Perché la Russia potrebbe puntare alla Transnistria per vincere la guerra contro l’Ucraina
La regione separatista filo-russa della Transnistria, in Moldavia, potrebbe indire un referendum per chiedere l’annessione alla Russia in occasione del Congresso dei Deputati secessionisti previsto per oggi.
Il pretesto per organizzare una consultazione popolare, il cui valore legale sarebbe comunque nullo ai sensi del diritto internazionale, sarebbe la presunta necessità di proteggere i cittadini russi e filo-russi in Transnistria dalle minacce provenienti dalla Moldavia, Paese che ha chiesto l’adesione all’Unione Europea, o dalla NATO.
Secondo l’ISW (Institute for The Study of War), nell’ipotesi peggiore il presidente russo Vladimir Putin potrebbe accogliere la richiesta di annessione della Transnistria durante il suo discorso programmato all'Assemblea federale russa di domani, 29 febbraio; scenario che delineerebbe una serie di inquietanti incognite. In futuro, infatti, la Russia potrebbe decidere di proteggere i suoi "cittadini" con un intervento militare, utilizzando lo stesso pretesto con cui due anni fa venne invasa l’Ucraina.
Sebbene una guerra per la Transnistria sia ad oggi un'ipotesi fortunatamente molto remota, la destabilizzazione dell’area non lo è affatto. Fanpage.it ne ha parlato con il dottor Marco Di Liddo, Direttore e Analista responsabile del Desk Africa e Russia e Caucaso presso il Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.
Oggi la regione separatista filo-russa della Transnistria, in Moldavia, potrebbe indire un referendum sull'annessione alla Russia. Ci ricorda qual è la storia di quel territorio che, lo ricordiamo, si trova in Moldavia?
La Transnistria è una sottilissima striscia di territorio sita nella parte più orientale della Moldavia: il suo nome significa letteralmente "al di là del fiume Dnestr". Questa piccola striscia di terra si dichiarò indipendente all'inizio degli anni '90 nel contesto degli spasmi rivoluzionari e contro-rivoluzionari che caratterizzavano lo spazio sovietico dalla metà degli anni '80 alla dissoluzione dell'URSS. La dichiarazione d'indipendenza della Transnistria venne utilizzata come tentativo da parte di Mosca di mantenere un focolaio di crisi territoriale che garantisse al Cremlino uno strumento di proiezione e di influenza a ovest. Questo stesso discorso può essere fatto in relazione all'Ossezia del Sud e all'Abcasia, due territori che hanno consentito alla Russia di continuare ad avere una capacità di ingerenza nella politica interna ed internazionale degli stati diventati indipendenti e allontanatisi dall'orbita sovietica.
Quali conseguenze hanno avuto le spinte separatiste della Transnistria per la Moldavia?
Per quanto riguarda la Moldavia la richiesta di indipendenza della Transnistria assumono un significato più netto: parliamo infatti di un Paese che per storia, cultura e tradizione fa parte della "grande famiglia rumena" ma che dopo la Seconda Guerra Mondiale ha vissuto un tentativo importante di russificazione. In questo quando è stato inevitabile il contrasto tra la parte della popolazione che si sentiva a tutti gli effetti moldava o rumena con quella che invece si sentiva russa. La Transnistria, dunque, è nata a seguito dell'intenzione dei cittadini più vicini a Mosca di creare un'enclave russa, forti anche del fatto che in quel territorio era ed è tuttora presente un contingente russo di circa 1.500 unità.
Ai sensi del diritto internazionale l'auto-proclamazione d'indipendenza della Transnistria fu legittima?
Dal punto di vista del diritto internazionale la dichiarazione di indipendenza è una fattispecie molto particolare. Tecnicamente l'indipendenza di un Paese o di una parte di esso viene regolata da strumenti giuridici interni. Pensiamo alla Cecoslovacchia: la nascita di due entità separate come la Repubblica Ceca e la Slovacchia fu regolata attraverso un meccanismo legale interno alla Cecoslovacchia stessa. In seguito i due stati neonati furono riconosciuti dalla Comunità Internazionale. Nel caso della Transnistria non sono mai stati compiuti i passaggi giuridici interni necessari per il riconoscimento dell'indipendenza, e non a caso quel territorio non gode oggi di nessun riconoscimento internazionale da parte degli stati membri dell'ONU. Insomma, quella della Transnistria è un'indipendenza solo autoproclamata ma di fatto illegittima ai sensi del diritto internazionale. Parliamo di una repubblica "ribelle" e secessionista, ma senza alcun riconoscimento ufficiale.
Il contingente russo presente in Transnistria dunque viola il diritto internazionale?
Il contingente militare russo in Transnistria, che è territorio parte della Moldavia, non rispetta gli obblighi di legge perché è contrario alla volontà del governo moldavo.
Come va letta la possibile richiesta di indire un referendum per chiedere l'annessione della Transnistria alla Russia?
È come minimo dal 2006 che gli organi politici secessionisti della Transnistria chiedono insistentemente l'annessione alla Russia e lo fanno per due motivi: il primo è appartenere a uno stato molto importante e con un ruolo chiave sulla scena internazionale. Il secondo è un motivo economico. Vivere in un Paese non riconosciuto è estremamente complicato: vi sono limiti nell'accesso ai servizi di base, ad esempio a quelli sanitari, lavorativi e bancari. Una volta annessi alla Russia, quei cittadini sarebbero russi a tutti gli effetti, con tutti i diritti e doveri connessi.
L'annessione della Transnistria converrebbe anche alla Russia?
Qui il discorso è più complicato. La Russia creerebbe una presenza territoriale a ovest dell'Ucraina, circostanza che potrebbe causare non pochi problemi dal punto di vista militare a Kiev. Gli ucraini dovrebbero guardare con molta più attenzione il fronte occidentale, sempre che i russi siano in grado di trasportare in Transnistria del personale; con un contingente di 1.500 uomini non si fa granché… Dal punto di vista politico l'annessione della Transnistria si sommerebbe a quella degli altri cinque oblast ucraini, e ciò renderebbe molto problematica la linea diplomatica russa a livello internazionale. Ci troveremmo davanti a un Paese che continua ad annettere con la forza territori in "zone grigie".
C'è però, nel caso della Transnistria, un serio problema di continuità territoriale…
Sì, la Transinistria non potrebbe essere neppure rifornita via mare, a differenza ad esempio di Kaliningrad, alla quale la Russia può accedere attraverso il Mar Baltico.
Secondo l'Institute for The Study of War la Russia, come accaduto per il Donbas, potrebbe in futuro condurre un’azione militare per "proteggere i cittadini russi" in Transnistria. Lei vede questo rischio?
Se la Russia dichiarasse l'annessione della Transnistria dovrebbe automaticamente proteggere i suoi cittadini in quel territorio.
Crede dunque che la Russia accoglierà quella regione secessionista moldava?
Vladimir Putin ha fatto della protezione dei russi all'estero uno dei suoi cavalli di battaglia politici giustificando anche la cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina con la necessità di tutelare le minoranze russe. Il Cremlino, quindi, avrebbe non poche difficoltà ad ignorare le richieste di aiuto dei cittadini della Transnistria, perché cadrebbe la retorica che ha giustificato la guerra in Donbass. Tuttavia un conto è la narrativa, un altro è l'utilità politica: Putin deve calcolare attentamente quanto può essere positiva per la Russia un'annessione della Transnistria. Tale mossa verrà perseguita se si vorrà andare verso un'escalation del conflitto con l'Occidente. C'è poi un'altra doverosa riflessione. Qualora la Russia decidesse di annettere la Transnistria la Moldavia potrebbe decidere di compiere un'azione di forza per spegnere le ambizioni dei separatisti. In quel caso, però, se la dovrebbe vedere non più con dei ribelli bensì con l'esercito russo. Non solo: l'annessione ostacolerebbe non poco l'adesione della Moldavia all'Unione Europea, che si troverebbe molto in difficoltà a relazionarsi con un Paese senza più integrità territoriale e con una parte di territorio annesso dalla Russia.