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Guerra in Ucraina

Perché la caduta di Mariupol non cambia la situazione sul campo nel Donbass

La resa di Azovstal cambia poco o nulla: da qualche settimana in città a combattere contro l’ultima sacca di resistenza ucraina erano rimaste relativamente poche unità, mentre il grosso era stato già trasferito altrove nel Donbass in precedenza, dove la situazione continua ad essere molto fluida.
A cura di Daniele Angrisani
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Mariupol è caduta: i difensori di Azovstal, dopo 86 giorni di combattimenti, si sono arresi e hanno deposto le armi. Nella giornata di venerdì 20 maggio, l’ultimo gruppo di combattenti, che include anche la leadership del reggimento Azov e della 36esima brigata di Marines ucraini, si è arreso alle forze russe e separatiste.

La cosa non è passata certo inosservata alla propaganda russa che ha fatto subito sapere come il comandante di Azov, Denis Prokopenko, sia stato portato via in una speciale "auto blindata… a causa dell'odio dei residenti di Mariupol e del desiderio dei cittadini di punirlo per numerose atrocità".

Difficile che sia successo, visto che le immagini che provengono da Mariupol mostrano invece civili che continuano ad essere evacuati verso la Russia anche contro la propria volontà, in quelle che il Consiglio Comunale di Mariupol definisce sempre più vere e proprie "deportazioni".

Nulla comunque poteva ormai cambiare il destino della città sul Mar d’Azov: come ha detto lo stesso qualche giorno fa lo stesso Prokopenko in video preannunciando la resa, "i difensori di Mariupol hanno eseguito gli ordini fino alla fine” e "nonostante tutte le difficoltà, hanno respinto le forze schiaccianti del nemico per 82 giorni e hanno permesso all’esercito ucraino di riorganizzarsi, addestrare più personale e ricevere armi dai Paesi partner".

In tutta risposta lo Stato Maggiore ucraino ha definito l’intera guarnigione di Mariupol come "eroi del nostro tempo", che "hanno impedito all’esercito russo di trasferire fino a 17 gruppi di battaglioni tattici, ovvero circa 20.000 soldati in altre aree, e impedito la conquista rapida di Zaporizhzhia, l’accesso al confine amministrativo delle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia".

Ed è indubbiamente vero che l’aver tenuto duro così a lungo impegnando tante forze militari russe a Mariupol, anche in una battaglia il cui destino era già scritto dal momento in cui la città è stata accerchiata ad inizio marzo, ha consentito agli ucraini di poter difendersi meglio in altre zone del Paese ed ottenere vittorie insperate.

Ma, nonostante i toni trionfalistici da parte ucraina, e le promesse di ottenere la loro liberazione il prima possibile con uno scambio di prigionieri, è molto probabile che il futuro immediati dei combattenti che si sono arresi sia quello di una dura prigionia e di processi farsa.

Stando a ciò che trapela da Mosca e da fonti separatiste, l’intento è quello di tenere un grande processo, probabilmente sul territorio delle Repubbliche separatiste o della stessa Mariupol occupata, dove i leader del reggimento Azov saranno accusati di crimini di qualsiasi tipo, per soddisfare la propaganda di regime che li dipinge come nazisti assetati di sangue.

Ciò nonostante, questa per i russi rischia di diventare una vittoria di Pirro: Mariupol, infatti, è quasi del tutto distrutta ed andrà pressoché interamente ricostruita. Come ammesso anche dal presidente della Repubblica autoproclamata di Donetsk, Denis Pushilin, il 60% delle case è talmente danneggiato che è impossibile ricostruirle. Ma con quali soldi, visto che la Russia si trova già in difficoltà a causa delle sanzioni internazionali?

Peggio ancora: il territorio dell’impianto Azovstal è stato talmente distrutto dai combattimenti, che anche l’impianto stesso è ormai irrecuperabile. "Lo stabilimento Azovstal, o meglio, ciò che ne resta, verrà demolito. Mentre il secondo gigante metallurgico di Mariupol, Ilyich, sarà ricostruito e messo in funzione", ha ammesso Pushilin.

Entrambi gli impianti davano lavoro a più di 40 mila persone prima dell’inizio della guerra. La perdita irreversibile del più grande dei due impianti, ovviamente, avrà un effetto molto pesante sul futuro di una città che è stata già completamente devastata dalla guerra e nella quale, secondo stime indipendenti, potrebbero essere morti fino a 20 mila civili.

Dal punto di vista militare, inoltre, la resa di Azovstal cambia poco o nulla: da qualche settimana in città a combattere contro l’ultima sacca di resistenza ucraina erano rimaste relativamente poche unità, mentre il grosso era stato già trasferito altrove nel Donbass in precedenza, dove la situazione continua ad essere molto fluida.

I russi continuano infatti a non riuscire a superare l’ostacolo naturale del fiume Seversky Donets, dopo la debacle di due settimane fa a Belohorivka, e restano sostanzialmente fermi sia nel saliente di Izyum che in quello di Lyman, così come in direzione Severodonetsk e Lysychansk, nonostante la conquista di quasi tutta la città di Rubizhne, che a quanto sembra dalle immagini con i droni, ha avuto lo stesso destino di distruzione di Mariupol.

L’unico posto dove i russi sembrano essere riusciti ad avanzare seriamente in questi ultimi giorni è il saliente di Popasna – tenendo conto del fatto che la parola “seriamente” va usata sempre con riferimento alla guerra in corso, ovvero stiamo parlando di una avanzata di poco più di una decina di km, che per i ritmi visti sino ad ora nel Donbass è sicuramente rilevante.

In questa zona le forze russe stanno apparentemente concentrando il numero più alto di forze a loro disposizione cercando a tutti i costi di sfondare il fronte ucraino in direzione Soledar e Bakhmut, con l’intento di raggiungere la vitale autostrada che collega Lysychansk e Bakhmut, e che già si trova ora sotto il fuoco diretto dell’artiglieria russa.

Non è molto chiaro al momento quanto siano davvero avanzate le forze russe in zona, vista la difficoltà di avere informazioni attendibili ed indipendenti dalle zone di ostilità, ma le stime più affidabili affermano che la punta più avanzata dell’offensiva russa si troverebbe a meno di 10 km dalla cittadina strategicamente importante di Soledar.

Fonti filorusse hanno riferito che le forze russe sono avanzate attraverso le linee di difesa ucraine in tre direzioni. Le forze aviotrasportate russe (VDV) avrebbero sfondato le difese ucraine a nord di Popasna, mentre le truppe della compagnia militare privata russa "Wagner" avrebbero preso il controllo di alcuni villaggi ad ovest di Popasna.

Le forze russe avrebbero inoltre preso il controllo del villaggio di Troitske, a sud di Popasna. Questi rapporti sono coerenti con le dichiarazioni dello Stato Maggiore ucraino, secondo cui il raggruppamento russo intorno a Popasna sta cercando di conquistare nuove zone nell'area.

Tuttavia, i dati FIRMS (Fire Information for Resource Management) della NASA, non mostrano una particolare concentrazione di incendi in quest'area, il che potrebbe suggerire che le fonti russe stiano esagerando la portata o l'importanza degli attacchi, come d’altronde già avvenuto in passato, afferma il think tank americano Institute for the Study of War.

Ma che l’avanzata russa esista e stia avendo qualche successo, lo confermano anche fonti indipendenti presenti sul posto, come ad esempio il giornalista Neil Hauer, che scrive in un suo nuovo articolo da Bakhmut: “L'intera forza dell'esercito russo è ora concentrata nel Donbas, la sua avanzata è lenta ma inesorabile. La città di Bakhmut è ora destinata a diventare la prossima linea del fronte non appena le truppe russe sfonderanno le difese ucraine a pochi chilometri di distanza”.

La possibile conquista russa di questa area è rilevante in particolare perché permetterebbe loro di prendere il controllo di una parte dell’autostrada, che rappresenta la principale arteria di rifornimento delle truppe ucraine che combattono a Severodonetsk, e raggiungere un punto chiave del piano di accerchiamento delle truppe ucraine presenti in questo saliente.

Pur non trattandosi infatti dell’unica linea di rifornimento, l’autostrada è sicuramente quella più veloce e meno rischiosa per le truppe ucraine; quindi, la eventuale perdita di controllo avrebbe un impatto non solo sul morale delle truppe ucraine in combattimento in zona (già logorato da settimane di dura guerra e bombardamenti continui di artiglieria), ma anche sulla logistica stessa della guerra ad est.

È molto probabile, comunque, che siamo di fronte al culmine dell’offensiva russa nell’est, il che significa che se anche questa manovra dovesse essere in qualche modo fermata (sia pure con estrema difficoltà) da parte ucraina, per i russi la capacità di nuove manovre su larga scala nel Donbass nel prossimo futuro sarebbe seriamente limitata.

Gli ucraini, da parte loro, continuano a ricevere ed essere addestrati all’utilizzo di armi pesanti occidentali, in particolare i micidiali obici americani Howitzer M777 da 155mm, che già stanno avendo forte impatto su diverse zone del fronte, stando quanto affermano fonti militari ucraine. L’uso di questi obici è riportato ad esempio anche sul fronte di Lyman, dove sono in corso scambi di artiglieria continui tra le due parti.

Tenendo in conto anche la recente approvazione da parte del Congresso americano di un nuovo gigante pacchetto di aiuti all’Ucraina da 40 miliardi di dollari, che permetterà di aumentare sostanzialmente gli aiuti militari forniti da Washington nelle prossime settimane e mesi, sono in molti ormai a prevedere che entro la fine dell’estate, gli ucraini saranno in grado di passare all’offensiva in diverse zone del Paese.

In particolare, l’obiettivo principale dello Stato Maggiore di Kyiv – una volta che la spinta offensiva russa ad est si dovesse bloccare del tutto – è probabilmente quello di attaccare la regione di Kherson dove le truppe russe stanno preparando attivamente le proprie postazioni difensive, anche in vista di una possibile annessione alla Federazione Russa di cui si parla sempre di più negli ultimi giorni.

Non bisogna infine dimenticarsi che c’è già una zona dell’Ucraina dove gli ucraini continuano la loro lenta ma inesorabile avanzata: la regione di Kharkiv. È notizia di qualche giorno fa che un gruppo di soldati ucraini è stato in grado di raggiungere il confine con la Russia nelle vicinanze del villaggio di Ternova (poi riconquistata dai russi).

Ma soprattutto, gli ucraini sono riusciti finalmente a superare in questa zona il fiume Seversky Donets e creare una testa di ponte sulla riva orientale in direzione Vovchansk, partendo da Stary Saltiv, uno degli obiettivi principali dell’intera controffensiva ucraina nella regione di Kharkiv.

Se questa testa di ponte dovesse reggere e l’avanzata ucraina consolidarsi, per i russi sarebbe a rischio l’intera linea di rifornimento delle truppe russe in posizione avanzata nella zona di Izyum, e ciò costringerebbe inevitabilmente loro a dover riposizionare delle truppe per difendere la retroguardia ed indebolire la propria spinta offensiva sul fronte principale.

In questa situazione, la conquista definitiva di Mariupol rischia quindi diventare per i russi l’ennesima vittoria di Pirro, mentre la situazione sul campo resta ancora molto fluida, e tutto lascia pensare che la guerra durerà ancora a lungo.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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