Elezioni Taiwan, perché la vittoria dell’autonomista Lai è importante per la Cina e il resto del mondo
Poche ore dopo la chiusura dei 18mila seggi elettorali a Taiwan, l'isola al largo della Cina da circa 23 milioni di abitanti, il risultato è certo: il nuovo presidente sarà Lai Ching-te, più noto agli occidentali come William Ching-te Lai. Finora Lai,, 63enne era stato il vicepresidente. Si conferma quindi il partito autonomista Dpp (Partito democratico progressista). Il nuovo presidente Lai ha ottenuto circa il 40% dei voti, contro il 33% del candidato nazionalista Hou Yu-ih (del Kuomintang), più vicino alla Cina, e il 26% del populista Ko Wen-je (con il suo partito Tpp).
Le elezioni per scegliere un nuovo presidente e la composizione del nuovo Parlamento (lo Yuan legislativo, da 113 seggi) si sono concluse con un'affluenza altissima di oltre il 70% (nel 2020, anno record nella storia recente, si arrivò al 75%). Resta ora da vedere quali saranno le dinamiche politiche per la formazione di una maggioranza in Parlamento. Il partito presidenziale Dpp avrebbe ottenuto un seggio in meno di quello del Kuomintang, 52 contro 51. Potrebbe quindi essere il Tpp a fare da ago della bilancia, con i suoi 8 seggi, mentre gli ultimi due andranno a candidati indipendenti.
Non erano solo i taiwanesi ad aspettare il risultato finale con interesse: la regione, infatti, è da decenni al centro di una contesa internazionale sul piano diplomatico e geopolitico. La Cina non la riconosce come Stato autonomo, e formalmente neanche gli Stati Uniti e moltissimi altri Paesi al mondo. Tuttavia, il governo statunitense ha sottolineato più volte che intende tutelare l'autonomia politica di Taipei, a cui da anni vende armamenti. Anche se, proprio oggi, il presidente Joe Biden ha ribadito che "gli Stati Uniti non sostengono l'indipendenza di Taiwan". Il segretario di Stato Anthony Blinken, comunque, ha chiamato Lai per congratularsi della vittoria.
Il primo discorso di Lai e la dura risposta di Pechino
La posizione del nuovo presidente è stata accusata più volte, dalla Cina, di essere indipendentista e "guerrafondaia". Come propria vice, Lai ha scelto Hsia Bi-khim, che per tre anni è stata ambasciatrice informale negli Stati Uniti. Nel suo primo discorso, Lai si è detto "determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni della Cina", e a mantenere lo stato attuale delle relazioni diplomatiche. Nessuna indipendenza, ma anche nessuna annessione da parte cinese, quindi. "Abbiamo dimostrato al mondo quanto abbiamo a cuore la nostra democrazia", ha aggiunto Lai. "Il popolo taiwanese ha resistito con successo agli sforzi di forze esterne per influenzare le nostre elezioni. Noi crediamo che solo il popolo di Taiwan abbia il diritto di scegliere il proprio presidente".
A rispondere, indirettamente, è stato il portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo cinese, Chen Binhua. Il commento di Chen (prima dichiarazione ufficiale del governo cinese dopo l'elezione) è stato che il risultato mostra che il Dpp di Lai "non può rappresentare l'opinione pubblica tradizionale dell'isola". In più, anche la vittoria di Lai "non impedirà l'inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina". Infatti, "le elezioni non cambieranno il panorama di base e la tendenza allo sviluppo dei rapporti tra le due sponde dello Stretto e non altereranno l'aspirazione condivisa dei compatrioti dello Stretto di Taiwan a stringere legami più stretti".
Chi erano gli altri candidati alle elezioni di Taiwan
Sul tavolo quindi non c'era solo la direzione politica di Taiwan per i prossimi anni, ma anche gli effetti che questa avrà sugli equilibri tra Pechino e Washington, e a cascata sul resto del mondo. I candidati alla presidenza come detto erano tre. Lai Ching-te del Partito democratico progressista (Dpp) era favorito già prima del voto. Del Dpp fa parte anche Tsai Ing-wen, presidente uscente che guidava Taiwan dal 2016.
C'era poi il principale sfidante Hou Yu-ih, candidato del partito nazionalista Kuomintang, appoggiato dalla Cina. Hou ha già ammesso pubblicamente la propria sconfitta e si è congratulato con Lai per la vittoria, scusandosi per aver "deluso gli elettori". Infine c'era l'ex chirurgo Ko Wen-je, del Partito popolare (Tpp) da lui stesso fondato pochi anni fa, una forza politica populista che con i suoi seggi in Parlamento potrebbe ancora avere un ruolo determinante per trovare una maggioranza.
Perché il risultato è importante per gli Usa, la Cina e non solo
L'aspetto che attira l'attenzione degli osservatori internazionali è quello dei rapporti con la Cina. La presidente uscente aveva spostato gli equilibri fin dal suo primo discorso di insediamento, nel 2016, non citando il Consenso del 1992 (l'accordo su cui si sono basate le relazioni più o meno equilibrate con Pechino negli scorsi decenni). Oggi la Cina considera ancora l'isola di Taiwan come parte del proprio territorio, da riunificare nei prossimi anni. Tuttavia, la maggior parte dei taiwanesi (il 62,8%, secondo il Centro studi elettorali dell'Università nazionale di Chengchi) non si considera affatto cinese.
Come detto, gli Stati Uniti hanno dichiarato in più occasioni che un intervento militare della Cina per ri-annettere Taiwan non sarebbe tollerato. Lo Stretto di Taiwan è un passaggio marittimo molto importante per il commercio cinese con il mondo, e questo è uno degli aspetti che rende l'isola un territorio così ambito. In più, a Taiwan si producono moltissimi semiconduttori, materiali fondamentali per le tecnologie contemporanee. È chiaro, quindi, che la linea politica seguita dal governo di Taipei può essere determinante per aumentare o diminuire le tensioni internazionali.
Oggi, la Cina ha inviato nell'area circostante all’isola otto jet e sei navi militari, stando a quanto riportato dal ministero della Difesa taiwanese. Ci sarebbero anche due palloni spia di Pechino sullo Stretto di Taiwan. In più, l'Economic Times ha riportato che il governo cinese avrebbe bloccato l'hashtag "elezioni in Taiwan" sul social media Weibo.
L'Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha detto che l'Ue "accoglie con favore le elezioni tenutesi a Taiwan e si congratula con tutti gli elettori che hanno partecipato a questo esercizio democratico", sottolineando poi che "la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan sono fondamentali per la sicurezza e la prosperità regionale e globale" e che resta la preoccupazione "per le crescenti tensioni", opponendosi a "qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo".