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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Perché Israele sta rinviando l’offensiva via terra a Gaza

Anche se l’offensiva via terra su Gaza da parte dell’esercito israeliano sembra sempre più inevitabile, l’operazione sarebbe stata rinviata da Tel Aviv per favorire l’ulteriore rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas: “Potrebbero volerci un mese o due ma alla fine Hamas non ci sarà più”.
A cura di Ida Artiaco
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L'esercito israeliano si è detto pronto per l'offensiva via terra su Gaza dopo l'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. La domanda, dunque, non è se verrà condotta l'operazione, che presenta numerosi rischi soprattutto per la popolazione civile, ma quando. Al momento l'offensiva è stata infatti rinviata per permettere l'ulteriore rilascio degli ostaggi, ma, stando a quanto comunicato dall'IDF, è solo questione di tempo.

Il ruolo degli USA nel rinvio dell'invasione via terra

Il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, rispondendo a un giornalista che chiedeva se la decisione di lanciare un'operazione di terra a Gaza fosse condizionata da consigli degli Usa, ha risposto oggi che "gli Stati Uniti, che sono nostri alleati strategici, hanno un insieme di considerazioni strategiche e di interessi nella Regione che noi valutiamo. Ma una cosa va tenuta a mente: la guerra avviene sul nostro confine e non a migliaia di miglia da qua. Dopo la guerra saremo noi a dover vivere lungo un confine da cui non ci sarà più una minaccia come quella del 7 ottobre. Dunque questa è una decisione che noi dobbiamo prendere da soli".

Ma sarebbero stati proprio gli Usa nelle scorse ore a chiedere a Tel Aviv di ritardare l'operazione, come riferito dal New York Times, in modo da guadagnare più tempo per i negoziati sul rilascio degli ostaggi (in totale nelle mani di Hamas ce ne sono oltre 200) e consegnare ulteriori aiuti umanitari alla popolazione della Striscia.

Funzionari hanno precisato al quotidiano a stelle e strisce che gli Stati Uniti non starebbero chiedendo a Israele di interrompere l’invasione di terra, ma consigliando di aspettare, e che Washington sostiene ancora pienamente l’obiettivo di Tel Aviv di distruggere Hamas sulla scia dell'attacco del 7 ottobre.

Il rinvio per favorire il rilascio degli ostaggi di Hamas

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Come riporta il quotidiano Times of Israel, anche l'esercito israeliano pensa che ulteriori rilasci di ostaggi da parte di Hamas possano indurre la leadership politica a ritardare ulteriormente l'incursione di terra o addirittura a fermarla a metà.

L’esercito sperava che il governo prendesse presto una decisione riguardo all'operazione, poiché le forze di stanza al confine possono rimanere in uno stato di allerta elevato solo per un certo periodo. Ma i militari sono anche consapevoli che potrebbero esserci ulteriori considerazioni – proprio come la questione degli ostaggi – che potrebbero portare a ritardi, ha appreso ancora Times of Israel.

Il piano in tre fasi per distruggere Hamas

L'offensiva via terra ormai sembra comunque inevitabile. 300mila riservisti sono stati richiamati. Giovedì scorso il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha detto alle truppe radunate vicino al confine che "presto avrebbero visto l’enclave dall’interno" e che Gaza "non sarà più la stessa", come parte del piano in tre fasi pensato per raggiungere l'obiettivo di smantellare l'organizzazione islamista e liberare gli ostaggi.

Sempre Gallant ha assicurato che l’incursione sarà "l’ultima manovra all’interno di Gaza per la semplice ragione che Hamas cesserà di esistere. Potrebbero volerci un mese o due ma alla fine Hamas non ci sarà più".

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Ma come l'offensiva potrebbe realizzarsi resta un mistero. L’IDF, come scrive la CNN, potrebbe lanciare un’invasione su vasta scala o condurre incursioni più mirate volte a recuperare gli ostaggi e a stanare i combattenti di Hamas. Cosa accadrà dopo è una questione ancora più grande. Mentre la leadership israeliana parla della necessità di sbarazzarsi di Hamas, il piano per il futuro di Gaza e dei suoi oltre 2 milioni di abitanti rimane ignoto.

Anche perché, come ha spiegato alla CNN Hasan Alhasan, ricercatore per la politica del Medio Oriente presso l’Istituto internazionale di studi strategici, il piano per annientare Hamas potrebbe essere pericoloso e complicato – e potrebbe avere conseguenze impreviste. "Poiché Hamas è profondamente radicato all’interno di Gaza, nella sua società e nella sua geografia, per sconfiggerlo Israele dovrebbe effettuare un cambiamento topografico e demografico permanente della Striscia di Gaza".

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