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Perché la Commissione europea vuole bloccare 7,5 miliardi di euro destinati all’Ungheria

Con la decisione della Commissione Ue, per la prima volta viene attuato il meccanismo per bloccare i fondi ai paesi che non rispettano lo stato di diritto. Ora il Consiglio europeo ha tre mesi per decidere, e in questo tempo Orbán ha promesso di portare importanti cambiamenti.
A cura di Luca Pons
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Domenica 18 settembre, la Commissione europea ha proposto di sospendere il trasferimento di alcuni fondi europei all'Ungheria, sulla base del nuovo meccanismo approvato nel 2020: l'erogazione di fondi è legata al rispetto dello stato di diritto. Da tempo, l'Ungheria di Orbán è accusata di aver creato un sistema politico ed economico ampiamente corrotto, anche utilizzando i fondi europei.

A essere bloccati sarebbero 7,5 miliardi di euro, cioè il 65% dei soldi destinati a tre programmi dei fondi di Coesione per l'Ungheria. In totale, i finanziamenti di Coesione che vanno al paese corrispondono a 22 miliardi di euro. È una cifra importante per l'economia ungherese, grande meno di un decimo di quella italiana: i fondi europei valgono il 3-4% del Pil del paese.

Il Consiglio dell'Unione europea, che raccoglie i rappresentanti dei governi dei 27 paesi dell'Unione, ha un mese di tempo – prorogabile al massimo per altri due, quindi al più tardi entro dicembre – per decidere se respingere o approvare la proposta. Il voto avverrà con il sistema della maggioranza qualificata, cioè se saranno favorevoli almeno 15 paesi su 27 che rappresentino almeno il 65% della popolazione totale dell'Unione europea.

Il progressivo isolamento dell'Ungheria nell'Unione europea

A livello politico, negli ultimi anni Orbán ha trovato il supporto di un asse di paesi dell’Est: Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno formato con l'Ungheria quello che i giornali hanno definito "gruppo di Visegrad". Oggi, però, l'invasione russa dell'Ucraina ha portato delle divisioni nel gruppo: gli altri paesi, specialmente la Polonia, sono decisamente schierati a favore delle sanzioni contro la Russia, mentre il governo ungherese è su posizioni molto più vicine a quelle del presidente Putin.

Per quanto riguarda la situazione interna all'Ungheria, dal 2019 il paese di Orbán è il primo nell'Unione europea a non essere più considerato una "democrazia completa", nelle graduatorie dell'organizzazione non governativa Freedom House, che si occupa di diritti politici e libertà civili. Lo scorso giovedì, il 15 settembre, il Parlamento europeo ha definito l'Ungheria "un regime ibrido di autocrazia elettorale", quindi non più una democrazia. Pochi giorni dopo questo atto formale è arrivata, domenica, la proposta di sospensione dei fondi.

Il voto del parlamento riguardava un rapporto su diversi problemi sistemici nell’Ungheria: dall'indipendenza della magistratura, alle violazioni dei diritti di minoranze etniche e persone LGBTQ+, fino allo scarso pluralismo dei media e alla diffusione di corruzione e conflitti d'interesse. Su questi ultimi due punti, in particolare, si è concentrata la Commissione, perché sono i due con un più immediato impatto sull'economia del paese, e quindi dell'Unione.

Il meccanismo europeo che viene applicato per la prima volta

Il sistema su cui si è basata la Commissione per proporre il congelamento dei fondi è stato approvato nel 2020, ma è la prima volta che viene messo in pratica. L'idea alla sua base è di difendere il bilancio europeo da quelle violazioni dello stato di diritto che compromettono la sana gestione finanziaria, o che incidono sugli interessi finanziari dell'Unione. Il collegamento tra le due cose – lo stato di diritto e la buona gestione dei soldi – è l'idea che gli Stati possano mettere in pratica una buona gestione finanziaria "solo se le autorità pubbliche agiscono in conformità della legge", come dicono i documenti europei.

Dopo l'approvazione del meccanismo nel 2020, la Commissione europea ha dovuto stilare delle linee guida, che sono state approvate nella primavera di quest'anno, rendendo definitivamente applicabile il sistema. Come previsto da queste linee guida, ad aprile il governo ungherese ha ricevuto una lettera per indicare che, se nulla fosse cambiato, ci sarebbero state conseguenze.

Prima di fare poi la proposta definitiva al Consiglio dell'Unione europea, le linee guida prevedono che la Commissione faccia una "valutazione qualitativa approfondita" sul paese in questione. Per l'Ungheria, questa valutazione ha trovato "una sistematica incapacità, involontariamente o riluttanza, da parte delle autorità ungheresi, di impedire decisioni contrarie alla legge in materia di appalti pubblici e conflitti di interesse, e quindi di affrontare adeguatamente i rischi di corruzione". Nel dettaglio, tra le altre cose "vi sono state percentuali insolitamente elevate di appalti aggiudicati in presenza di un solo offerente, attribuzioni di appalti a società specifiche, che stanno gradualmente conquistando ampie fette di mercato, nonché gravi carenze nella attribuzione di accordi quadro".

Il governo di Orbán ha pochi mesi per cambiare radicalmente

La Commissione europea ha anche detto che il governo ungherese ha proposto alcune soluzioni. Queste potrebbero "in linea di principio risolvere i problemi in questione, se correttamente dettagliati e attuati". In questi giorni, alcuni ministri dell'Ungheria hanno annunciato che a breve presenteranno all'Unione una grande operazione contro la corruzione nel paese. L'Ungheria si è impegnata a mettere in atto queste e altre misure, e a informare la Commissione entro il 19 novembre. Budapest vorrebbe quindi, nonostante abbia contestato le accuse sul proprio stato di diritto, fare alcune "concessioni": si parla dell'istituzione di un'autorità indipendente anti-corruzione, di una riforma degli appalti e di altre misure indirizzate a combattere la corruzione.

Visto l'impegno a mettere in pratica queste misure nel mese di novembre, è possibile che il Consiglio dell'Unione europea rimanderà il voto sul congelamento dei fondi da ottobre – la prima occasione utile – a dicembre. Se la Commissione e gli altri organi europei non dovessero trovare soddisfacenti i cambiamenti messi in atto in Ungheria in questo tempo, però, si potrebbe procedere definitivamente al congelamento dei fondi.

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