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Guerra in Ucraina

Perché la Cina spinge per un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina: l’intervista al consigliere del Cremlino

L’intervista di Fanpage.it al consigliere del Cremlino per gli affari cinesi Alexey Maslov: “La visita di Medvedev a Pechino serve a fare il punto prima dell’insediamento della nuova amministrazione Usa, molte cose sono cambiate negli ultimi due mesi nel rapporto con Xi Jinping. Che non vuole rimaner da solo a fronteggiare Washington nell’arena politica internazionale”.
A cura di Riccardo Amati
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“La Russia prende in considerazione la possibilità di un parziale ritiro nei territori occupati nel sud dell’Ucraina nell’ambito di un negoziato”, dice a Fanpage.it Alexey Maslov. “È questo il messaggio di Vladimir Putin che Medvedev ha portato a Xi Jinping, e lo avrà anche rassicurato sulle reali intenzioni di Mosca al di là delle minacce nucleari, spiegando che vengono utilizzate solo per rafforzare la posizione di Mosca in vista di un tavolo negoziale”.

Il motivo principale della visita a Pechino del vice segretario del Consiglio di sicurezza russo è di fare “il punto della situazione prima che Trump si insedi alla Casa Bianca". Xi “teme che la nuova amministrazione Usa si avvicini alla Russia, e che la Cina resti da sola a confrontarsi con Washington”. Per questo negli ultimi due mesi “ha aumentato la pressione su Mosca perché accetti di trattare sull’Ucraina con la mediazione cinese, non con quella americana”.

A Dmitry Medvedev Xi Jinping ha ripetuto che è necessario “aderire ai tre principi di ‘nessuna ricaduta sul campo di battaglia, nessuna escalation della guerra e nessun conflitto tra tutte le parti’ nel più breve tempo possibile”. Cose già sentite. Ma stavolta la Cina ha più fretta di vedere di mediare un cessate il fuoco.

Mentre Medvedev parlava con Xi, il direttore della Nezavisimaya Gazeta, Konsantin Remchukov, che spesso riporta suggerimenti dal Cremlino, se ne usciva con un articolo secondo cui Trump nelle prossime settimane invierà a Mosca un team per cercare un accordo generale con Putin, con l’obiettivo di incrinare l’intesa russa con la Cina e offrire una soluzione per l’Ucraina.

Alexey Maslov è il maggior esperto di Cina in Russia. Insegna all’Università statale Lomonosov di Mosca ed è consigliere del Cremlino sui rapporti con Pechino. Tiene a dire che non ha la sfera di cristallo e che sul messaggio di Putin a Xi Jinping non ha informazione certe. Fatto sta che Maslov è quasi sempre parte della delegazione russa negli incontri ufficiali con la leadership cinese, ai massimi livelli. Spesso, vi ha partecipato proprio insieme a Medvedev. E l’articolo di Remchukov sembra confermare quel che il professore aveva appena anticipato a Fanpage.it.

Alexey Maslov.
Alexey Maslov.

Professor Mslov, Xi Jinping ha detto a Medvedev che per l’Ucraina ci vuole una soluzione politica, e alla svelta. Sta aumentando la pressione su Mosca perché accetti un negoziato?

La Cina sta spingendo per un cessate il fuoco il prima possibile. Non per una pace completa per la quale ci vorrebbe molto tempo. Per la Cina è fondamentale avere buone relazioni con l’Europa fin da subito, per sviluppare ulteriormente il commercio. E questo vale anche per il Medio Oriente. Il conflitto in Ucraina ha colpito duramente il commercio con i Paesi europei e con il Medio Oriente. La Cina vuole ristabilire una situazione di "business as usual”.

D’accordo, ai cinesi importa soprattutto il commercio. E i suoi scambi con la Russia sono meno di un sesto di quelli con Europa e Stati Uniti. Ma Xi pensa solo al business?

Pensa anche al suo ruolo nell’arena internazionale: vuole essere il grande mediatore in Ucraina, dimostrando che la Cina ha la capacità di essere una grande potenza nella gestione e nella risoluzione dei conflitti.

Ma siamo sicuri che la Cina stia davvero spingendo per la pace? Xi Jinping non ha mai condannato l’invasione russa. La Nato definisce Pechino “facilitatore decisivo” della guerra, perché vende a Mosca tecnologia utilizzabile nel settore militare.

Non credo che la Russia abbia bisogno della tecnologia cinese.

Ma alcune aziende cinesi vi hanno fornito interi sistemi d’arma, dicono gli americani prove alla mano. O pensa che sia solo propaganda?

Non c’è solo la propaganda. Di certo, la Cina ha bloccato le forniture di componenti di droni a Usa ed Europa che poi rifornivano l’Ucraina. Ma anche in questo modo Pechino vuol mostrare che è neutrale e contraria alla guerra. Nega di aiutare Mosca e così non vuole aiutare indirettamente l’Ucraina. Negli ultimi due mesi ha fatto capire in ogni modo alla Russia di non voler avere alcun ruolo nell’operazione militare.

Quindi negli ultimi due mesi le cose son cambiate? Anche per  le forniture tecnologiche?

In questo settore la Russia può essere autosufficiente, ripeto. Ma è vero che sono cambiate molte cose.

Effetto delle novità in politica internazionale?

La situazione nel mondo è completamente diversa, rispetto a solo due mesi fa. Possiamo chiamarlo “fattore Trump.”

E come incide il “fattore Trump” nei rapporti tra Cina e Russia?

Molti degli addetti ai lavori a Pechino ritengono che il ritorno di Trump alla Casa Bianca possa comportare problemi, difficoltà e vere e proprie calamità, per la Cina.

Per la questione delle tariffe. Ma che c’entrano i rapporti con la Russia? 

Tutti gli sforzi dell’amministrazione Trump — si teme a Pechino — saranno concentrati contro la Cina, non più contro la Russia.

E quindi?

Quindi, è il momento giusto per rafforzare la cooperazione con la Russia sul tema della mediazione nel conflitto ucraino. Penso che a Pechino  si sia davvero preoccupati per un possibile allontanamento, magari limitato, della Russia dall’orbita cinese.

Può spiegarsi meglio?

Non si pensa che Mosca volti le spalle, ma che possa fare un passo di lato.

Per esempio accettando la mediazione americana per un negoziato sull’Ucraina?

Potrebbe crearsi una situazione in cui la Cina si troverebbe faccia a faccia contro gli Stati Uniti. E Xi non vuole essere l’unico nemico degli Usa. Ecco perché il fattore Russia è molto importante, non tanto dal punto di vista economico, ma soprattutto in termini politici. Non è un caso che nell'ultimo anno e mezzo, la Cina abbia cercato di dimostrare agli Stati Uniti che è contro la guerra, anche se pro-Russia.

Le sfumature della diplomazia cinese sono parecchio difficili da cogliere. Come si può essere al contempo pro-Cremlino e contro la guerra che il Cremlino ha scatenato?

Di paradossi ce ne sono diversi. La Cina ha bloccato i trasferimenti finanziari da e verso la Russia, di fatto prendendo parte alle sanzioni contro la Russia.

Ci risulta che i trasferimenti finanziari siano diventati più difficili da quando sono sanzionati. Mica del tutto bloccati…

È rimasta solo una banca ad eseguire transazioni finanziarie tra Russia e Cina: la Vtb di Shanghai (controllata dal colosso finanziario statale russo Vtb, ndr) . Tutte le altre banche cinesi hanno interrotto, sospeso o tagliato negoziazioni e rapporti con la Russia a causa delle sanzioni, inclusa la Bank of China.

Quindi, anche se non in modo ufficiale, la Cina sta sanzionando la Russia…

Al contempo, afferma di svolgere un ruolo neutrale nella tragedia ucraina, e di essere grande amica di Mosca. La contraddizione maggiore è che vuole dimostrare di essere essere amica anche degli Stati Uniti.

Ma in realtà non lo è, interessi commerciali a parte…

E con Trump i rapporti con Washington si complicheranno ulteriormente. Mentre potrebbero migliorare quelli russo-statunitensi. Ecco perché la Cina ha deciso di recuperare la sua cooperazione con la Russia puntando a mediare una soluzione politica del conflitto.

Però il Cremlino ripete di non voler rinunciare ai suoi obbiettivi di guerra, che equivarrebbero a una sostanziale disfatta di Kyiv. Medvedev, poi, solo poche settimane fa avvertiva l’Occidente di prender sul serio l’abbassamento della soglia per l’uso dell’atomica previsto nella nuova dottrina nucleare di Mosca. Che messaggio porta il guerrafondaio Medvedev alla leadership cinese che vuole il cessate il fuoco?

Probabilmente Medvedev illustra la posizione russa per eventuali negoziati, in particolare riguardo ai territori occupati. Ritengo che un ritiro da alcune delle aree del sud del Paese sia preso in considerazione dal Cremlino, con il mantenimento della Crimea e del Donbass.

Quindi, crede possibile che Mosca accetti un parziale ritiro?

Può essere uno dei punti che il presidente Putin ha detto a Medvedev di portare sul tavolo di Xi.

Altri argomenti del messaggio a Xi Jinping?

La questione nucleare, che è la principale preoccupazione della Cina. Su questo tema, le posizioni tra Mosca e Pechino sono completamente diverse. Probabilmente il messaggio di Medvedev è che la Russia non userà armi nucleari nella situazione attuale. La Cina non vuole proteggere nessun paese coinvolto in uno scontro nucleare, né rimanere in silenzio su queste questioni.

Una rassicurazione, quindi. Ma proprio da parte di Medvedev, che un giorno sì e uno no minaccia di ridurre le capitali europee a deserti di polvere radioattiva?

Medvedev porta il messaggio di Putin. Per spiegare che le minacce servono solo ad avere una posizione di maggior forza a un prossimo tavolo negoziale, ritengo. Anche se la dimensione nucleare a Mosca è una cosa seria, un’opzione ritenuta possibile. Ma non al momento.

Medvedev ha il compito di informare Xi dei prossimi passi della Russia nel conflitto?

Potrebbe spiegare che nei prossimi giorni ci sarà una dimostrazione di forza con barrage missilistici convenzionali.

Dobbiamo aspettarcela?

È probabile. Ma anche questa sarebbe funzionale al rafforzamento della posizione russa in vista di un negoziato. Medvedev vorrà sapere cosa pensa la Cina, in merito.

Insomma, i negoziati sono più vicini? Che sia Trump o Xi il mediatore?

Certamente la Cina ha aumentato la sua pressione. Vuole il cessate il fuoco. È pragmatica. Un vero processo di pace implicherebbe questioni come gli investimenti per la ricostruzione dell’Ucraina e il ruolo della Cina nel sostenere Kyiv nel dopoguerra. Pechino considera il Paese molto promettente. La sua produzione agricola fa gola.

E, oltre che su compromessi per ora sembrati impossibili, come un ritiro parziale, su cos’altro dovrebbero accordarsi Cina e Russia per andare a una trattativa mano nella mano?

Su come spiegare al mondo cosa è realmente accaduto in Ucraina: chi è il vincitore, chi è il perdente? Questo è un punto molto importante per Putin.

Riassumendo: la visita di Medvedev a Pechino non è di routine. Qual è il motivo principale, tra quelli che abbiamo discusso?

È una visita molto insolita. Nessuno a Mosca avrebbe organizzato qualcosa del genere, mesi fa. Credo ne seguiranno molte altre, nel prossimo anno. Il motivo principale di questa è stato di fare il punto  con Xi prima che Trump espliciti nei fatti le sue reali posizioni su Cina, Russia e Ucraina.

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