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Guerra in Ucraina

Perché l’amicizia tra Cina e Russia è molto meno solida di quanto sembra

Telefonate di compleanno, commercio in crescita, riesumazione del Brics. Il rapporto tra Mosca e Pechino appare solido ma è ancora fragile e discontinuo. Tuttavia, il clima è sempre più polarizzato.
A cura di Gian Luca Atzori
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La telefonata tra Xi e Putin per il sessantanovesimo compleanno del leader cinese ha riacceso i riflettori sulla partnership sino-russa, tra chi si chiede se sia possa parlare di alleanza o se si tratti dell’ennesimo segnale di una difficile cooperazione.

La fine del regno Usa?

È ormai chiaro che la Cina stia offrendo supporto politico ed economico alla Russia. Politicamente, l’amicizia che “non conosce limiti” tra Xi e Putin è stata sbandierata in più occasioni, dalle Olimpiadi e la non aperta condanna delle responsabilità del Cremlino, fino all’inaugurazione del nuovo ponte sul fiume Amur al confine sino-russo, di cui il simbolismo è profondo in un simile periodo. Lo ha dichiarato lo stesso Xi durante la chiamata dove ha assicurato il supporto “alla sicurezza e sovranità” di Mosca. Lo ha ribadito in videochiamata al St. Petersburg International Economic Forum, evento in cui Putin ha sancito “la fine del regno Usa”.

Economicamente, la sostanza non è diversa. Il commercio bilaterale nella prima metà di quest’anno è stato definito un successo dal Presidente cinese per cui “ci possiamo aspettare nuovi record nei prossimi mesi come dimostrazione della grande collaborazione tra le nostre due nazioni”. Gli scambi hanno superato i €62 miliardi dall’inizio del 2022, registrando un incremento di 28,9 punti percentuali. Sul piano internazionale, il Brics -l’intesa tra Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – viene riesumata da un lungo periodo di stagnazione e si annuncia il primo incontro virtuale dallo scoppio del conflitto ucraino.

Gli ostacoli dell’intesa e del Brics

Tuttavia, le sfide economiche, geopolitiche e domestiche frenano l’entusiasmo. La Cina, come spiegato qui, sta assorbendo la crisi russa. La gran parte della crescita è determinata da un aumento dell’import cinese dalla Russia e da una contrazione del suo export, e questa non può essere una soluzione a lungo termine, a meno che non cambino i presupposti globali. Come fatto notare da più voci, anche l’India sta facendo grandi affari energetici con la Russia dalla crisi ucraina, ma siamo sicuri che aspetti puramente utilitaristici siano sufficienti a definire un alleanza? La storia recente dei rapporti sino-sovietici e sino-indiani suggerisce percorsi differenti.

Le contraddizioni tra Russia e Cina (ne ho parlato qui) e le dispute di confine tra questi paesi creano dubbi sull’aiuto reciproco nella sicurezza e rispetto della sovranità, soprattutto se consideriamo che fino all’anno scorso si sparava lungo il confine sino-indiano in una contesa che va avanti da 60 anni. Persistono, infatti, ancora enormi differenze politiche e di interessi tra i diversi paesi Brics, in particolare tra i giganti che confinano con la Cina. Mosca e Pechino non hanno firmato intese di reciproco supporto militare, e l'India non è accomunata dall'opposizione alla Nato. Una situazione incerta che vede Delhi partecipare al Brics insieme a Russia e Cina ma anche unirsi al Quad con Usa, Giappone e Australia.

Amore (im)possibile

Fa anche riflettere il fatto che, nonostante l'amicizia tra Xi e Putin, questa è la seconda telefonata ufficiale in quattro mesi tra i due e, oltre al supporto retorico e commerciale, tra i paesi non sembra esserci una vera intesa. Lo dimostrano anche le versioni divergenti date da Mosca e Pechino sulla telefonata di compleanno. La prima fa passare l'appoggio cinese alla Russia, la seconda parla di Cina come mediatore di pace.

Inoltre, i media di stato cinesi non hanno evidenziato nuovi traguardi negli scambi tra le potenze. Si sono piuttosto soffermati sulla rimozione delle barriere commerciali tra paesi, inclusa la Russia. Secondo Alexander Gabuev, esperto del Carnegie Moscow Center, la narrazione della chiamata è rivolta all’opinione pubblica domestica. Putin vuole proiettare forza dopo non essere riuscito nell’impresa di conquistare Kiev e altre città importanti. La narrazione cinese invece è stata più ragionata, dato che la reazione della leadership al conflitto sembra essere “sotto grande scrutinio”.

Non sarà una guerra fredda

Infatti, quanto accade appare essere la riconferma che anche nelle dittature un uomo solo non basta. La leadership di Mosca è insofferente per il mancato supporto aperto e continuo di Pechino. Ufficialmente, la Cina non ha offerto supporto militare diretto e gli Usa hanno minacciato “gravi conseguenze" qualora ciò accadesse. Allo stesso modo, la dirigenza cinese risente delle scelte geopolitiche di Xi e del suo rapporto personale con Putin. Non a caso, come raccontato nelle scorse settimane, Xi ha puntato tutto su quest'ultimo e sulla politica Zero Covid, ritrovandosi oggi in una posizione scomoda sia nei vertici e sia nelle strade.

Non c'è però dubbio su una cosa: si sta delineando uno schema sempre più polarizzato e più passa il tempo meno saranno le soluzioni a disposizione per evitare il radicale cambiamento dell'ordine globale per come lo conosciamo. Putin ha dichiarato non esserci nessun veto per l'entrata di Kiev in Ue, quindi l’Europa può ancora svolgere un ruolo fondamentale nello scongiurare le peggiori conseguenze. Anche se Cina e Russia facessero gruppo e attuassero un decoupling su ogni fronte, non c'è il rischio di una nuova guerra fredda, quella appartiene a una logica bipolare. Il frutto del multipolarismo sarebbe molto più acerbo.

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