Perché il Presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha tentato il golpe e cosa succede ora
Il conflitto tra le Coree continua a risaltare nella cronaca internazionale. Se i nordcoreani combattono con i russi sul fronte ucraino e la potenza di Kim sembra giovarne, il meridione risente della crescita delle tensioni, a tal punto che ieri il presidente Yoon Suk-yeol, cogliendo tutti di sorpresa, ha dichiarato la legge marziale e lo stato d’emergenza, che è stata poco dopo revocata dall’Assemblea nazionale e dal suo stesso partito.
Lo ha fatto puntando il dito contro forze anti-democratiche interne al paese che starebbero favorendo il nemico del Nord. Tra queste, secondo la legge marziale, potrebbero rientrare tutti coloro che si oppongono al governo, a partire dai partiti di opposizione e i politici fino agli studenti che protestano per le strade. Il decreto ha portato ad un’immediata mobilitazione delle truppe e della polizia che hanno assediato il centro politico della capitale con mezzi pesanti ed elicotteri.
Cosa è successo: non accadeva da 45 anni
L’applicazione della legge marziale nel 1979 fu usata per consolidare il potere militare dopo l'assassinio del presidente Park Chung-hee, in un contesto di forte instabilità. Portò alla sospensione della Costituzione, al controllo stretto dell'esercito e a repressioni su larga scala. La legge marziale, di fatto, sospende la democrazia e permette all’esercito di prendere il controllo del paese sotto la guida diretta del Presidente, bypassando ogni autorità civile. Vengono sospesi i diritti, soppresse le proteste e si attua un controllo sulla mobilità (come per esempio con coprifuochi o divieti).
La notizia delle scorse ore aveva gettato il paese nel caos per diverse ore, scatenando proteste sotto il parlamento al grido di "no alla legge marziale" e "abbatti la dittatura" con gli stessi parlamentari che hanno dovuto farsi largo tra la folla e scavalcare le transenne per riuscire a entrare nel palazzo. Lee Jae-myung, il leader del Partito liberal-democratico, principale forza di opposizione, ha chiamato il popolo a raccolta sotto il parlamento: "Carri armati, mezzi blindati per il trasporto truppe e soldati armati di pistole e coltelli governeranno il Paese… Concittadini, vi prego di venire all'Assemblea nazionale".
Il fallimento del golpe
Ieri, intorno alle ore 11.00 (le 15 italiane), l’esercito ha diramato una nota che sospendeva tutte le proteste e poneva i media sotto il diretto controllo del governo. Tuttavia, i media hanno continuato a lavorare nel solito modo, l’esercito non è riuscito a prendere il controllo del paese e non c’è stato nessun bisogno di ricorrere alla violenza. L’opposizione è riuscita a reagire per tempo, dichiarando la decisione illegale e incostituzionale, convocando il voto dell’Assemblea nazionale, revocando la misura con 190 voti su 300 e portando lo stesso partito del Presidente a schierarsi contro di lui, accusandolo di aver fatto "la mossa sbagliata".
Problemi in paradiso
È infatti chiaro che le tensioni con la Corea del Nord non siano l’unico e determinante elemento nelle valutazioni di Yoon rispetto alle enormi tensioni interne che sta vivendo nell’affrontare la sua carica. Yoon è stato eletto presidente nel 2022 con una vittoria schiacciante e attraverso una comunicazione politica molto simile all’estrema destra europea e americana. Tuttavia, non avendo la maggioranza in Parlamento, il suo governo non è stato in grado di far passare le leggi di cui si è fatto promotore, riducendosi a bloccare i disegni di legge dell’opposizione.
Il paese è più volte sceso in piazza negli ultimi tempi e lo scorso marzo migliaia di medici hanno invaso la capitale. Oltre a questo, Yoon è stato coinvolto in numerosi scandali di corruzione, uno dei quali ha coinvolto anche la First Lady. Dinamiche che lo hanno portato proprio lo scorso mese a scusarsi pubblicamente in tv, a vedere il suo gradimento popolare calare a picco, sfiorando il 17%.
Cosa succede adesso
Se per diverse ore il destino dei coreani è rimasto appeso ad un filo in uno stato di confusione generale, lo stesso si può dire ora del destino di Yoon. Secondo gli slogan di numerosi manifestanti il Presidente andrebbe arrestato e l’opposizione sta valutando dei ricorsi giudiziari. Si è già parlato di impeachment per aver impedito le indagini sulla First Lady dopo lo scandalo che l’ha travolta, ma ora ci sono nuovi elementi per avviare il processo.
Secondo la legge coreana qualora il Presidente dovesse dichiarare la legge marziale senza una giusta causa, il Parlamento pure potrebbe richiedere l’impeachment. "La dichiarazione di legge marziale di Yoon è sembrata sia un eccesso legale che un errore di calcolo politico, mettendo a rischio inutilmente l’economia e la sicurezza della Corea del Sud", ha dichiarato Leif-Eric Easley dell’Ewha University di Seoul. "Sembrava un politico sotto assedio, che faceva una mossa disperata contro gli scandali crescenti, l'ostruzione istituzionale e le richieste di impeachment, tutti fattori che ora probabilmente si intensificheranno".
Il futuro delle democrazie
Una cosa è però certa. Questo è un durissimo colpo per le democrazie moderne che vedono riemergere spauracchi del proprio passato dittatoriale, con sempre più tentativi di forze che in tutto il mondo tendono alla rottura dell’ordine democratico e all’avvento di nuove forme di autoritarismo che si pensava di aver superato da decenni. Diversi esperti concordano sul fatto che questo atto è più dannoso per la reputazione e stabilità della democrazia sudcoreana rispetto alle rivolte del Campidoglio americano fomentate dall’allora ex-Presidente Trump, oggi di nuovo in carica.
Forse è proprio anche contando sul supporto dell’alleato americano che Yoon si è sentito abbastanza fiducioso da muovere un’azione tanto rischiosa. Il problema è che gli autoritarismi, non tanto le ideologie totalitarie, stanno crescendo rapidamente in tutto il mondo negli ultimi due decenni, in particolare nel Vecchio Continente, dove ormai pesano quasi il 20%. Sono sempre più gli esponenti che invocano “pieni poteri”, che rievocano nostalgicamente passati tenebrosi, che tentano gradualmente di sovvertire i principi democratici al punto da interferire sulla magistratura di altri paesi. Quando diciamo che non c’è un pericolo di ritorno al fascismo in Italia non dovremmo pensare solo a quello che vogliono gli italiani, ma alla direzione che sta intraprendendo il mondo di cui facciamo parte e alle contromisure che stiamo attuando per impedire un'eventuale deriva. Perché da un giorno all’altro può succedere in America. Da un giorno all’altro può succedere in Asia. Da un giorno all’altro può succedere in Europa, in quella stessa Europa che fino a qualche tempo fa non pensava avesse mai dovuto rivivere la guerra alle sue porte.