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Guerra in Ucraina

Perché la guerra in Ucraina è il fallimento dei servizi segreti, nessuno escluso

Aldo Giannuli, analista ed esperto di intelligence, spiega a Fanpage.it perché la guerra in Ucraina è stata determinata anche dal fallimento dei servizi segreti. Non solo di quelli russi, ma anche occidentali.
A cura di Davide Falcioni
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Nei giorni scorsi circa 150 agenti del Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione russa (Fsb) sono stati rimossi dal loro incarico. Sergei Beseda, direttore del Quinto Servizio – istituito da Putin nel 1998 proprio allo scopo di controllare i Paesi della "galassia" russa – è stato tratto in arresto. Il funzionario è stato condotto nel carcere di Lefortovo, noto per essere stato utilizzato durante la Grande Purga di Stalin degli anni '30; secondo Christo Grozev, direttore dell'organizzazione di giornalismo investigativo Bellingcat, l'ufficiale sarebbe stato punito per aver fornito informazioni errate sull’Ucraina. Per Andrei Soldatov, esperto dei servizi di sicurezza russi, la detenzione di Beseda sarebbe stata causata dalla sua incapacità di "finanziare un'opposizione filo-Cremlino al regime di Kiev" o, peggio ancora, per aver intrattenuto rapporti con la Cia. Impossibile sapere cosa sia davvero successo. Di certo, comunque, le epurazioni dimostrano che qualcosa nell'intelligence russa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Già, ma cosa? La natura stessa dei servizi segreti non permette di dare una risposta certa a questa domanda, tuttavia abbiamo fatto qualche ipotesi con il professor Aldo Giannuli, analista geopolitico e tra i più accreditati esperti di Servizi in Italia, autore – tra gli altri – del saggio “Come funzionano i servizi segreti”.

Aldo Giannuli
Aldo Giannuli

Come sono organizzati e quali sono i principali servizi segreti russi?
La Russia  ha una pluralità di servizi segreti. C'è l'FSB, erede del Kgb, che è il servizio di polizia politica interna che, in alcuni casi specifici, svolge iniziative anche all'estero, ad esempio quelle più delicate come l'eliminazione di oppositori politici. Il secondo servizio è il GRU, cioè l'intelligence militare: ha una lunga tradizione, è l'unico a non aver cambiato nome dopo la fine dell'Unione Sovietica ed ha competenze esclusivamente nello spionaggio militare. L'altro principale servizio russo è l'SVR, che ha competenze in ambito estero ed essenzialmente nello spionaggio diplomatico. I suoi addetti si trovano in tutto il mondo e hanno il compito di segnalare a Mosca svolte politiche, alleanze e tutti i fatti più rilevanti dei paese in cui svolgono le loro attività. C'è poi un servizio di intelligence addetto esclusivamente al controllo e alla sicurezza dell'arsenale nucleare e una serie di altri servizi segreti "minori".

In molti sostengono che Putin sia stato male informato dai suoi apparati di intelligence sulla reale preparazione dell'esercito ucraino: è una versione che la convince?
Sì e no. Notoriamente l'FSB era molto restìo nei confronti dell’intervento militare, e come si ricorderà pochi giorni prima dell'invasione dell'Ucraina Putin strapazzò davanti alle telecamere Sergei Naryškin, capo del servizio di intelligence estero SVR. Se si guarda il video Naryškin dice: "Credo che ai nostri partner occidentali andrebbe data un’ultima chance e nel peggiore dei casi dovremmo prendere la decisione che stiamo discutendo ora". Putin interviene iroso, di fatto imponendo al funzionario il sostegno delle sue posizioni sull'indipendenza delle repubbliche di Doneck e Luhans’k. "Noi stiamo parlando di riconoscere la loro indipendenza. Sì o no?” E alla fine il capo delle spie capitola: "Sì, condivido la proposta di riconoscere la loro indipendenza". "Grazie puoi tornare al tuo posto!" conclude Putin. Un'umiliazione.

Insomma, tra l'intelligence e il Cremlino non sembrava esserci pieno accordo alla vigilia dell'inizio della guerra.
Noi non possiamo conoscere i dettagli delle informazioni fornite dall'intelligence russa a Putin, ma possiamo dire con assoluta certezza che c'è stato un fallimento del GRU, che non è stato in grado evidentemente di dire nulla di significativo sulla trasformazione dell'esercito ucraino, sulla presenza di armi anticarro come i missili Javelin, ma anche sulle tante falle dell'esercito russo: ad esempio una logistica inesistente, sistemi d'arma obsoleti e impreparazione dei soldati, che hanno abbandonato centinaia di carri armati sul campo di battaglia. Di cosa abbia detto l'FSB sappiamo ancora meno, ma probabilmente la sua opposizione alla guerra era dovuta alla consapevolezza che la resistenza popolare ucraina sarebbe stata tenace e preparata. Anche l'SVR ha sottovalutato la reazione occidentale: le sanzioni, pur previste in una certa misura, sono andate ben oltre le aspettative russe. Mosca se le attendeva, ma credeva che l'Europa occidentale non sarebbe stata così severa e avrebbe resistito alla pressione americana: la convinzione era probabilmente che la NATO sarebbe stata divisa, e invece si è saldata. Per Putin un vero e proprio autogol politico.

I servizi occidentali sono stati più efficienti?
C'è un elemento che nessuno sembra notare. Anche gli occidentali hanno commesso degli errori, sopravvalutando le capacità militari russe e sottovalutando la resistenza ucraina che ormai sta arrivando a due mesi, tant'è vero che l'Occidente aveva offerto a Zelensky una via di fuga e la possibilità di governare in esilio da Polonia o addirittura Stati Uniti. Del clamoroso fallimento di tutte le intelligence nessuno sembra essersi accordo.

La scorsa settimana l’Italia ha espulso 30 diplomatici russi per motivi di “sicurezza nazionale”; 25 sarebbero stati considerati aggregati ai servizi segreti russi. Quali potrebbero essere state le loro attività nel nostro Paese?
Ma quale minaccia alla sicurezza nazionale? Siamo seri… Tutti i diplomatici svolgono un lavoro di natura informativa anche se non sono dipendenti dei servizi segreti. Faccio un esempio: se l'addetto culturale di un'ambasciata partecipa a un pranzo con suoi parigrado stranieri ed apprende informazioni rilevanti sulla situazione politica interna al Paese che lo ospita ovviamente riferisce ciò che ha saputo ai suoi superiori. Questo lavoro lo fanno tutti, russi e italiani, americani e cinesi, ed è assolutamente normale che sia così. Quanto alla decisione del governo: nei momenti di crisi come questo bisogna pur mostrare all'opinione pubblica che si sta facendo qualcosa e si cacciano un po' di diplomatici, come abbiamo fatto anche noi la scorsa settimana. Naturalmente la Russia, che ha subito le espulsioni, ha reagito espellendo a sua volta qualcuno dei nostri. È il normale gioco delle parti…

Anche l’Italia ha i suoi servizi di intelligence. Come stanno operando in questi mesi?
Impossibile saperlo nello specifico, ma dubito che stiano svolgendo una grande attività. Noto infatti una cosa: tutta la stampa procede a tentoni per capire se Putin verrà deposto e la sua opposizione interna, presente nelle città ma debole nei centri minori, sarà in grado di cacciarlo o metterlo in crisi. Ebbene, di solito in questi casi le spie all'estero lasciano trapelare delle informazioni parziali ma rilevanti alla stampa anche in un quadro di guerra di informazione del tutto normale e legittima. Stavolta però si ha la netta sensazione che tutti si stiano muovendo alla cieca: ciò è sintomo che la rete di informatori tanto dei servizi italiani quanto di quelli occidentali non sta brillando e fa acqua da tutte le parti. Vi chiederete perché: non lo so, credo nessuno si aspettasse davvero una situazione del genere, e quindi che nessuno si sia davvero preparato a fronteggiarla. Gli europei, soprattutto, non credevano gli sarebbe scoppiata una guerra in casa.

Papa Francesco ha fatto ripetuti appelli alla pace, come è normale che sia. Parallelamente come stanno operando i servizi segreti vaticani?
Il Vaticano è di per se un sistema informativo che ufficialmente non dispone di nessun servizio di intelligence come Sismi, GRU o Cia. Però c'è una Segreteria di Stato a cui fa riferimento una galassia di conferenze episcopali, ordini religiosi, cappellani militari e delle carceri, nunzi apostolici… tutte figure che svolgono un lavoro di tipo informativo che è alla base di ogni iniziativa diplomatica del Vaticano, compresi gli appelli alla pace di Papa Francesco.

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