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Elezioni in Francia 2024

Perché in Francia Macron ha detto di no a un governo di sinistra e cosa succede ora

Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, ha chiuso definitivamente all’ipotesi di un governo guidato dalla sinistra del Nuovo fronte popolare. A quasi due mesi dalle elezioni, ora il suo obiettivo sembra essere quello di spingere il Nfp ad allearsi con i centristi, ma i rapporti tra le forze politiche sono tesi. Oggi parte un nuovo giro di consultazioni.
A cura di Luca Pons
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Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha chiuso definitivamente all'ipotesi che il prossimo governo del Paese sia guidato dalla sinistra del Nuovo fronte popolare. La coalizione negli scorsi giorni aveva presentato una sua candidata premier, Lucie Castets. Ma ieri Macron ha fatto sapere che, in nome della "stabilità istituzionale", il governo non potrà andare al Nfp. Perciò, fin da oggi partirà un nuovo giro di consultazioni con "i responsabili dei partiti", ma anche con "personalità che si distinguono per la loro esperienza al servizio dello Stato e della Repubblica".

Insomma, a poco meno di due mesi dal voto, dopo un primo giro di consultazioni, non è ancora chiaro quale coalizione guiderà la Francia. Il Nuovo fronte popolare, anche grazie alle desistenze concordate con la coalizione macroniana, aveva ottenuto 193 seggi: oggi quindi sono la prima forza in Parlamento, ma a quasi cento seggi dalla maggioranza assoluta (289 seggi).

Perché Macron ha chiuso a un governo di sinistra guidato dal Nfp

Negli scorsi giorni era sembrata possibile un'apertura di Macron a Castets, ma avevano subito reagito i Repubblicani di centrodestra, e anche la maggior parte dei macroniani di Renaissance. Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise (partito principale del Nfp, ma anche quello meno ‘gradito' dai centristi) sabato scorso aveva proposto un compromesso: avrebbe rinunciato ad avere ministri di La France Insoumise nel governo guidato da Castets, in cambio del supporto del centro. Un'offerta che, però, non è bastata.

Lucie Castets, la candidata premier del Nfp
Lucie Castets, la candidata premier del Nfp

"Al termine delle consultazioni, il presidente ha constatato che un governo, sulla base del solo programma e dei soli partiti proposti dall'alleanza che mette insieme il numero maggiore di deputati, il Nuovo fronte popolare, sarebbe immediatamente censurato dall'insieme dei gruppi rappresentati all'Assemblea nazionale", ha detto l'Eliseo. Insomma, con o senza il partito di Mélenchon, i partiti di centro non sono disposti a sostenere una nuova maggioranza di sinistra.

Infatti, Macron ha esortato il Nfp a "cooperare con le altre forze politiche", e a questo punto sembra probabile che nel prossimo giro di consultazioni cercherà di portare a un'alleanza tra i due schieramenti. Ma le condizioni per farcela, al momento, sembrano lontane.

Cosa può succedere adesso in Francia

La reazione della sinistra, dopo il no a Castets, è stata dura. Mélenchon, in un comunicato diffuso sui social, ha invocato marce di protesta e ha accusato Macron di aver preso una decisione di "eccezionale gravità", che non "riconosce il risultato del voto". Un "abuso di potere" a cui seguirà presto una "mozione per la destituzione" da parte di La France Insoumise. Non solo, ma tutti i candidati primi ministri che non siano Lucie Castets riceveranno un ‘no' da LFI.

Anche la leader degli Ecologisti, Marine Tonderlier, ha criticato il presidente: "Invocare la stabilità quando si è sciolto senza alcuna concertazione il Parlamento", ha detto, "e quando si rifiuta il risultato di un’elezione per la quale i francesi si sono mobilitati come mai in passato, è di un'irresponsabilità democratica pericolosa". I leader del Nfp hanno detto che torneranno alle consultazioni solo per discutere delle modalità di "coabitazione" tra il presidente Macron e un governo a guida Castets.

Evidente, quindi, che in questa situazione chiedere al Nuovo fronte popolare di allearsi con i centristi non sarà semplice. Il premier uscente, il macroniano Gabriel Attal, ha detto ai suoi deputati che la promessa passo indietro di Mélenchon è stato un "simulacro di apertura", e più che altro un "tentativo di colpo di forza", perché si tratterebbe di "togliere un nome dall'insegna ma non cambiare nulla di quello che c'è all'interno". E ha aggiunto: "Siamo pronti a compromessi, ma continuiamo a opporci con tutte le nostre forze all'applicazione unilaterale del solo progetto di La France Insoumise e del Nuovo fronte popolare", per il quale "la censura sarebbe inevitabile".

Da parte sua, Marine Le Pen – leader del Rassemblement national, che dovrebbe essere fuori dai giochi per la formazione del governo – ha chiesto che l'Assemblea nazionale sia convocata in via straordinaria prima del 1° ottobre, il giorno previsto per la ripresa dei lavori. L'obiettivo è essere in grado di opporsi a eventuali governi fin da subito: "Non voglio che per un mese un premier possa, per decreto, mettere in opera una politica tossica, pericolosa per i francesi", ha affermato.

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