Perché la caduta di Avdviika potrebbe avere ripercussioni gravi su Zelensky: l’analisi di Matveev
“La difesa di Avdviika è il primo test per il nuovo Capo di stato maggiore ucraino Syrskyi”, e per questo “stanno già affluendo riserve”. Ma dal punto di vista strettamente militare “una ritirata avrebbe più senso”. Ian Matveev, uno dei più ascoltati analisti della situazione bellica in Ucraina, non ritene valga davvero la pena morire per la città di 30mila abitanti vicino a Donetsk. Sottolinea che gli ucraini dovrebbero attestarsi su posizioni più sicure per riprender fiato e organizzarsi per il futuro. Che potrà esserci “solo se continueranno ad arrivare gli aiuti dall’Occidente”.
Mentre a Washington si continua a litigare sul pacchetto da 95 miliardi di dollari, in Ucraina si muore. Le truppe russe hanno praticamente circondato Avdviika. Dalla fine di ottobre la loro avanzata è stata lenta ma significativa. La difesa della città è diventata simbolica. Un parallelo con Bakhmut, caduta nel maggio 2023 nelle mani dei soldati di Mosca “è senz’altro proponibile”.
I motivi politici sembrano al momento prevalere su quelli bellici, per Kyiv. Che dovrebbe invece adottare una strategia più conservativa in attesa dell’arrivo di nuove armi e dei caccia-bombardieri F-16, spiega la Fanpage.it l'analista Matveev.
Avdviivka cadrà?
Nelle ultime due o tre settimane la situazione è diventata molto difficile per le forze armate ucraine. La sofferenza è evidente. Ma in teoria hanno ancora la possibilità di non perdere la città. Se riescono a far affluire le loro riserve possono ancora giocare la partita. Bisogna però chiedersi se valga la pena.
Ma gli ucraini ne hanno di riserve?
Sì, hanno almeno una divisione finora tenuta in riserva. E secondo le mie fonti il cambio è già iniziato: la 110a brigata motorizzata che aveva finora retto il fronte non è più in linea, mi dicono. È stata in gran parte sostituita da risorse più fresche. Difficile verificare, ma la mossa avrebbe certamente senso e la ritengo probabile.
Che conseguenze avrebbe la caduta di Avdviivka, dal punto di vista strategico?
Sul piano strettamente militare, ritengo che gli ucraini farebbero bene a ritirarsi per evitare di logorare le loro forze e per sottrarsi al rischio di esser travolte.
E dal punto di visa politico? Quanto è importante Avdviivka? È come Bakhmut, la maggior città persa dagli ucraini nel 2023?
Se si decide di difendere Avdviika, il motivo è proprio politico. I cambi al vertice delle forze armate appena decisi dal presidente Zelensky impongono che non si lasci Avdviika senza almeno provare a difenderla ad ogni costo o quasi. Serve qualche mezza vittoria o almeno una resistenza convincente, per non far sfigurare troppo i nuovi comandanti. Più in generale, bisogna considerare il fatto che l’Ucraina da molto tempo non si è assicurata una vittoria militare. E che nel maggio scorso ha perso Bakhmut, appunto. La caduta di Avdviika potrebbe avere ripercussioni gravi sul governo di Kyiv.
Però l’atteggiamento bellico degli ucraini è cambiato. È diventato strettamente difensivo. Si tratta di resistere alla massa umana portata in linea dai russi. Ci aspetta un lungo periodo di guerra di attrito?
Vero. Adesso Kyiv fa una guerra difensiva. Dopo che la controffensiva d’estate non ha portato ai risultati sperati, è l’unica scelta possibile. Si tratta di risparmiare per quanto possibile le forze. Di non sprecarle in avanzate non conclusive ma di provare a sconfiggere l’esercito russo dalle posizioni acquisite.
Una guerra di posizione…
Che permette anche alle unità non in prima linea di tirare il fiato, di concentrarsi sull’addestramento e sul miglioramento della qualità di uomini ed armamenti. In attesa che arrivino nuove forniture belliche dall’Occidente. Solo allora si potrà pensare a una nuova offensiva. Ma dovrà passare un bel po’ di tempo.
Non diceva che i nuovi comandanti militari promossi da Zelensky hanno bisogno di sbandierar vittorie?
Non è esattamente così. Mi riferivo alla situazione di Avdviika. Ma più in generale, i nuovi comandanti non sono certo degli sconosciuti. Il generale Syrskyi, in particolare (il nuovo comandante delle Forze armate ucraine appena subentrato al generale Zaluzhnyi, ndr) non ha certo niente da dimostrare (ha sovrinteso alla difesa di Kyiv, alla controffensiva su Kharkiv e — attirandosi critiche — alla difesa di Bakhmut, ndr). Non avrà fretta, quindi. Il suo mandato è quello di mettere a punto un piano complessivo su un orizzonte temporale di un anno, come minimo. Se non di più. Si tratta soprattutto di preparare adeguatamente le riserve in attesa dei nuovi missili tattici balistici americani Atacms e dei cacciabombardieri F16, che arriveranno tra la primavera e l’estate. Solo allora si pensa di poter riprendere serie azioni offensive.
Intanto, i russi stanno riducendo uno dei loro svantaggi iniziali: quello della minor capacità di sorveglianza e comunicazioni satellitari. Secondo i servizi segreti militari ucraini, attraverso triangolazioni con Paesi arabi sono entrati in possesso della tecnologia che permette loro di utilizzare il satellite Starlink di Elon Musk. Finora riservato alle forze armate di Kyiv. Quanto cambia quesa novità — se verrà confermata — nei rapporti di forza sul terreno?
L’utilizzo di Starlink da parte delle forze armate russe, se venisse confermato, non sarebbe un game changer. Per più motivi: prima di tutto l’approvvigionamento indiretto della tecnologia necessaria ne rende poco programmabile l’impiego. Inoltre, come ha già detto lo stesso Elon Musk, ci sarà un maggior controllo sulle orbite del satellite, con limiti di copertura nelle zone che farebbero più comodo a Mosca. In secondo luogo, Starlink è prezioso perché attraverso il web può costruire un network di controllo altamente sofisticato. Ma, conoscendo bene come operano le forze armate russe e il caos organizzativo che le contraddistingue, dubito che saranno in grado di sfruttare adeguatamente questo aspetto, che rappresenta il maggior vantaggio dell’utilizzo di Starlink.
Fatto sta che gli ucraini hanno meno uomini e meno munizioni dei russi. Letteralmente, meno potere di fuoco. Fino a quando potranno resistere? Hanno ridimensionato gli obiettivi? Puntano forse a ottenere qualche minimo vantaggio militare per lasciar spazio a trattative?
Tutto dipende dagli aiuti di Europa e Stati Uniti. E quindi dalle elezioni presidenziali americane. Se Trump non verrà eletto, l’Ucraina avrà un maggior sostegno economico e militare. Comunque, il governo ucraino non considererà la via di trattative di pace finché non avrà riconquistato almeno un po’ dei suoi territori occupati dai russi. Certo, almeno ufficialmente puntano a riconquistarli tutti o almeno la maggior parte.
L’obiettivo di liberare tutti i territori occupati è ormai irrealistico?
Non del tutto. L’Ucraina non è in una strada senza uscita, dal punto di vista militare. Vittorie almeno parziali sono ancora possibili, con l’aiuto occidentale per quanto riguarda armi e munizionamento. Ora, si tratta di resistere. Guerra di attrito, come dicevo. In preparazione di una una nuova fase offensiva che porti a risultati tangibili. Questi sono gli obiettivi di Kyiv. Irrealistici? Non direi. Certo, non facili da raggiungere. E certo non dipende solo da Kyiv.