Russia-Ucraina, perché Zelensky se l’è presa con Viktor Orbán e l’Ungheria
"L'Ungheria deve prendere una decisione sui suoi rapporti con la Russia, senza esitare più su sanzioni e invio di armi". Così il presidente ucraino ha criticato duramente le posizioni del governo di Orbán, che da giorni si mostra titubante su un approccio troppo duro contro Mosca, mantenendosi praticamente "neutrale" tra le due parti in guerra.
In particolare il leader magiaro si è detto fortemente contrario alla richiesta avanzata da alcuni Paesi Ue e dallo stesso numero uno di Kiev di imporre sanzioni contro i prodotti energetici russi. "Si tratta di un'idea inaccettabile, contraria agli interessi del popolo ungherese" ha detto in un video su Twitter a margine del Consiglio europeo. Secondo Orbán, infatti, l'85% del gas e più del 60% del petrolio in Ungheria provengono dalla Russia e quindi l'imposizione di sanzioni nel comparto energetico si tradurrebbe in un rallentamento dell'economia del Paese. In questo modo, si dice convinto che "sarebbe l'Ungheria a pagare il prezzo della guerra", aggiungendo che l'Ungheria non è stata il solo Paese a sostenere questa posizione. Secondo Zelensky, invece, Budapest dovrebbe smettere di commerciare in maniera così stretta con la Russia e aiutare la resistenza ucraina.
I rapporti tra Orbán e Putin sono consolidati da anni. Dopo anni di critica alla Russia, determinata dall’anticomunismo del giovane leader magiaro, il capo di Fidesz ha incontrato il numero uno russo nel 2009 e da allora è nata una collaborazione solidissima, con importanti dinamiche economiche bilaterali.
Nel gennaio 2014 il governo ungherese ha firmato con Putin un accordo sulla realizzazione da parte russa di due reattori nucleari (il maggiore era quello di Paks) e uno sull’apertura di un credito da 10 miliardi di euro, la cui durata è di ventuno anni, con un interesse a tasso variabile che va dal 3,95% al 4,5%. Sempre dal 2014, poi, il premier ungherese si è opposto alle sanzioni contro Mosca dopo l’annessione della Crimea (tra l’altro lo stesso primo ministro voleva l’autogoverno della comunità magiara in Ucraina). Il governo di Budapest, inoltre, è sempre stato freddo sull'ipotesi di un ingresso dell'Ucraina nell'Ue.
Secondo l’ex premier ungherese Ferenc Gyurcsány e il magnate Lajos Simicska (ex consigliere del leader magiaro), il Cremlino possederebbe dei documenti segreti che tengono in pugno Orbán (si parla di prove di una collaborazione con i servizi di sicurezza ungheresi comunisti negli anni ’80).