Perché in Germania sono tornati ad aumentare i contagi nonostante le restrizioni
Un repentino aumento dei casi di coronavirus è stato registrato ieri in Germania: l'ultimo rilevamento del Ministero della Salute parla infatti di 22.657 nuovi contagi, portando il totale dall'inizio dell'emergenza sanitaria a 2,713 milioni di casi, il maggior incremento dal 9 gennaio, mentre il paese fatica a prendere una decisione chiara e univoca sulle misure da adottare per contenere la terza ondata della pandemia. Il bilancio delle vittime è aumentato di 228 unità portando il totale a 75.440 morti, secondo i dati dell'Istituto Robert Koch per le malattie infettive. Il numero di casi per 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, che il governo ha usato come parametro chiave per decidere le misure di blocco, è salito ieri a 113 da 108 mentre l'indice Rt si è stabilizzato sul valore di 1.
I cittadini tedeschi hanno generalmente rispettato le dure restrizioni imposte dal governo, almeno fino a quando i contagi sono diminuiti; dalla metà di febbraio, tuttavia, la curva è tornata a salire di pari passo con una lentissima campagna di vaccinazione. In Germania, infatti, solo il 9,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, un dato inferiore seppur di poco anche a quello italiano. Secondo Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institute, è quindi decisamente prematuro un allentamento dell'attuale blocco nazionale in vigore fino al 18 aprile, ritenuto attualmente l'unico modo sensato per fermare l'aumento delle infezioni. "Non possiamo fermare questo aumento senza un lockdown", ha detto Wieler in un evento online organizzato dall'ambasciata tedesca a Washington. "Altri strumenti per contenere la terza ondata non sono attualmente disponibili", ha aggiunto.
A ribattergli è stato Klaus Reinhardt, presidente dell'associazione dei medici tedeschi, che ha chiesto di prendere in considerazione anche altre opzioni per arginare la diffusione del virus. "Il lockdown ‘yo-yo' – ha ironizzato – sta logorando le persone. Non può e non deve essere la nostra unica risposta alla terza ondata di coronavirus".