Perché la “manovra a cuore” della Cina allarma Taiwan e fa salire ancora la tensione
I pattugliatori cinesi disposti intorno all'isola di Taiwan a formare un cuore, come si vede nella mappa pubblicata dalla Guardia costiera cinese, e l'accerchiamento definito "un atto d'amore".
Pechino ha riferito così di aver concluso "con successo" l'esercitazione Spada congiunta 2024-B con cui ieri, lunedì 14 ottobre, ha voluto dare un segnale alla leadership di Taipei per quelli che sono stati ritenuti "atti separatisti delle forze indipendentiste".
Il Ministero della difesa taiwanese ha condannato la mossa cinese e ha affermato che la sua priorità era quella di evitare scontri diretti che avrebbero potuto far degenerare ulteriormente la situazione di stallo. Le isole periferiche sono state messe in stato di massima allerta, ha aggiunto.
È stata inoltre registrata dal Ministero la presenza di 153 aerei militari cinesi attivi nei pressi dell'isola nelle ultime 24 ore, il numero più alto di sempre. Insieme a questi sono stati schierati anche droni e navi da guerra.
La reazione è arrivata dopo il discorso pronunciato alla Festa nazionale del 10 ottobre dal neopresidente Lai Ching-te (noto anche come William Lai). Taiwan "non è subordinata" alla Cina e Pechino "non ha il diritto di rappresentare Taiwan", aveva detto Lai giovedì.
Durissima la replica del portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese che ha definito "l'indipendenza di Taiwan e la pace nello Stretto di Taiwan" come due cose "perfettamente incompatibili".
Dal 2022 la Cina ha svolto diverse importanti esercitazioni militari al largo delle coste di Taiwan e i suoi aerei da combattimento entrano regolarmente nello spazio aereo taiwanese.
La recente esercitazione era programmata in modo da coincidere con l'insediamento del presidente Lai che Pechino considera da tempo un "agitatore", viste le sue posizioni a favore dell'indipendenza di Taiwan, come riporta la Bbc.
Tuttavia, nonostante queste esercitazioni fossero previste, il massiccio dispiegamento e la vicinanza delle navi e degli aerei cinesi, così come la retorica infuocata, sono stati interpretati come un comportamento molto aggressivo. In qualsiasi altro contesto, sarebbe stato visto come un'escalation drammatica, ma i fatti sono avvenuti sullo sfondo di tensioni già molto elevate.
Gli Stati Uniti hanno reagito affermando che non vi era alcuna giustificazione per le esercitazioni dopo il discorso "di routine" di Lai e che la Cina avrebbe dovuto evitare ulteriori azioni che potessero mettere a repentaglio la pace e la stabilità nella regione.
Le esercitazioni cinesi, definite "provocatorie e irrazionali" da Taiwan, sono state condannate anche dal Giappone, che ha espresso "preoccupazione" e ha intercettato alcuni caccia nei pressi dell'isola meridionale di Yonaguni. "Il governo sta monitorando da vicino le attività e ha trasmesso le preoccupazioni del Giappone alla parte cinese", ha detto il vice capo di gabinetto, Kazuhiko Aoki.
Pechino non ha avvisato Taipei, i Paesi vicini e le autorità marittime internazionali dell'operazione. Le manovre sono state infatti lanciate senza notifiche preventive, indicazioni di aree interessate dalle attività e durata, e con un perimetro d'azione per la prima volta nelle 24 miglia nautiche della zona contigua.
Creando un grave problema per la difesa dell'isola perché le missioni di addestramento potrebbero essere facilmente confuse con l’inizio di un’incursione reale e viceversa.
Il fulcro delle operazioni, osservano gli analisti, è stato un blocco della parte meridionale e settentrionale di Taiwan, con un focus sui porti di Taipei, Keelung e Kaohsiung, così come su quello di Hualien sulla costa orientale. Le sei zone tracciate dalla Cina hanno avuto il fine di "inibire" porti e basi militari per impedire l'uso da parte di Taipei delle sue forze armate.