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Conflitto Israelo-Palestinese

Perché la fine della guerra nella Striscia di Gaza è ancora molto lontana

Sebbene negli ultimi giorni Israele abbia ridotto le attività militari a Gaza è opinione diffusa tra gli esperti che i soldati dell’IDF dovranno fare i conti con una guerriglia determinata e costante da parte di Hamas e delle altre organizzazioni della resistenza palestinese.
Intervista a Lorenzo Trombetta
Analista di Limes, corrispondente Ansa e ricercatore con sede a Beirut.
A cura di Davide Falcioni
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La fine della fase più acuta dei combattimenti nella Striscia di Gaza non prelude a una fine definitiva della guerra. Tutt'altro: sebbene negli ultimi giorni Tel Aviv abbia ridotto le attività militari – affermando di voler distruggere le ultime sacche di resistenza di Hamas per poi concentrarsi sul controllo del territorio – è opinione diffusa tra gli esperti che i soldati dell'IDF dovranno fare i conti con una guerriglia determinata e costante da parte di Hamas e delle altre organizzazioni della resistenza palestinese, che approfitteranno delle prossime settimane per riarmarsi e lanciare imboscate. Uno scenario da "Vietnam" che potrebbe protrarsi molto a lungo e logorare le forze israeliane.

Nel frattempo sul fronte opposto, quello settentrionale, Israele dovrà fare i conti con la minaccia di Hezbollah, organizzazione islamista sciita che da anni si prepara allo scontro e che ha accumulato un potente ed efficace arsenale missilistico pronto a colpire lo stato ebraico in profondità. Quali sono dunque gli scenari futuri del conflitto in Medio Oriente? Fanpage.it ha fatto il punto con Lorenzo Trombetta, analista di Limes, corrispondente Ansa e ricercatore con sede a Beirut.

Lorenzo Trombetta
Lorenzo Trombetta

Secondo il quotidiano Haaretz il governo israeliano si appresterebbe a concludere la fase principale della guerra a Gaza: le operazioni militari dovrebbero gradualmente scemare fino a ridursi sensibilmente. Cosa accadrà dunque nei prossimi mesi?

In realtà la fase più intensa dei combattimenti a Gaza è terminata da alcune settimane e quella in corso è già diversa dalla precedente. L'esercito israeliano sostiene di dover distruggere le ultime sacche di resistenza di Hamas rimaste operative per poi dare inizio a una nuova fase di gestione del territorio. Noi però sappiamo che la Striscia di Gaza non è controllabile nella maniera più assoluta e soprattutto che non si tratta di un territorio "fermo" e disposto ad arrendersi. Israele, dunque, non potrà mettere in "pausa" la guerra ma dovrà prepararsi ad affrontare una resistenza palestinese molto determinata. Hamas avrà modo di riorganizzarsi anche militarmente per condurre una guerriglia strada per strada, casa per casa, tra le macerie dei palazzi distrutti in questi nove mesi: non a caso molti analisti, come me, credono che la Striscia di Gaza sarà per Israele quello che il Vietnam fu per gli Stati Uniti. Ogni volta che Tel Aviv affermerà di aver sconfitto delle unità di Hamas dovrà affrontarne di nuove, agguerrite e determinate. Israele deve aspettarsi una guerriglia sanguinosa, magari a bassa intensità ma continua nel tempo. Ecco perché immaginare una vera e propria fine della guerra è ancora impossibile.

Crede che la conclusione della fase più intensa dei combattimenti a Gaza serva ad Israele per concentrarsi sull'altro fronte, quello di Hezbollah?

Sebbene politicamente la guerra ad Hamas e quella a Hezbollah vengano sempre associate si tratta di questioni ben distinte. Sono due storie da gestire in maniera completamente diversa e l'apparato militare israeliano lo sa perfettamente, a prescindere da quello che affermano i vari membri del governo e lo stesso Benjamin Netanyahu per frenare la perdita di consenso interno e i crescenti malumori della popolazione. Mi riferisco, ad esempio, alle proteste in corso in Alta Galilea (la regione situata a cavallo tra l'attuale Israele settentrionale e la parte meridionale del Libano, ndr): migliaia di famiglie chiedono a gran voce cosa ne sarà del prossimo anno scolastico, se potranno iscrivere i figlia a scuola in un territorio che sarebbe uno dei teatri principali degli scontri con Hezbollah in caso di guerra.

Membri del governo israeliano affermano quotidianamente di essere pronti allo scontro con Hezbollah…

Ma i vertici militari israeliani saggiamente tacciono. Sanno benissimo che una guerra con Hezbollah non sarebbe neanche lontanamente paragonabile a quella con Hamas a Gaza. Il gruppo sciita libanese dispone di un arsenale incommensurabilmente più potente ed efficace di quello della resistenza palestinese. Inoltre si trova in un territorio molto diverso rispetto alla Striscia di Gaza: il Libano è grande più o meno come l'Abruzzo, e la sua parte meridionale è una porzione ancor più limitata, tuttavia si tratta di un territorio montagnoso e collinare, con molti boschi e anfratti. Soprattutto, non è un territorio sotto controllo israeliano, ma un Paese con frontiere aperte proprio per consentire l'arrivo di aiuti militari dalla Siria e dall'Iraq. Questo fa sì che in caso di guerra Israele dovrebbe impegnare risorse molto maggiori rispetto a quelle usate a Gaza e servirebbe un apporto decisivo da parte dell'apparato militare statunitense. Aggiungiamo che Hezbollah non subirebbe passivamente: il gruppo è dotato di missili in grado di colpire agevolmente Israele, dal nord al sud. Recentemente ha fatto molto clamore la diffusione da parte di Hezbollah di video riguardanti la città costiera di Haifa, che può essere colpita abbastanza agevolmente. Il partito armato libanese ha già "bucato" le difese aeree di Iron Dome ed è stata in grado di dissuadere un jet militare israeliano lanciando, a titolo di avvertimento, un missile terra aria. Hezbollah ha anche abbattuto quattro Hermes 450 e 900, droni israeliani di ultima generazione. Insomma, il gruppo sciita non solo ha la capacità di difendersi, ma anche di offendere Israele e fare molto male.

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Hezbollah potrebbe contare anche sull'apporto dell'Iran?

Teheran non starebbe a guardare e neppure gli attori iraniani in Iraq, Siria e Yemen, che aumenterebbero o riprenderebbero (nel caso dell'Iraq) le attività ostili contro gli Stati Uniti. Ricordo che in Medio Oriente gli USA sono considerati una forza occupante illegale da molte organizzazioni, che quindi si sentono legittimate ad attaccarli. In questo quadro Washington avrebbe tutto da perdere, soprattutto alla vigilia delle elezioni presidenziali di novembre. Nessun inquilino della Casa Bianca potrebbe accettare facilmente il ritorno di bare avvolte dalla bandiera a stelle e strisce a pochi mesi dal voto.

Oggi Hezbollah è sembrata voler gettare acqua sul fuoco. Un suo alto rappresentante, lo sceicco Naim Kassem, ha infatti promesso lo stop agli scontri con Israele se ci sarà cessate il fuoco a Gaza.

Questo è quello che Hezbollah dice dall'8 ottobre 2023: la posizione del gruppo libanese è sempre la stessa ed è che se Israele interromperà i combattimenti a Gaza, ritirando le truppe dalla Striscia, cesseranno le tensioni anche con il sud del Libano. E Israele sa bene che quando Hezbollah afferma che non attaccherà è capace di mantenere la parola per anni, come dimostrato anche in passato.

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