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Guerra in Ucraina

Perché la guerra in Ucraina sarà ancora lunga e riserverà sorprese: l’analisi dopo l’offensiva di Kursk

In questi caldi giorni di agosto siamo inondati da notizie sull’attacco ucraino nell’oblast russo di Kursk. Il rinnovato interesse per le vicende ucraine dipende da un fatto nuovo e clamoroso: si è verificata una sorpresa strategica per Mosca, trattandosi di una penetrazione importante di livello almeno divisionale di mezzi corazzati ucraini in un’area sinora risparmiata dai combattimenti e, aspetto ancor più eclatante, condotta all’interno del territorio russo.
A cura di Luigi Chiapperini
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In questi caldi giorni di agosto, mentre assistiamo alle gare delle Olimpiadi di Parigi e attendiamo gli sviluppi del confronto tra Israele e Iran, siamo inondati anche da notizie e commenti contrastanti sull’attacco ucraino nell’oblast russo di Kursk.

Il rinnovato interesse per le vicende ucraine dipende da un fatto nuovo e clamoroso: si è verificata una sorpresa strategica per Mosca, trattandosi di una penetrazione importante di livello almeno divisionale di mezzi corazzati ucraini in un’area sinora risparmiata dai combattimenti e, aspetto ancor più eclatante, condotta all’interno del territorio russo.

I combattimenti starebbero continuando con centinaia tra carri e mezzi da combattimento per la fanteria che muovono nelle stesse aree teatro di scontri tra le formazioni corazzate russe e tedesche nella seconda guerra mondiale. Ma mentre Gerasimov da Mosca dopo poche ore dall’avvio dell’offensiva si affrettava a dichiarare che gli ucraini sarebbero stati fermati, i combattimenti continuano ben all’interno del territorio russo ancora oggi.

Obiettivo operativo della penetrazione ucraina potrebbe essere la realizzazione di un saliente volto a interrompere la linea ferroviaria di arroccamento russo tra Kursk e Belgorod, con obiettivi Korenevo ed eventualmente la centrale nucleare di quest’ultimo capoluogo (infrastruttura strategica che però è a ben 60 km da Sudza, dove invece è presente una delle più importanti stazioni di transito di gas russo verso ovest), mentre lo scopo principale di questa fase del conflitto per Kiev rimane verosimilmente quello di distogliere forze russe dai fronti di Karkhiv e Donetsk.

Intanto Putin parla di “provocazione in grande scala da parte dell’Ucraina” e il Ministero degli Esteri russo dichiara: “La Russia invita la comunità internazionale a condannare fermamente gli attacchi criminali del regime di Kiev sul territorio russo”. Tutto alquanto paradossale.

Molti analisti militari si sono inspiegabilmente affrettati a considerare l’azione offensiva molto pericolosa per Kiev oltre che priva di un chiaro obiettivo strategico. Ritengo che non sia così. L’attuale finestra di opportunità per raggiungere una vittoria operativa da parte dei russi si chiuderà verosimilmente a fine estate quando, dopo circa nove mesi di sforzi offensivi, avranno bisogno di una pausa per riorganizzarsi e alimentare o sostituire le unità logorate dai recenti combattimenti prolungati.

Il loro ultimo sforzo per quest’anno continua ad essere la ricerca di uno sfondamento da sud verso Prokovsk e Kramatorsk per liberare l’intero Donbas. Era da considerare possibile, anche se meno probabile, aprire eventualmente in futuro un ulteriore fronte a nord verso Sumy per far disperdere ulteriormente le forze ucraine.

A sud stanno riuscendo ad avanzare ancorché molto lentamente ma pericolosamente per gli ucraini verso Prokovsk, nel settore di Karkhiv invece sono stati essenzialmente bloccati mentre ora la suddetta paventata offensiva su Sumy diventa quasi impossibile almeno nel medio termine in quanto prima ci sarebbe da eliminare il saliente che gli ucraini stanno tentando di realizzare nella stessa area poco più a sud all’interno dei territori russi dell’oblast di Kursk.

Ecco la valenza di quest’ultima azione da parte degli ucraini: riprendere l’iniziativa risulta fondamentale poiché mantenere per troppo tempo un atteggiamento puramente difensivo e passivo fa il gioco dell’avversario. Qualcun altro minimizza considerando l’azione ucraina solo dimostrativa e propagandistica per risollevare il morale delle truppe ucraine provate da mesi di sforzi offensivi russi oppure un espediente volto a coprire e a risolvere diatribe interne all’establishment di Kiev. Ci può stare, ma sarebbero conseguenze secondarie.

Gli ucraini stanno conducendo, al momento con successo, azioni tipiche di una guerra lampo, con movimenti di forze corazzate lungo direttrici essenzialmente stradali che vengono poi adeguate in caso di presenza nemica per aggirarne le posizioni e puntare verso obiettivi in profondità.

Lo scopo principale di Kyiv è riprendere l’iniziativa, drenare forze russe, che non sono illimitate, dai fronti di Karkhiv e Donetsk, acquisire territori fondamentali per future negoziazioni e portare la guerra sul suolo russo con possibili ripercussioni anche sulla tenuta politica e sociale della Federazione. Naturalmente non sarà così facile per gli ucraini.

Se è stato relativamente semplice penetrare in una parte del territorio russo verosimilmente poco presidiato e con difese che si sono rivelate inefficaci, più arduo sarà difenderlo dalla sicura forte reazione russa.

Gli ucraini, se vorranno mantenere il controllo di quelle aree, dovranno alimentare lo sforzo con secondi scaglioni di forze e contemporaneamente avviare il rafforzamento delle posizioni con uomini e materiali per realizzare linee fortemente organizzate a difesa. Inoltre, in questa maniera stanno loro stessi prendendosi più rischi nei settori di Donetsk e di Karkhiv.

Ma una cosa è certa: ancora una volta i russi si sono fatti trovare impreparati, forse perché ubriacati dalle sinora effimere vittorie a sud. Il conflitto, per buona pace di chi dava per vinto l’uno o l’altro dei contendenti, sarà ancora lungo e riserverà ancora molte sorprese.

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Generale di Corpo d'Armata in quiescenza dei lagunari Luigi Chiapperini, membro del Centro Studi dell’Esercito, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO in Afghanistan nel 2012, coautore del libro “Geopolitica e Strategia” (Edizioni Artestampa, 2024).
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