in ritardo rispetto ai tempi dettati da Putin il quale nei mesi scorsi aveva ordinato ai suoi generali di liberare la regione di Kursk entro il primo ottobre. Invece siamo a fine novembre e gli ucraini stanno continuando a combattere abbastanza ordinatamente anche se in inferiorità numerica".
Molti lo hanno definito l’attacco finale della Russia all’Ucraina. È davvero così?
"Ritengo di no. È un attacco necessario più che finale. Le operazioni in quell’area hanno lo scopo di lavare l’onta dell’occupazione da parte straniera del suolo russo, un evento traumatico per Mosca che non accadeva dalla Seconda guerra mondiale. Il tentativo di attacco decisivo alle forze ucraine lo stanno invece conducendo a sud verso Prokovsk per completare l’occupazione del resto della regione di Donetsk. Se i russi dovessero riuscire a conquistare quella città e successivamente Kramatorsk e Sloviansk, l’intero Donbass sarebbe nelle loro mani ottenendo un risultato notevole. Potrebbero inoltre riattivare nuovi fronti come ad esempio verso Zaporizhzhia per allargare la zona cuscinetto a nord della Crimea. Ma non sarà facile".
Cosa potrebbe succedere con un eventuale attacco russo a Kursk?
"La controffensiva russa nell’area di Kursk è già in atto. Riuscire a liberare le zone attualmente occupate dagli ucraini è doveroso non solo come dicevo per ristabilire i confini ma soprattutto per sottrarre una delle poche carte che gli ucraini possono giocarsi in futuro in caso di negoziati per la pace. Kiev cercherà di difendere con le unghie quei territori proprio per questo motivo. L’esercito ucraino, pur continuando in questi ultimi mesi a perdere posizioni, non è in rotta e sta combattendo ordinatamente anche grazie agli aiuti occidentali che almeno fino all’avvicendamento del presidente statunitense, previsto a gennaio 2025, continueranno ad arrivare. L’insediamento di Donald Trump potrebbe però cambiare le carte in tavola".
Ci avviamo verso l’inverno. Come pensa che evolverà la guerra nelle prossime settimane con l’avanzata del freddo?
"Gli scorsi inverni di guerra sono stati trascorsi in combattimenti quasi sempre limitati ai centri abitati come nel caso di Bakhmut. Non ci sono state grosse battaglie di movimento e verosimilmente non accadrà neanche durante il prossimo inverno a meno che non si riveli più mite dei precedenti. I russi potrebbero pertanto rimanere imbrigliati nella conquista di Prokovsk nel sud e di Sudzha a Kursk, a meno di uno sfaldamento dell’esercito ucraino che potrebbe soffrire di morale basso come conseguenza della vera novità di questa fase della guerra che riguarda le possibili iniziative preannunciate dal vincitore delle elezioni statunitensi".