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Guerra in Ucraina

Perché il rischio di una guerra nucleare è reale, e l’unica cosa da fare è evitare che accada

Joe Biden che parla di “apocalisse nucleare” dimostra quanto il rischio che Putin usi armi atomiche in Ucraina sia reale. E di fronte a questa minaccia siamo tutti chiamati a evitare che accada.
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Ve lo ricordate? Era il 28 gennaio scorso quando il presidente Usa Joe Biden avvertì il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky di un imminente invasione russa, entro la fine di febbraio. Lo fece pubblicamente, Biden, mentre politici e analisti ripetevano in ogni modo che Putin non avrebbe mai attraversato il confine con le sue truppe. Com’è andata a finire, e chi aveva ragione, lo abbiamo scoperto la mattina del 24 febbraio.

Anche ieri Joe Biden ha parlato. E ha detto chec’è un rischio concreto di Armageddon nucleare, e che siamo più vicini oggi a una guerra atomica di quanto non lo fossimo nel 1962, durante la crisi dei missili cubani. Alle parole di Biden avevano fatto eco quelle del segretario di Stato Anthony Blinken, più o meno in contemporanea, aveva dichiarato di essere “pronto a cercare una soluzione diplomatica con la Russia”.

Sono dichiarazioni che vanno lette assieme. Può essere siano solo boutade da cene elettorali, e del resto è lo stesso Pentagono che finora ha detto che non vede movimenti tali da far pensare a un’imminente uso di armi atomiche da parte di Mosca. Però c'è anche la concreta possibilità che, così come fece a gennaio, Joe Biden stia rivelando pubblicamente ciò che sa in base ai rapporti di intelligence che gli arrivano sulla scrivania: più precisamente, che la minaccia nucleare non sia un bluff e che Vladimir Putin stia realmente valutando di usare armi tattiche nucleari in Ucraina, ammesso e non concesso che non abbia già deciso di farlo.

Che ciò accada nel momento di massima difficoltà dell’esercito russo in Ucraina – costretto alla mobilitazione parziale per frenare la controffensiva nemica, foraggiata dalle massicce forniture di armi e informazioni d’intelligence occidentali – non è un caso: Putin sa benissimo che il suo regime rischia il collasso in caso di sconfitta totale e sta giocando la carta del ricatto definitivo per evitarlo.

È un gioco in cui le mosse sono quasi obbligate, in fondo. Putin non può più permettersi di bluffare sull’uso di armi nucleari, perché oltre a quel bluff non c’è più nulla che possa salvare il suo regime. E gli Usa, così come tutto l’Occidente, non possono permettersi di andare a vedere il bluff, col rischio che una bomba atomica tocchi il suolo terrestre dopo Hiroshima e Nagasaki, perché è un punto di non ritorno oltre il quale nessuno sa cosa potrebbe accadere.

Ecco perché non esiste un momento migliore per provare davvero a far cessare le ostilità e a riprendere con vigore lo sforzo diplomatico, costi quel che costi. Ed ecco perché proprio gli Usa – che per primi hanno sostenuto Kiev quand’era il momento di aiutarne la resistenza – oggi parlano di soluzioni diplomatiche. Un messaggio forte e chiaro, anche in questo caso, recapitato a Zelensky, affinché receda da ogni ipotesi di vittoria totale contro Mosca, vittoria che non potrà mai e in nessun modo ottenere, non contro una delle due grandi potenze atomiche del pianeta. Messaggio recapitato anche a Putin, a cui Washington sta dicendo che l'uso di armi nucleari in Ucraina sarebbe il preludio dell'intervento armato americano

Sta a lui, a Putin, agli Usa e alla Cina, trovare il modo di disinnescare l’Apocalisse. Per riprendere, passo dopo passo, quella strada del progressivo disarmo nucleare che era stata intrapresa con fatica sul finire della (prima) Guerra Fredda e che si è interrotta bruscamente nell’ultimo decennio. Chiederlo non è fiancheggiare il Nemico, né abbandonare l’Ucraina al proprio destino, ma sedersi accanto a lei per trovare la miglior soluzione possibile per preservarne la sovranità e salvare l’umanità dalla follia di una guerra nucleare.

Che tutto ciò possa accadere senza nemmeno aver provato a evitarlo, è una responsabilità che ci riguarda tutti, nessuno escluso.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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