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Elezioni USA 2024

Perché la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali Usa deve far paura anche a noi

Clima, Ucraina e diritti delle donne: ecco dove Donald Trump può davvero cambiare (in peggio) il corso degli eventi. Anche da noi.
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“I’m fuckin crazy”, sono dannatamente folle. È Donald Trump stesso, parlando di Cina in un’intervista al Wall Street Journal, ad aver ammesso quella che, nei fatti, è la vera cifra stilistica della sua carriera politica, ciò che gli ha permesso di vincere sorprendentemente un’elezione presidenziale nel 2016, di risorgere dalle ceneri da una sconfitta bruciante, dall’accusa di aver guidato un assalto alle istituzioni americane, di essere uscito vivo da una marea di capi di imputazione che gli potevano costare anni di carcere e di aver rivinto otto anni dopo, quando il mondo l’aveva dato ormai per finito.

Donald Trump is fuckin’ crazy non solo per la sua capacità di sorprendere e rialzarsi, però. Ma anche e soprattutto per la sua imprevedibilità, per la sua capacità di rimangiarsi promesse e minacce, di fare cose che sembrano impensabili per chiunque altro. In quest’ottica, provare anche solo a immaginare come sarà il suo nuovo mandato da presidente Usa è un compito quantomeno arduo.

Sia chi pensa che una nuova presidenza Trump possa essere la fine della democrazia in America, sia chi pensa finirà per essere una presidenza tutto sommato normale hanno buone possibilità di veder avverate le loro profezie.

Se vogliamo anche solo provare a mettere in fila due o tre certezze, il quadro appare preoccupante soprattuto in tre direzioni.

La prima è quella relativa al conflitto in Ucraina, dove Donald Trump ha più volte espresso la volontà di arrivare al più presto a una tregua tra le parti e a un accordo di pace. Un progetto, questo, che piace a Vladimir Putin, perché porterebbe a rendere permanente lo status quo, e quindi il controllo russo su Donbass, Crimea, e il lembo di costa che le congiunge. Una vittoria enorme per la Russia, che potrebbe dire di aver raggiunto l’obiettivo che si poneva la sua “operazione speciale” iniziata nel febbraio 2022.

A questo si aggiunge il carico di un disimpegno americano, anche questo più volte minacciato da Trump in questi mesi, nel presidio del confine orientale europeo. Non è un mistero che The Donald vorrebbe che i Paesi europei aderenti alla Nato spendessero di più in armamenti e difesa. Per noi, ma soprattutto per i Paesi che confinano con la Russia o la Bielorussia, in particolare le tre repubbliche baltiche, la Polonia e la Finlandia, vorrebbe dire fare i conti con la paura di nuovi attacchi della Russia. Che ricordiamolo, in questi anni, è diventata di fatto un Paese che si regge, anche economicamente, sulla produzione di armi e che nel 2025 spenderà per la difesa il 6,2% del suo prodotto interno lordo.

La seconda (quasi) certezza che abbiamo su una nuova presidenza Trump e che i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e delle persone omosessuali non aumenteranno, anzi. Per quanto le parole del candidato repubblicano e del suo vice J.D. Vance siano state più caute in campagna elettorale – c’è un vasto consenso nell’elettorato americano a favore dell’interruzione di gravidanza – Trump è il presidente che con un colpo di coda ha permesso che il diritto all’aborto negli Usa perdesse lo status di diritto costituzionale.

E che di certo non si metterà di traverso se gli Stati Usa a guida repubblicana decideranno di comprimere ulteriormente questo diritto. Bisognerà vedere, a questo punto, se quel che succederà negli Usa non spingerà le destre a fare altrettanto da noi in Europa.

La terza cosa su cui ci sentiamo di essere abbastanza sicuri, è che Trump non abbia nessuna voglia di combattere il cambiamento climatico. Difficilmente nei prossimi quattro anni gli Usa taglieranno le emissioni attraverso un più ampio ricorso alle energie rinnovabili, e difficilmente chiederanno al mondo di rispettare gli accordi presi a livello intergovernativo in questi ultimi anni. Al contrario, gli Stati Uniti punteranno a una sempre maggior indipendenza energetica grazie a nuove trivellazioni e un ampio ricorso agli idrocarburi. Che tutto questo accada mentre in Spagna si contano i morti a centinaia per l’ennesimo evento climatico estremo di questi mesi in Europa suona in qualche modo doppiamente beffardo.

E ci ricorda, se mai ce ne fossimo dimenticati, che quel che accade di là dall’Oceano Atlantico ci riguarda più di quanto crediamo. La campana sta suonando pure per noi, anche qua in Europa.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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